Import-export olio da olive
L’andamento dei flussi commerciali nel periodo gennaio-febbraio 2015 offre uno spaccato del mercato esaminato in tutte le sue evidenze. E’ il mercato statunitense a detenere ancora il ruolo di principale paese acquirenete per le imprese italiane. La quota ammonta al 30,3% del totale nazionale
IMPORTAZIONI. Il quadro che emerge parla in maniera alquanto chiara sulle tendenze dei flussi commerciali nel secondo mese dell’anno 2015. Le importazioni nazionali hanno registrato un balzo in avanti del 7,0% rispetto a quanto avveniva nel medesimo periodo lo scorso anno. Si è passati esattamente da 123.633 tonnellate a ben 132.281 tonnellate. Le esportazioni invece hanno subito un decremento su base annua, pari al 16,4%. Dalle 69.272 tonnellate, si giunti nel 2015 a 57.906 tonnellate. Si è sostanzialmente acquistato di più e venduto meno all’estero.
Per ciò che concerne l’incremento delle importazioni, quesste hanno riguardato in particolare le produzioni di vergine. Le quote di tale prodotto coprono da sole il 77,3% sul totale nazionale. Si è registarta pertanto una crescita del 6,3%, passando da 96.217 a 102.251 tonnellate.
L’olio è stato acquistato per lo più dalla Grecia (da 5.171 a 38.456 tonnellate) e dalla Tunisia (da 1.991 a 9.853 tonnellate).
L’olio di provenienza spagnola ha registrato invece, in controtendenza, un calo del 39,2%, si è passati pertanto da 84.116 a 51.173 tonnellate.
Per ciò che concerne invece l’olio di oliva vergine lampante, questo si attesta a quota 8,7%, registrando dunque un incremento dell’ 1,4 %, e passando di conseguenza da 11.405 a 11.563 tonnellate. Si è avuto un incremento di quorte d’olio acquisite da Grecia (da 219 a 1.490 tonnellate) e Tunisia (da 302 a 1.900 tonnellate), mentre anche con questa categoria mercelogica si è avuto un calo dalla Spagna del 26,0 %, passando da 10.786 a 7.986 tonnellate..
Infine, per quanto riguarda l’olio di oliva raffinato, questa categoria merceologica ha fatto registrare un sensibile calo del 21,6%, passando da 10.489 a 8.223 tonnellate..
Risulta in positivo l’olio di sansa raffinato (+5,0% da 3.796 tonn. a 3.985 tonn.) che realizza una quota del 3,0%, seguito dall’olio di sansa grezzo che ha fatto registrare un andamento positivo (da 1.726 tonn. a 6.260 tonn.), raggiungendo una quota del 4,7%.
L’olio proveniente dalla Spagna, tuttavia, pur non registrando incrementi, resta la fonte tradizionalee di fornitura del mercato italiano, seppure registrando un vistoso calo, raggiungendo solo una quota del 52% sul totale delle importazioni, contro l’88,4% conseguito lo scorso anno.
Sono invece aumentate le importazioni dalla Grecia, anche in ragione di contigenze storiche che hanno reso takle Paese bisognoso di maggiore liquidità, favorendo così gli scambi commerciali a fronte di produzioni di qualità. Nel periodo esaminato, la Grecia ha realizzato buoni risultati, raggiungendo un incremento di 12.212 tonnellate d’olio, con una quota del 34,7% e una crescita di 39.439 tonn. di prodotto in più rispetto allo scorso anno.
La Tunisia è l’altra voce significativa, realizzando una quota dell’11%, con un incremento di ben 12.212 tonnellate in più.
ESPORTAZIONI. La situazione generale non è così rosea. Nel periodo preso in esame le esportazioni subiscono un decremento. Le quote di olio vergine scendono del 18,4%, passando da 48.939 a 39.950 tonnellate, attestandosi a una quota del 69,0% sul totale delle esportazioni italiane.
Calano le esportazioni verso gli Stati Uniti (-19,7%, da 14.893 a 11.954 tonnellate), la Germania (-16,6%, da 6.449 a 5.377 tonnellate), il Canada (- 32,8%, da 3.875 a 2.604 tonnelate), il Regno Unito (- 32,6%, da 2.164 a 1.459 tonnelate) e la Cina (-63,7%, da 1.101 a 400 tonnellate). Si registra per contro un incremento verso la Francia (+ 23,7%, da 4.302 a 5.320 tonnellate) e il Giappone (+ 0,1%, da 3.047 a 3.051 tonnellate).
Pure l’olio di oliva subisce un calo nelle esportazioni, ed esattamente un decremento del 14,6%, passando da 12.390 a 10.581 tonnellate) raggiungendo una quota del 18,3% sul totale delle esportazioni italiane, e registrando una riduzione verso gli Stati Uniti (-16,9%, da 5.048 a 4.193 tonnellate), il Canada (-43,5%, da 829 a 468 tonnellate), il Regno Unito (-7,9%, da 761 a 701 tonnellate) e la Cina (-7,3%, da 60 a 56 tonnellate), mentre l’export degli oli di oliva regstra un incremento verso la Germania (+173,0%, da 84 a 229 tonnellate), la Francia (+13,9%, da 210 a 239 tonnellate) e il Giappone (+42,7%, da 989 a 1.412 tonnellate).
A incrementare le quote di venmdita all’estero è solo la categoria merceologica olio di sansa di oliva, gudagnando il 4,3%, passando da 5.091 a 5.311 tonnellate, e raggiungendo una quota del 9,2%, con un risultato che prremia le esportazioni verso paesi come gli Stati Uniti (+51,6%), il Giappone (+22,2%), il Canada (+6,4%) e la Cina (+36,8%). Un calo dell’olio di sansa di oliva si registra solo verso Germania (-26,6%), Francia (-60,2%) e Regno Unito (-34,1%).
Il mercato statunitense continua a detenere ancora il ruolo di principale cliente del mercato italiano con una quota pari al 30,3% del totale nazionale, contro il 30,2% dell’anno precedente, nonostante un decremento degli acquisti del 15,9% (- 3.326 tonnellate).
Non è un periodo comunque d’oro, visto che si sono registrati andamenti negativi anche per le esportazioni italiane verso la Germania (-15,4%), il Canada (-34,2%), Regno Unito (-26,5%) e Cina (-54%). In contro tendenza è invece la Francia, che registra un segno +21,6%, e il Giappone, con un segno +10,7%.
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