Visioni

La vendita diretta non sia prigioniera di un brand

Alfonso Pascale

Un giornalismo non d’accatto ma d’inchiesta scoprirebbe che dietro lo scontro tra la Coldiretti e l’amministrazione capitolina (in cui la giunta Raggi è solo una miserevole comparsa) ci sono interessi inconfessabili che partono dalla giunta Alemanno e dall’assessore al bilancio dell’epoca, Ezio Castiglione, passato all’improvviso, dopo appena un anno, alla carica, appositamente predisposta per lui, di segretario nazionale economico sindacale della Coldiretti, per poi tornare nel 2014 all’Ismea, non più come direttore ma come presidente. Da un anno ha litigato con Martina ed è sparito. Non sappiamo in che veste resusciterà all’improvviso. Ma se c’è chi l’ha visto da qualche parte, ce lo faccia sapere. Così ci prepariamo alla sua ricomparsa.

“Campagna Amica” è un esempio di opportunistico e mistificante uso di nuove sensibilità che attraversano la società contemporanea, che un giornalismo non d’accatto ma d’inchiesta dovrebbe aiutarci a capire e non a coprire.

La modalità con cui la Coldiretti presenta i propri mercatini snatura l’idea di fondo da cui nasce – dagli anni ’70 in poi – la “vendita diretta” come reinvenzione della relazione personalizzata tra chi vende e chi acquista un prodotto nella fase post-fordista e nella nuova ruralità. Tutte le forme di vendita diretta – che si sono sperimentate negli ultimi decenni – costituiscono un modo di “resistere” alle forme moderne di distribuzione e riscoprono un rapporto “intimo” tra le persone che acquistano e i produttori.

Non già un ritorno al passato, ma la reinvenzione, in forme attuali, di una relazione fiduciaria che sostituisce altre forme ritenute non soddisfacenti perché fondate sulla spersonalizzazione dello scambio economico. Ma questo rapporto “intimo” non può essere “coperto” da un brand, dalla bandiera di chi organizza il servizio, svilendo la relazione personale che deve nascere tra il cittadino che si avvicina al banco e l’agricoltore che dovrebbe essere presente con tutta la sua personalità, non nascosto in un involucro che lo rende anonimo.

Questo modello tradisce il fine della “vendita diretta post-fordista” e banalizza un’innovazione. Serve soltanto a conseguire l’obiettivo di accrescere il valore del brand, veicolandolo attraverso i media, così come d’altronde sta avvenendo in questi giorni.

C’è da scommettere che la soluzione tra qualche giorno sarà la proroga dell’assegnazione clientelare fatta a suo tempo dalla giunta Alemanno. Ma se si vuole invece davvero un mercatino al Circo Massimo, perché le forze politiche di maggioranza e opposizione non si cimentano con la formulazione di un bando che metta al centro l’idea originaria della “vendita diretta” e, cioè, l’intimità della relazione culturale, ancorché economica, tra produttore e cittadino senza che nulla possa ostacolarne la genuinità dell’esperienza personale vissuta tra i due soggetti? E’ così difficile?

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