In un’intervista al Fatto Quotidiano Carlo Petrini ha dichiarato di aver sostenuto Zingaretti e di auspicare che il nuovo segretario del PD dialoghi e collabori con il M5S.
“Mi sa che per un po’ di tempo, forse lungo – ha detto testualmente – se vorremo tornare a governare, dovremo farlo alleandoci con qualcun altro. Con le sole nostre forze non siamo in condizioni di guidare il Paese”. E l’alleanza coi grillini viene giustificata dal fondatore di Slow Food in un modo davvero sconcertante: “Qui un partito verde non c’è, come accade invece in Germania o in altri paesi europei dove quella realtà rosicchia consensi alle socialdemocrazie. Il PD può occupare quello spazio vuoto che, brevemente, in un recente passato, è stato accudito dai Cinque stelle”.
Insomma, Petrini paragona Grillo e Casaleggio a Joschka Fischer. Dimentica che gli ecologisti tedeschi, austriaci e francesi hanno un orientamento liberaldemocratico, non sono affatto statalisti; i loro programmi parlano poco di ambiente e molto più di problemi economici; inoltre, sono europeisti convinti. Ma solo Petrini può confondere il M5S coi Verdi europei. Non a caso egli presiede la Fondazione “Campagna Amica” di Coldiretti e collabora con Alfonso Pecoraro Scanio, presidente del comitato scientifico della stessa Fondazione. Ma cosa c’entrano questi personaggi con il riformismo ecologista europeo che, nei paesi dove è presente, ha fornito prove lodevoli di capacità di governo?
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