Visioni

La grande sfida si gioca sull’acqua

Alfonso Pascale

Gestire l’acqua è forse il problema più grave del tempo presente. Ma come si può vedere con nettezza in questi giorni, non basta avere la disponibilità di adeguate risorse finanziarie per affrontare il problema. Ci vogliono anche altre cose che ancora mancano alle pubbliche amministrazioni.

Innanzitutto, ci vuole una forte capacità di coordinamento.

Se vogliamo comprendere l’importanza di questo requisito, affacciamoci alla finestra di casa. I nostri cortili e le nostre strade sono diventati cantieri permanenti. Scoperchiamo lo stesso luogo continuamente. Una volta per mettere sottoterra fibra ottica o connessioni per l’elettrificazione. Un’altra volta per riparare le perdite della rete idrica. Un’altra volta ancora per migliorare il deflusso o lo stato degli argini. Sono pochissime le amministrazioni locali che si sono dotate di un coordinamento tecnico. Ma quelle che ce l’hanno, scoperchiano una volta sola la strada e fanno tutto quello che è necessario fare.

Bisogna poi eliminare gli ostacoli amministrativi. Una volta il territorio era concepito come paesaggio che evolve per linee di sviluppo successive. Da alcuni decenni il territorio è diventato paesaggio solo da conservare. Si sono così prodotte centinaia di regole e leggi difensive il cui scopo è impedire o limitare fortemente ogni cambiamento. E viene imposto un carico di rendicontazione e controllo che non c’era quando le grandi infrastrutture furono fatte nel Dopoguerra.

In questi anni, ogni tentativo per trovare un equilibrio tra sviluppo e tutela è fallito. E dunque il carico regolatorio è troppo pesante per rispondere nei tempi dettati dal cambiamento climatico e dall’economia.

È inoltre necessario eliminare il deficit di competenze. Gestire la complessità esecutiva di un progetto da miliardi non è cosa che si studia sui libri. Per farlo bisogna avere esperienza. Ma questa si acquisisce con fatica e nel tempo. Almeno da una generazione all’altra.

L’attuale generazione di tecnici, diversamente da quella degli anni Cinquanta, non si è mai cimentata con progetti miliardari. Le amministrazioni locali e i loro uffici tecnici non hanno, pertanto, il personale necessario per pianificare e coordinare gli interventi.

Se non si affrontano questi nodi, gestire l’acqua continuerà ad essere un problema insormontabile. Mettere a terra l’infrastrutturazione necessaria per adattare il paesaggio e il sistema produttivo al cambiamento climatico, richiedono esperienze amministrative che al momento sono del tutto insufficienti.

Le difficoltà incontrate con il Pnrr hanno solo fatto scattare l’allarme. Ma ci vogliono tempo e tanta determinazione per trovare il passo giusto con cui affrontare la sfida che ci sta dinanzi. C’è consapevolezza di questo nella maggioranza e nell’opposizione?

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