Economia

La giusta dose di antiossidanti con un cucchiaino di extra vergine

A sostenerlo è Nicola Pantaleo, l’amministratore delegato della omonima casa olearia di Fasano. “Occorre aprirsi a una nuova visione dell’olio”, sostiene. “Perché con un mercato in fibrillazione, dovuto alla mancanza di olio, il consumatore andrebbe educato alla riflessione e a scelte più responsabili ed etiche”. Lo stato di crisi odierno ci offre l’occasione per indirizzare i consumatori verso scelte di maggiore qualità, privilegiando quelle produzioni che un tempo faticavano ad affermarsi sui mercati: “è tempo di ridare dignità a un alimento ritenuto nutraceutico

Luigi Caricato

La giusta dose di antiossidanti con un cucchiaino di extra vergine

Stiamo effettivamente attraversando un periodo completamente inedito. Proprio per questo siamo chiamati tutti, nessuno escluso, a un cambio epocale per l’olio extra vergine di oliva. Questo nuovo contesto richiede la piena collaborazione di tutti, sia di chi produce, confeziona e vende, sia di chi consuma. “Ci vuole più consapevolezza”, è quanto ha dichiarato in due distinte occasioni pubbliche Nicola Pantaleo, l’amministratore delegato della Nicola Pantaleo Spa, storica casa olearia pugliese di Fasano.

La realtà è quella che sappiamo ormai tutti. Basta osservare gli scaffali degli oli al supermercato per rendersene conto. Niente, perciò, sarà più come prima. Perlomeno, con ogni probabilità, questo scenario offre il gancio per provare a ribaltare la percezione che finora si è avuta dell’olio extra vergine di oliva, da prodotto venduto sempre in offerta e con proposte in sottocosto, a prodotto dai prezzi altissimi, come non si erano mai visti.

È stato il cambiamento climatico ad aver messo seriamente crisi il settore olivicolo internazionale: manca l’olio, con tutte le conseguenze che si possono ben immaginare.

La produzione delle ultime due campagne olearie ha registrato un sensibile calo come non si era mai verificato nella storia contemporanea. Nulla a che vedere con il fenomeno fisiologico dell’alternanza di produzione, che vuole un anno di carica contrapposto a un anno con un minor raccolto. Purtroppo, vi sono areali produttivi in cui non si vedono olive da diversi anni.

Sulla questione abbiamo sentito Nicola Pantaleo, ad della Nicola Pantaleo Spa, storica impresa olearia con sede a Fasano, in provincia di Brindisi. Di recente è stato tra l’altro ospite relatore a Olio Officina Festival a Milano, lo scorso 1 marzo, sul tema “Mercato in fibrillazione, le possibili strategie per il futuro”, e poi a Bitonto, lo scorso 8 marzo, sul tema “Olio di oliva al cambio epocale”, nel corso di un evento organizzato da Cibus, GDO News e Unifol, l’Unione italiana delle famiglie olearie, di cui la stessa Nicola Pantaleo Spa, tra le aziende fondatrici, fa parte.

Per la Puglia – a parte il Salento, con i suoi milioni di olivi secchi da Xylella –  quest’ultima olivagione non è andata così male…

Sì, è vero, per come è strutturata, per fortuna ha retto il colpo. Il timore che si possa compromettere la tenuta del comparto è reale. Non si tratta di una speculazione, né tanto meno di un fenomeno transitorio. Il quadro che si è delineato riflette una situazione che ha spiazzato tutti gli operatori. Gli effetti si notano osservando l’andamento dei prezzi sugli scaffali”.

La carenza di olio extra vergine di oliva con i prezzi che sono lievitati hanno portato a una inevitabile riduzione dei consumi. Cosa ci insegna questo scenario in parte prevedibile, in parte però così inedito da averci per certi versi sorpreso…

Ci insegna che per andare avanti è necessario individuare un percorso nuovo, che per ovvie ragioni dovrà essere nettamente differente rispetto al solito. Dobbiamo iniziare a percorrere la strada della consapevolezza. Finora si è andati avanti per forza d’abitudine. Si è consumato l’olio senza mai cercarlo. Bastava prendere dallo scaffale una bottiglia con riportata in etichetta la dicitura olio extra vergine di oliva e poco importava tutto il resto. Il prezzo è stato la principale ragione di acquisto. Oggi, invece, con i prezzi dell’olio così alti, fin troppo alti perfino per gli extra vergini da primo prezzo, c’è stato un certo comprensibile disorientamento da spiazzare tutti.

Quindi, cosa occorre fare perché si possa intraprendere questa nuova strada senza rimanere disorientati?  

Quello che si doveva fare tutti già alcuni decenni fa: cultura. Tanta cultura. Cultura di prodotto. Si deve creare conoscenza e alimentarla di continuo. Questo perché ogni consumatore non può farcela da solo, ma va educato a riflettere e a compiere scelte più responsabili ed etiche. Oggi più che mai, si deve cercare di capire il perché e il come si debba spendere una certa cifra, quella giusta, per un olio extra vergine di oliva di acclarata qualità.

A Bitonto la Nicola Pantaleo Spa è stata protagonista di un incontro organizzato da due realtà associative di cui fate parte a pieno titolo, in qualità di soci fondatori, il Ceq, ovvero il Consorzio extra vergine di qualità, e Unifol, acronimo di Unione italiana famiglie olearie. Cosa è emerso?

È emersa la necessità di cambiare passo. Le analisi di mercato condotte da Istituto Piepoli, Nielsen e Areté hanno chiarito lo stato d’animo dei consumatori. Questi hanno infatti compreso, seppure con un certo comprensibile disagio, il reale valore, in termini qualitativi e di peculiarità sensoriali, delle produzioni nostrane. Questo risultato è stato possibile proprio per via del ridotto differenziale di prezzo tra l’olio italiano e il comunitario.

Alla fine, anche un periodo di crisi può servire, contribuendo alla scoperta di un prodotto non ancora del tutto conosciuto…

Sì, perché la ricchezza in termini di biodiversità ha reso l’olio italiano più caratterizzante e versatile di altri oli in commercio. I nostri, e ne parlo al plurale, sono extra vergini aperti a molteplici impieghi. Essere ricchi sul piano della biodiversità aiuta. Abbiamo oltre cinquecento cultivar di olivo, e questo ci permette di poterci distinguere dal resto delle produzioni. Così, a partire dal periodo di crisi che non è ancora terminato, se da un lato si sta assistendo a una contrazione del 9,7% in volume, il rovescio della medaglia sta nell’incremento del 27% in valore, segno, questo, che nonostante la grande crisi, gli italiani non stanno in ogni caso rinunciando all’olio extra vergine di oliva di qualità.

Infatti, l’olio 100% italiano sembra reggere il colpo…

Sì, gli extra vergini 100% italiani, a differenza dei generici extra vergini da “primo prezzo”, sono cresciuti nel 2023 di circa il 3%. Ritengo che si tratti di un pur piccolo ma decisivo passo in avanti verso la valorizzazione degli oli italiani.

È anche l’occasione giusta per valorizzare gli oli territoriali…

Ed è infatti l’ulteriore nota positiva di questo stato di crisi. Gli oli certificati Dop e Igp, per troppo tempo penalizzati per via dei loro prezzi più elevati, oggi si sperimentano senza alcuna ritrosia. Facendo di necessità virtù, il consumatore è stato indirettamente spinto verso scelte più consapevoli. Ha potuto così scoprire oli che un tempo non acquistava in quanto attirato dalle continue promozioni e dalle vendite in sottocosto.

Già si intravede la nuova strada da percorrere…

Sì, perché è giunto il tempo di ridare dignità a un alimento come l’olio extra vergine di oliva, ritenuto nutraceutico, e pertanto impareggiabile sul piano nutrizionale e salutistico. Se un tempo si faticava a imporre sui mercati gli oli di alta qualità, ora si inizia a percorrere questa nuova strada, e chissà, si spera sempre che non la si lasci per altri percorsi già battuti e ribattuti. Per ora ci accontentiamo del fatto che con il prezzo dell’olio ormai raddoppiato i consumatori italiani non abbiano abbandonato l’extra vergine ma solo ridotto il consumo, differenziando l’impiego. Questa nuova tendenza offre molti spunti di riflessione sulla natura poliedrica del prodotto.

Una nuova tendenza che si spera si consolidi…

Perché ciò avvenga è necessario aprirsi a una nuova visione dell’olio extra vergine di oliva. Deve insomma passare il concetto che un cucchiaino di olio extra vergine di oliva di buona qualità permette di assumere la giusta dose di sostanze antiossidanti, quelle utili per la nostra salute e per il benessere. Proprio per questo bisognerebbe, come già molte insegne stanno facendo, dare il giusto valore al prodotto attraverso un piano di controllo efficiente della qualità che valuti tutti gli aspetti che compongono un olio, in particolare quelli organolettici, che poi sono i medesimi che rendono un olio efficace anche sul piano nutrizionale e salutistico.

Voi lo fate ormai da molto tempo. Vi state impegnando nel puntare sulla qualità al giusto prezzo. Secondo una logica che prevede investimenti e una serie di impegni…

Sì, per questo la Nicola Pantaleo Spa, attraverso l’adesione al Ceq, il Consorzio extra vergine di qualità, e a Unifol, l’Unione italiana famiglie olearie, ci impegniamo nell’affiancare la grande distribuzione organizzata allo scopo di compiere scelte improntate su un’alta qualità accertata, e non più in funzione della logica del prezzo.

Si tratta di ripensare il modello commerciale finora adottato, allineato a una logica del prezzo anziché a criteri fondati sulla qualità…

L’impegno nel cambiare prospettiva deve essere però un impegno di tutti. Se non lo è, non si può certo raggiungere un obiettivo così ambizioso. Ci vuole una intesa tra le parti, per dare valore al prodotto e riuscire a comunicarlo nel modo migliore.

Cosa occorre fare, nel dettaglio?

Occorre puntare a far diventare il consumatore sempre più consapevole delle proprie scelte, finalizzando l’acquisto ai diversi impieghi dell’extra vergine. Si deve compiere un acquisto modulato in base agli utilizzi in cucina, a crudo o in cottura. La stessa gestione del prodotto nei magazzini, dalla consegna dell’olio fino al momento in cui viene posizionato sullo scaffale, deve essere ben studiata. L’olio extra vergine di oliva dovrebbe avere un trattamento particolare, vista la sua delicatezza e intrinseca fragilità. L’occasione di questo cambio di passo ce la offre proprio lo stato di crisi che ha messo in ginocchio il settore. Resta evidente l’impegno da parte di tutti gli operatori nel raggiungimento dell’obiettivo. Un coinvolgimento che si traduce anche nell’impegno a piantare più olivi, come pure a recuperare gli oliveti in stato di abbandono. In questa logica gli investimenti da parte della nostra impresa in Puglia sono evidenti a tutti. Piantare più olivi equivale ad avere più olio, quello necessario per soddisfare le esigenze di un mercato ormai universale ed interetnico. L’olio ricavato dalle olive fa bene alla salute, come pure al nostro stesso benessere.

Non bisogna mai perdere di vista il principio della sostenibilità. È così?

Sì, è così. L’impegno per una scelta di qualità non si può fermare solo all’olio. Produrre oggi un prodotto di qualità richiede anche di farlo nel rispetto di una sostenibilità economica e sociale, in modo che si valorizzino tutti i protagonisti della filiera e che questa qualità vada anche a beneficio del paesaggio, perché un paesaggio coltivato significa poter contare su un territorio protetto da rischi idrogeologici. Fare qualità significa anche garantire e assicurare un beneficio allo stesso consumatore, perché nutrirsi bene, con un alimento di qualità equivale a star bene in salute e, nel contempo, risparmiare pure sui costi della sanità pubblica. Non dimentichiamolo: un cucchiaino di extra vergine assicura la giusta dose di sostanze antiossidanti.

 

1 Response

  1. Palandrani Bernardo ha detto:

    Buongiorno, sono molto d’accordo con quanto detto dal sig Pantaleo
    Quanto detto viene da un operatore che conosce il mercato ed il valore dell’olio Extravergine di oliva, ma estremizzando il concetto possiamo dire che è “di parte” : produce olio EVO quindi interessato ad enfatizzare tutte le sue proprietà.
    Mi chiedo, se “cultura” è la parola chiave, e se la parte “nutraceutica” è tra le caratteristiche più importanti, non dovremmo vedere sempre più articoli scientifici che parlano di questo tema? Dovremmo riprendere le pubblicazione dell’EFSA (EU) ed ampliarle con spiegazioni “alla portata di tutti. Così come pubblicare sempre più articoli di università. Etc etc.
    Se parlano (e non si devono stancare di farlo) solo gli operatori “di parte “ il messaggio “ Cultura ” è debole.
    Bernardo Palandrani
    PODERE BELLEZZA

    PS nel mio corso all’ONAOO come assaggiatore olio di oliva, un professore di Padova di cui non ricordo il nome, ci disse che olio EVO ingerito perde le sue proprietà antiossidanti quindi era sbagliato parlarne, ma era molto meglio enfatizzare le sue proprietà antinfiammatorie e queste si hanno degli effetti molto positivi sulla ns salute. Lo dico solo per capire meglio questo punto che vedo sempre enfatizzato.

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