Italia-Spagna? C’è molto da fare
Prosegue la nostra inchiesta fatta per il trimestrale Mercacei e che condividiamo qui, riportandola nel suo testo integrale e più ampio. Secondo il presidente di Assitol Giovanni Zucchi, l’olio in Spagna è sicuramente una gloria da difendere, a qualsiasi costo, sia nel bene, come nel male. Nessuno tuttavia, tra gli operatori dei due Paesi, può ritenersi arrivato: nella conquista dei mercati mondiali siamo tutti indietro
Giovanni Zucchi è presidente di Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, autore tra l’altro di un libro sul blending, L’olio non cresce sugli alberi, in cui racconta, molto approfonditamente, con un taglio nuovo, l’approccio che comunemente si ha con gli oli all’interno di una azienda, quando si tratta, attraverso il blend, di personalizzare i propri oli, allo scopo di creare un extra vergine peculiare, dai tratti soecifici.
Presidente Zucchi, siamo sotto tiro della Spagna? La concorrenza è forte…
Il maggior concorrente dell’Italia nel mondo dell’olio si chiama indubbiamente Spagna, e ciò è innegabile. Si tratta senza dubbio di un concorrente dalle grandi risorse e dalle altrettanto grandi qualità.
E gli italiani? Come si rapportano con questo Paese?
Noi imprenditori italiani guardiamo al sistema-Spagna con molto interesse, a volte anche con un po’ di invidia. Tuttavia, l’approccio al prodotto-olio è totalmente diverso. Per le istituzioni spagnole, l’olio d’oliva è un orgoglio nazionale da tutelare in tutti i passaggi della filiera, olivicoltori, commercio, industria. Insomma, le risorse a disposizione sono ben spese e il settore è sentito come strategico per lo sviluppo nazionale. Gli stessi media sono lontani da certi accenti nazional-popolari che ci capita di cogliere sui giornali nostrani. Per dirla in poche parole: l’olio, in Spagna, è una gloria da difendere. A qualsiasi costo, nel bene e nel male.
Loro hanno dei vantaggi competitivi…
L’imprenditore italiano che guarda al collega spagnolo sa che quest’ultimo può contare su una burocrazia ridotta e su controlli più snelli. Tutto ciò avvantaggia gli operatori spagnoli, trovandosi con un intero sistema più organizzato e più favorevole al fare impresa e sempre più export-oriented, riseptto al nostro.
Ma noi abbiamo dei punti di forza sui quali contare…
Sì, ciò che ci fa sentire forti rispetto alla Spagna è l’inimitabile “saper fare” italiano, la nostra attitudine storica nel saper selezionare e creare oli di grande respiro, anche in annate complicate dal punto di vista produttivo. Questa capacità nasce dalla ricca e così profondamente interiorizzata esperienza che abbiamo in termini di profumi e sapori, così legata alla nostra incredibile biodiversità e alla nostra gastronomia.
Possiamo contare sulla leva dei grandi marchi italiani…
Nel mondo, sì, l’olio extra vergine di oliva lo hanno fatto conoscere proprio i grandi marchi italiani, i quali da decenni promuovono l’oro verde anche al di fuori del Mediterraneo. Si tratta di un dato storico che, unito alla capacità riconosciuta universalmente di saper offrire oli amati dai consumatori, induce a guardare alle aziende italiane come ad un punto di riferimento.
Qualche critica da fare agli spagnoli?
Ci lascia interdetti un tormentone come quello lanciato da una campagna istituzionale attraverso cui si intendeva valorizzare la produzione iberica all’estero: “Tu aceite no es italiano, es espagnol”.
Nessuno può sostenere che la Spagna non abbia un ruolo importante…
Sì, la Spagna è un grande produttore di olive, e pure di ottimi oli, siamo i primi a riconoscerlo. Ma nella battaglia per la conquista dei consumatori di olio in tutto il mondo, siamo tutti indietro. Allo stato, gli oli da olive rappresentano appena il 3% degli oli alimentari utilizzati nel mondo: una follia, se si pensa ai mille benefici che l’extra vergine arreca alla nostra salute e al successo della dieta mediterranea. Eppure, la percentuale dei consumi di olio d’oliva è ancora molto esigua.
Non finisce qui. La strada è tutta in salita?
C’è ancora molto da lavorare. Sia per gli spagnoli, sia per gli italiani. La buona notizia è che nel mercato c’è spazio per tutti e due i Paesi.
Leggi anche Spagna olearia vs Italia olearia. Intervista a Elia Fiorillo, presidente Ceq
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.