Visioni

L’olio e i ristoratori

Tano Simonato

Sono sempre tante le occasioni per parlare di olio extra vergine d’oliva. Quel che mi viene più spontaneamente in mente è che le domande siano sempre le stesse, più o meno. Da qui c’è da chiedersi se davvero ci ascoltano i nostri interlocutori, o se hanno i timpani bucati.

I ristoratori, in quanto professionisti, dovrebbero avere il dovere di ascoltare e apprendere, ma probabilmente l’interesse sull’argomento è solo fittizio; o, probabilmente, non si riesce a essere abbastanza chiari, non si riesce a dar loro il diritto di sapere.

Bene, procediamo con ordine. Da quando m’interesso di olio extra vergine di oliva – correva l’anno 1991 – molti passi in avanti sono stati fatti, ma probabilmente non sono sufficienti da far capire l’importanza di un elemento così prezioso come l’olio ricavato dalle olive.

Chi ha la volontà di giungere a un cambiamento radicale riguardo alla propria concezione degli oli, dovrebbe assumersi il dovere di documentarsi di più e capire fino in fondo il perché l’olio evo abbia una tale importanza, al punto da risultare vitale per la nostra alimentazione.

Sono anni che tento di spiegare il concetto della centralità dell’olio extra vergine di oliva, ma sono in pochi, molto pochi, coloro che vi aderiscono veramente, al di là del fatto che poi abbiano voglia di farne davvero uso.
Qualche volta, con chi ho più confidenza, mi accendo a tal punto nella discussione, proprio per far comprendere il forte messaggio che voglio dare.

Ci vuole molta volontà e concentrazione per esprimere il proprio senso del dovere, in qualsiasi settore, figurarsi poi quando questo ci porta a spendere di più.

Chi sta dalla parte di chi si pone a difesa degli oli extra vergini di oliva, e mi riferisco ai ristoratori, almeno a quelli di qualità, debbo evidenziare che questi hanno il dovere di migliorare le proprie preparazioni e di apprendere cosa sia meglio. Riuscire a capirlo è un loro diritto, ed è un loro diritto far si che questo accada.

Gli operatori del settore oleario – produttori, olivicoltori e venditori – devono fare in modo che i potenziali utenti di questo prezioso elemento, abbiano le idee chiare intorno al miglioramento e ai benefici che se ne possono trarre.

Ho espresso più volte il mio pensiero riguardo a questo tema, e non sono certo la persona che possa far cambiare la tendenza e gli orientamenti degli altri, ma, nonostante tutto, mi batto sempre con forza e tenacia. Restano tuttavia ancora in pochi coloro che danno il giusto apporto sull’argomento.

Mi viene da sorridere se penso che i francesi riescano a far apprezzare qualsiasi cosa facciano, mentre noi non riusciamo neanche a far capire l’olio extra vergine di oliva a noi stessi, figurarsi a farlo apprezzare agli altri.

Il diritto di sapere rappresenta ciò che poi facciamo in cucina. Sono del parere che si debba dare questa possibilità a chi ne ha veramente la volontà. Di conseguenza, almeno per quanto mi riguarda, ritengo che debba essere fatta più comunicazione e con il giusto criterio da parte di chi l’olio lo produce e anche da parte di chi lo vende.

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