L’olivicoltura in Egitto
Siamo in un luogo geografico di passaggio, transcontinentale, posto al nord-est dell'Africa e a sud-ovest dell'Asia, dove la coltivazione dell’olivo non ha conosciuto grandi successi, ma che ora, pur tra alti e bassi, si apre un nuovo corso. Con i suoi 100 mila ettari, l’olivicoltura egiziana rappresenta oggi quasi l'1% della superficie mondiale coltivata a olivo. Non è l’olio, quanto invece le olive da tavola a essere al centro delle attenzioni, rappresentando addirittura una quota del 95% della produzione totale. Un primato mondiale
Sebbene l’esistenza dell’ulivo risalga al dodicesimo millennio, l’origine della sua cultura è collocata nell’Asia Minore circa 6 mila anni fa. La prima testimonianza dell’olivo in Egitto la si rileva nel corso della XVIII dinastia (1570-1345 a. C.).
I documenti rivelano che il faraone Ramsete III (1197-1165 a. C.) promosse la coltivazione degli ulivi e offrì l’olio estratto dalle olive di Helipolis al Dio Sole Ra.
Molte lampade scoperte nelle tombe dei faraoni mostrano che l’olio d’oliva era ampiamente usato nei templi egizi. L’esistenza degli oliveti a Tebe (sud), ad Alessandria e, soprattutto, nell’oasi di Fayoum è tracciata in documenti del periodo greco-romano in cui la coltivazione dell’ulivo ebbe una forte crescita.
Nel 2009 gli ettari di ulivi erano in totale 65.303, di cui 56.330 ettari destinati alla coltivazione. Tra il 2005 e il 2011 l’area di coltivazione è diminuita, provocando il fenomeno della fluttuazione della produzione negli anni intermedi. Una dei motivi principali è stato lo sradicamento degli alberi nel 2009 e nel 2010 a causa dell’impatto del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, che ha iniziato a essere notato negli oliveti egiziani sin dal 2004. Tuttavia, a livello nazionale, la produzione è rimasta praticamente invariata da quando i nuovi oliveti, piantati durante il boom della fine degli anni ’90 e dei primi anni 2000 sono entrati gradualmente nella produzione commerciale.
Nel 2016/17 l’Egitto registra una superficie totale di circa 100 mila ettari, che rappresenta quasi l’1% della superficie mondiale dedicata alla coltivazione delle olive.
Secondo gli ultimi dati approvati dal Consiglio oleicolo internazionale, il settore olivicolo in Egitto è fortemente orientato alla produzione di olive da tavola, che rappresenta il 95% della sua produzione totale.
Va notato che l’Egitto è il primo consumatore con il 13,9% del consumo mondiale, il secondo produttore con circa il 17,2% della produzione mondiale e il secondo esportatore con il 18,2% delle esportazioni mondiali di olive da tavola in 2017/18.
Negli ultimi decenni la produzione di olive da tavola è aumentata raggiungendo una produzione massima di 550 mila tonnellate nella campagna 2016/17. La produzione media nelle ultime campagne si è attestata intorno alle 450 mila tonnellate.
Una delle caratteristiche della produzione è che, pur presentando un trend di crescita positivo, questa è determinata da significative variazioni di volume tra le campagne a cavallo del periodo preso in esame.
Nella campagna 2015/16 c’è stato un calo del 25,5% rispetto alla stagione precedente, tuttavia nella campagna 2016/17 l’aumento ha registrato un + 63,9% rispetto alla campagna precedente, nel 2017/18 il calo è stato del è 9,1%. Una delle cause principali di queste fluttuazioni è il cambiamento climatico. Fluttuazione che ha iniziato a essere notata negli uliveti egiziani, come già detto, sin dal 2004. Queste variazioni della produzione incidono negativamente sui consumi e sul commercio.
Per quanto concerne gli scambi, durante la stagione 2017/18 le esportazioni di olive da tavola sono aumentate dell’11,6% rispetto alla stagione precedente, raggiungendo un volume totale di 120 mila tonnellate; di cui il 24,6% è stato esportato in Brasile e il 22,3% ha riguardato la domanda proveniente dalla Unione europea.
Gli scambi di olive da tavola egiziane nei principali mercati di importazione, riportati nella tabella seguente, mostrano un aumento del 48% negli Stati Uniti e del 40,4% in Australia. D’altra parte, Brasile e Canada sono diminuiti rispettivamente del 12,9% e del 5,1%, rispetto allo stesso periodo della precedente campagna.
Le importazioni dell’UE di olive da tavola originarie dell’Egitto nel 2017/18 sono aumentate del 57,7% rispetto allo stesso periodo della stagione precedente.
Il tasso di crescita medio annuo degli ultimi quattro anni di questo gruppo è pari al 46,4%.
La campagna con la maggiore crescita è stata il 2016/17, con il 100,7%. Il Brasile è stato il paese che ha maggiormente contribuito a tale crescita.
L’evoluzione dei consumi in Egitto è direttamente collegata all’aumento della sua produzione. L’aumento maggiore dei consumi è stato riscontrato nei principali paesi produttori, membri del Consiglio oleicolo internazionale. Tra questi troviamo l’Egitto che da un consumo di 11 mila tonnellate nel 1990/91 è giunto a 400 mila tonnellate nel 2017/18.
Il Paese è primo consumatore al mondo di olive da tavola. L’Egitto, infatti, rappresenta il 13,9% del consumo mondiale del settore.
L’Egitto è il secondo paese che consuma più olive da tavola pro capite tra i paesi membri del Coi e il quarto se prendiamo in considerazione anche paesi non membri.
Con una popolazione in crescita di poco più di 97,5 milioni di abitanti nel 2017, il consumo pro capite negli ultimi cinque anni è compreso tra 3,3 kg / abitante / anno nel 2016 e 4,1 kg / abitante / anno raggiunto nel 2017.
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