Economia

L’economia dell’olio

Una Spagna che non demorde, sempre alla conquista dei mercati internazionali. Con un’operazione straordinaria, in cui la Commissione europea ha assicurato l’80% degli investimenti, mentre il restante 20% è a carico dell'organizzazione interprofessionale Interaceituna. Intanto, in Tunisia, l’olio biologico parte alla conquista del mondo; mentre nell’altro emisfero prende il via il programma Australian Authentic

Mariangela Molinari

L’economia dell’olio

Nella rassegna stampa internazionale, su Agroinformación troviamo la notizia che la Commissione europea e Interaceituna, l’organizzazione spagnola interprofessionale di oliva da tavola, investiranno 7,5 milioni di euro nella promozione dell’oliva spagnola negli Usa, uno dei mercati più strategici per il settore, destinando alla campagna triennale (2017-2019) 2,5 milioni di euro l’anno.

Com’è stato affermato in occasione del suo lancio a New York, presso il famoso ristorante spagnolo Toro, si tratta di un’operazione straordinaria, in cui la CE ha assicurato l’80% degli investimenti, mentre il restante 20% è a carico di Interaceituna. Sforzi maggiori saranno destinati nelle aree in cui il consumo di olive è maggiore: New York, Miami, Chicago, Los Angeles, San Francisco e Philadelphia.

Si cambia scenario su L’Economiste maghrébin, dove i riflettori sono puntati sulla “Tunisia bio alla conquista del mondo”. Più di 250, infatti, sono già i prodotti tunisini biologici che si posizionano sui principali mercati, a cominciare proprio dall’olio di oliva. Il che ha portato alla messa a punto di un programma di promozione e comunicazione internazionale che vede la partecipazione della Direzione generale dell’agricoltura biologica, pertinente al Ministero dell’agricoltura, dell’agenzia di consulenza in agricoltura Stecia Internacional e dell’agenzia di comunicazione Multicom services.

Dal bacino del Mediterraneo passiamo in Australia. Su www.abc.net.au, leggiamo, infatti, che sta prendendo il via il programma Australian Authentic, un particolare strumento di marketing contro la contraffazione, pensato inizialmente per i produttori di olio di oliva: un QR code da applicare alle bottiglie di olio, grazie al quale i consumatori, in particolare quelli del mercato cinese, potranno conoscere tutto di quell’olio: dove, quando e da chi è stato prodotto, grazie all’accesso diretto a un sito in cui sono riportati persino dei video sulle aziende produttrici (al momento un piccolo gruppo di fascia premium).

In questi giorni, infine, parla di olio anche un periodico decisamente non specializzato in materia come GQ, lanciando l’allarme prezzi. “La prolungata siccità che ha caratterizzato l’anno scorso fa calare la produzione di olio d’oliva nel Mediterraneo, Italia in primis” si scrive. “In Italia, Grecia, Tunisia e in misura minore in Spagna è atteso un drastico taglio della produzione per gli effetti del clima oltremodo secco. Globalmente la riduzione è stimata attorno al 14%, col peggiore raccolto attribuito proprio all’Italia – secondo quanto riferisce il Financial Times – la cui produzione potrebbe risultare, a chiuder l’anno in settembre, quasi dimezzata in base ai rilievi forniti dall’International Olive Council. Se così fosse, un’altra industria italiana storica verrebbe a subire un duro colpo in un comparto ove il prezzo al dettaglio è già in crescita tendenziale a causa della forte domanda da grandi mercati come Usa, Cina, Brasile e Australia”. Tutto questo si traduce in un’impennata del prezzo dell’extra vergine, salito oltre i 4.200 dollari la tonnellata. “Al dettaglio in Europa significa una crescita del prezzo pari al 26% negli ultimi due anni – si conclude –; in Spagna pari al 36%. Considerando che questi prezzi non sono ancora quelli dei supermercati, nei prossimi mesi è atteso un picco molto vistoso rispetto anche a due-tre mesi prima”.

La foto di apertura è di Luigi Caricato

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