Economia

L’olivicoltura Dop in Italia

Siamo sicuri di conoscere il vasto mondo delle denominazioni di origine protetta degli oli da olive in Italia? Pare di sì, ma in fondo in pochi in realtà si addentrano nella normativa e sugli aspetti legati alle certificazioni. Sappiamo tutti cos’è un disciplinare di produzione, il ruolo dei consorzi di tutela e ciò che concerne le attività di promozione?

Agnese Pascale

L’olivicoltura Dop in Italia

Ospitiamo di seguito un brano della tesi di laurea della dottoressa Agnese Pascale in Scienze e Tecnologie agro-alimentari, dal titolo “Olivicoltura Dop in Umbria”.

L’OLIVICOLTURA DOP IN ITALIA

1.1 Normativa e definizioni

La Denominazione di Origine Protetta – DOP è una attribuzione che si dà ad un prodotto che rispetti i limiti e i parametri del relativo disciplinare di produzione, sottoposto a verifica dell’organismo di controllo preposto. L’acronimo DOP è quindi sinonimo di provenienza certificata dell’olio di una determinata area geografica che ne caratterizza la qualità, nel cui ambito si svolge tutto il ciclo produttivo che va dalla coltivazione, alla trasformazione, fino al confezionamento (Regolamento UE n.1151/2012).

Il Reg. (CE) 628/08 del 2 luglio 2008 ha modificato graficamente il marchio DOP che prima era molto simile al marchio IGP, Indicazione Geografica Protetta, per la quale non è prescritta la provenienza della materia prima dalla zona del marchio. Ora il marchio DOP è facilmente riconoscibile per il colore rosso della circonferenza esterna dentellata e del cerchio interno, mentre per la IGP il colore è blu.

La Denominazione di Origine Protetta e le Indicazioni Geografiche sono state istituite circa 13 anni fa con il primo Regolamento 2081/92 in data 14/07/1992, che è stato poi modificato con il Regolamento (CE) n. 510/2006 e quindi con il Regolamento (UE) n. 1151/2012.

Il Regolamento 2081/92 definiva il quadro normativo per favorire la competitività sul mercato di prodotti particolari, mediante strategie di differenziazione. Nella DOP le caratteristiche specifiche si devono attribuire al luogo geografico, alle materie prime ed al sistema d’elaborazione (Santucci e Paffarini, 2005).

Con l’adozione di questo regolamento l’UE ha inteso valorizzare e tutelare la tipicità di alcune produzioni ed ha cercato di andare incontro alle esigenze di informazione del consumatore. Il regolamento ha favorito l’evoluzione di sistemi di controllo per la qualità basati sulla conformità alle norme stabilite dai disciplinari di produzione.

I disciplinari sono delle regole codificate, che devono essere rispettate dai produttori e trasformatori per permettere loro di apporre il marchio DOP sulle confezioni finali dei prodotti. Il rispetto delle regole è assicurato da appositi organismi di tutela autorizzati dagli Stati membri, che verificano la conformità dei prodotti e del processo produttivo al disciplinare di produzione.
La denominazione DOP viene attribuita a prodotti di qualità eccellente e con caratteristiche di specificità. Possono essere ammessi alla definizione DOP solo gli oli extravergini.

Ad oggi è in vigore il Regolamento (UE) n.1151/2012 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari (Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 2012).

1.2 La certificazione

Per conseguire una DOP, i produttori devono associarsi con un atto pubblico, nel quale ci deve essere la volontà di registrazione del prodotto. L’associazione deve predisporre uno specifico disciplinare di produzione che comprende il nome del prodotto o alimento, il logo, la descrizione (materie prime, caratteristiche chimiche, fisiche, microbiologiche, organolettiche), la delimitazione dell’area geografica, la descrizione del metodo di ottenimento, gli elementi specifici dell’etichettatura.

La domanda deve essere presentata al MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali). Se viene dato parere favorevole, si invia la domanda di registrazione, correlata da documentazione, alla Commissione Europea.
La Commissione Europea procede allora ad esaminare la richiesta e, nel caso in cui le conclusioni siano positive, pubblica sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità Europee gli elementi essenziali della domanda.

La certificazione si svolge secondo lo schema della Figura 1.2:

*Il servizio della certificazione di conformità si identifica come strumento per valorizzare e salvaguardare il prodotto dalle crisi di mercato, spendibile dall’azienda per posizionare sul mercato prodotti con “trasparenza di filiera” contraddistinti da peculiarità sempre più aderenti alla richiesta di elevati standard qualitativi da parte dei consumatori.

La certificazione di conformità del prodotto rappresenta una indispensabile garanzia, a tutela del consumatore e del produttore/trasformatore, che assicura la conformità del prodotto al disciplinare, con il fine ultimo di creare e distribuire valore aggiunto dalla produzione al consumo.
Generalmente tutti i prodotti DOP hanno un consorzio di tutela, ovvero un organismo composto da produttori e/o trasformatori aventi come scopo la tutela, la promozione e la valorizzazione del marchio. Essi hanno anche un ruolo di informazione al consumatore e di vigilanza sulle produzioni. Salvaguardano inoltre il prodotto da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni ed uso improprio della denominazione.

1.3 Il Il disciplinare di produzione

Il disciplinare di produzione è l’insieme delle regole a cui il produttore deve attenersi. Il disciplinare di produzione per prodotti DOP (ma ciò vale anche per prodotti IGP) deve comprendere:

a) il nome del prodotto DOP;

b) la descrizione del prodotto mediante indicazione delle materie prime e delle principali caratteristiche fisiche, chimiche, microbiologiche e organolettiche;

c) la descrizione del metodo di ottenimento;

d) gli elementi specifici dell’etichettatura;

e) la delimitazione della zona geografica, indicante il legame del prodotto con la zona geografica di riferimento.

1.4 Consorzi di tutela e attività di promozione

In tutta Italia sono diffuse le Strade dell’olio, tracciati olivicoli e gastronomici, cui a volte vengono associati anche percorsi enologici, culturali e artistici, che attraversano i territori, spesso estesi su più comuni limitrofi, di produzione di prodotti tipici DOP, IGP, DOC e DOCG.

L’iniziativa, promossa a livello nazionale dall’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e dalle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, ha l’intento di promuovere i prodotti di eccellenza italiani nel settore agro-alimentare, con particolare attenzione agli oli DOP. Di norma include frantoi, borghi rurali e aziende produttive antiche e moderne.

Ai percorsi ludico-ricreativi nei musei dell’olio e nelle fattorie didattiche pensati per i bambini si associano generalmente dei percorsi che uniscono l’aspetto culturale e paesaggistico delle zone di produzione DOP, quasi sempre di notevole interesse archeologico, storico e artistico, a quello eno-gastronomico, con segnalazione di ristoranti, agriturismi, punti di ristoro, sagre e fiere dove poter gustare gli alimenti tipici.

Le Strade dell’olio sono anche associate a percorsi benessere nelle aree termali che non di rado sono presenti all’interno dei territori di produzione DOP. In Umbria di notevole importanza è la recente realizzazione della Strada dell’olio extravergine di oliva DOP Umbria (Figura 1.3), costituita da un unico itinerario che coinvolge tutto il territorio regionale interessato alla produzione dell’olio extravergine di oliva DOP Umbria.

Accanto alle Strade dell’olio v’è l’iniziativa “Frantoi Aperti” alla quale partecipano l’Associazione Strada dell’Olio, il Consorzio di tutela DOP Umbria, le Città dell’olio ed altri enti (Figura 1.4). Frantoi Aperti è un evento dove si festeggia l’olio novello, fra i produttori di nicchia e cantine per gustare le specialità tipiche.

Nell’annata 2014 i borghi medievali, le piazze, gli uliveti, i frantoi, le aziende agricole, gli agriturismi e le trattorie più tipiche della regione sono state le principali attrattive di quest’evento (Belvedere, 2014).

1.5 Evoluzione e produzioni delle DOP

In Europa il panorama delle DOP dell’olio d’oliva è in continua evoluzione e vede un numero sempre crescente di nuovi marchi, nei quali sempre più spesso viene riposta la speranza di valorizzazione del prodotto e, quindi, di rilancio del settore. Nella Tabella 1.1 è riportato un elenco delle DOP italiane (Di Pierro, 2007 e Qualivita – Ismea 2011).

Con 42 DOP e 1 IGP, l’Italia domina largamente in Europa quanto a numero di riconoscimenti. Seguono, ben distanziate, Grecia (27) e Spagna (26) (Olivo ed Olio, 2013).

Il primato nazionale spetta alla Sicilia con 6 denominazioni, seguita da Puglia e Campania (5), da Toscana e Lazio (4) e da Calabria e Abruzzo con 3 (Tabella 1.1).

La Tabella 1.2 riporta l’evoluzione del numero delle DOP italiane dal 1992, anno di promulgazione della legge sulle DOP, al 2012.

Dal 1992 al 1995 non sono state iscritte DOP nel Registro delle denominazioni di origine; nell’anno 1997 invece vi è stato il maggior numero di iscrizioni e negli anni successivi la situazione è andata stabilizzandosi con una lenta crescita del numero.

La Tabella 1.3 riporta i dati quantitativi in tonnellate degli oli certificati relativi ai primi di 10 marchi DOP e IGP e il valore totale per l’Italia.

Come si nota nella Tabella 1.3, nel 2013 la produzione certificata è aumentata di poco più del 2%, grazie a dei diffusi incrementi registrati dalle principali produzioni. Nel 2013 infatti si registrano, tra le principali Indicazioni Geografiche, aumenti rilevanti della produzione per l’olio Toscano IGP, il Val di Mazara DOP, il Valli Trapanesi DOP ed il Sabina DOP, mentre più contenuti sono risultati gli incrementi per l’Umbria DOP, il Riviera Ligure DOP e il Bruzio DOP.
Al contrario, flessioni più o meno forti si registrano per il Terra di Bari DOP, il Garda DOP e, in misura più importante, il Monti Iblei DOP. I restanti prodotti segnano un complessivo -7,6% (Ismea, 2014).

Dalla Tabella 1.3 si evince come la produzione sia molto variabile negli anni e ciò costituisce un grave handicap per una adeguata programmazione della commercializzazione.

La Tabella 1.4 presenta i dati di produzione DOP nelle regioni italiane nell’anno 2010. L’olio del Garda è stato considerato a parte perché la DOP comprende tre regioni (Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige).

Nel 2010 la regione con maggior produzione certificata era la Toscana (più di 4 mila tonnellate). A seguire v’era la Puglia con più di 2,5 mila tonnellate di produzione certificata. Al terzo posto si collocava la Sicilia con quasi 1,5 mila tonnellate di produzione certificata.

La Tabella 1.5 riporta percentuali di produzione ricavate dalla Tabella 1.4 insieme a percentuali ricavate da dati ISTAT e ISMEA.

Nella Tabella 1.5 sono messi a confronto i dati di produzione dell’olio extravergine di oliva e dell’olio DOP di alcune regioni italiane. I dati sono espressi in percentuale e sono da considerare valori medi relativi a diverse annate di produzione.
Si osserva, ad esempio, che la Puglia produce circa il 37% dell’olio extravergine italiano e circa il 25% dell’olio DOP. Al confronto la Toscana con circa il 2% dell’olio extravergine italiano, produce circa il 40% dell’olio DOP. L’Umbria, che è la regione che interessa questa Tesi, produce solo lo 0,5% dell’olio extravergine italiano, ma circa il 5% dell’olio DOP.

E’ evidente che gli assetti produttivi dell’Umbria e soprattutto della Toscana sono di gran lunga i più virtuosi in Italia. In questi due casi, infatti, la maggior parte della produzione di olio extravergine viene certificata come DOP.

All’opposto si nota che la Calabria, che produce circa un terzo della produzione totale dell’olio extravergine, rappresenta soltanto il 2,5% della produzione DOP: solamente una quantità marginale della produzione calabrese è quindi certificata. La Sicilia rappresenta un caso intermedio, simile alla Puglia, ma ben lontano dagli standard dell’Umbria e della Toscana.

(1. continua)

La foto di apertura è tratta dal sito del Consorzio di tutela Dop Umbria

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