Sabino Cassese ha scritto un pamphlet intitolato Intellettuali (Il Mulino, 2021) che vale la pena leggere.
In esso il costituzionalista analizza le trasformazioni che hanno interessato questa figura sociale. Soprattutto oggi con internet e con il riemergere dei populismi che alimentano il rifiuto degli intellettuali.
Egli difende il ruolo dell’intellettuale come critico essenziale nel “mercato delle idee”.
Il suo compito – scrive Cassese – è far capire il metodo della riflessione, che costringe a soppesare le ragioni degli altri.
È comparare, far vedere i problemi in una scala mondiale, se possibile, o almeno europea.
È insegnare razionalità e dialogo.
È far comprendere che democrazia non è solo elezioni, ma anche divisione dei poteri, tutela delle libertà, poteri contrapposti, dialettica popolo-élite (Paese reale-Paese legale).
È accompagnare la trasformazione del sistema politico italiano favorendo tolleranza e misura.
Non si tratta di tornare all’intellettuale impegnato in politica e schierato ideologicamente. Ma di pensare ad un altro tipo di impegno: non abbandonare il proprio mestiere di studiosi, ma allargarlo, farvi partecipare un pubblico più vasto, se si ha qualcosa da dire, che interessi tale pubblico.
Ciò richiede anche capacità di reinventarsi, ma senza tradire il proprio mestiere.
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