Economia

La Turchia punta sull’olio

Un Paese in grande evoluzione, con tante richieste sia di olive, sia di oli di olive da coltivazioni sostenibili. Gli esportatori turchi ci credono, ma a loro volta richiedono produzione più regolari e costanti. L’obiettivo prioritario sono i nuovi mercati di esportazione, Estremo Oriente e Sud America. Senza trascurare gli Stati Uniti. Ma non finisce qui. Un altro grande obiettivo è l’incremento del consumo interno pro capite di olio, per arrivare a a 5 kg. Nostra intervista a Davut Er, presidente della Aegean Olive and Olive Oil Exporters Association

Luigi Caricato

La Turchia punta sull’olio

Davut Er, nato nel 1965 nella provincia di Aydın, si è laureato presso la Dokuz Eylül University, Facoltà di scienze economiche e amministrative, dipartimento di gestione aziendale.

Er ha iniziato la sua attività nel 1988, commercializzando olive, olio da olive e fichi secchi. Per lunghi anni ha preso parte al Consiglio di amministrazione di Aydın Commodity Exchange. Tra gli anni 1999-2001, ha ricoperto la carica di ceo ed è stato anche presidente dell’Assemblea di Aydin Commodity Exchange tra il 2004 e il 2005.

Eletto membro del consiglio di amministrazione dell’Aegean Olive and Olive Oil Exporters Association (EZZIB) nel 2006, ha lavorato come vicepresidente di EZZİB nel 2014, ed è stato successivamente eletto presidente di EZZIB l’11 maggio 2016.

INTERVISTA A DAVUT ER

L’Anatolia sud-orientale è considerata universalmente la culla dell’olivo. La storia della coltivazione dell’olivo è dunque antica ed è da questo luogo originario che la pianta è stata diffusa in Grecia e in seguito in Italia e in Spagna. Ora, a distanza di tanti secoli la Turchia olivicola e olearia è divenuta una grande promessa sugli scenari mondiali. Come mai tanti investimenti così importanti? Cosa è cambiato rispetto a vent’anni fa? All’inizio del 2000 si contavano 100 milioni di olivi, ora avete superato di gran lunga quota 170 milioni. Producete una media di 170 mila tonnellate di olio da olive e 527 mila di olive da tavola. Avete progetti ambiziosi. Quali sono e con quali obiettivi?

Il consumo pro capite di olio da olive a livello mondiale è in realtà diminuito dal 2003. Ciò nonostante cresce la consapevolezza dei consumatori circa i benefici di tali oli per la salute, in quanto parte della dieta mediterranea. Inoltre, il cambiamento climatico sta influenzando la produzione mondiale di olive e di olio da olive in quasi tutti i paesi produttori. In Turchia vi è una domanda elevata e consistente di olive e olio da olive, coltivate e ottenuti in modo sostenibile, e anche gli esportatori turchi richiedono una produzione stabile di prodotto, in modo da concentrarsi sull’esportazione. Durante gli anni ’90 e agli inizi del 2000, la produzione turca di olive da tavola e di olio da olive era insufficiente a soddisfare le esigenze dei mercati nazionali ed esteri. Come patria dell’olivo, la Turchia ha compiuto un grande sforzo per aumentare le proprie piantagioni di olivo, a partire dal 2004/2005. In questo periodo di tempo, di 12-13 anni, i nostri oliveti si sono incrementati, passando da 90 a quasi 173 milioni di alberi. A partire dalla stagione precedente, le nuove piantagioni hanno iniziato a dare i loro frutti e la nostra produzione di olio è aumentata di oltre 250.000 tons. Il nostro obiettivo è concentrarci ora sui nuovi mercati di esportazione, come l’Estremo Oriente e il Sud America. La domanda è tra l’altro in aumento anche negli Stati Uniti.

Che ruolo ha il Consiglio nazionale per le olive e l’olio di oliva?

Il Consiglio rappresenta tutti gli agenti nel settore turco dell’oliva e dell’olio d’oliva, ossia gli agricoltori, i commercianti e gli esportatori. Hanno uno stretto rapporto con il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Difendono gli interessi dei produttori turchi sia in Turchia che all’estero.

Chi sono gli imprenditori che investono sull’olivo e sull’olio oggi in Turchia? Vengono dal mondo agricolo o da altri settori dell’economia?

Durante gli ultimi dieci, dodici anni, molti soggetti della società turca hanno investito in oliveti, come privati, o acquistando gli oliveti dagli agricoltori. La dimensione dei singoli oliveti varia tra 3-5 ettarie 100. La maggior parte delle piantagioni appartiene agli olivicoltori. Il numero di piantagioni di ulivi più grandi gestiti da imprenditori provenienti da realtà esterne all’agricoltura è basso.

Si produce tanto olio in Turchia ma se ne consuma molto poco rispetto agli altri Paesi produttori. Se è vero che nell’ultimo periodo si è passati da un consumo pro capite di 1,5 kg ai 2 kg attuali, restano quote di consumo in ogni caso molto basse. Come mai questa scarsa propensione al consumo interno?

Sì, è vero. Come paese produttore di olio da olive, il consumo di pro capite è limitato a soli 2 kg. La produzione di olive è collocata principalmente nelle regioni occidentali e meridionali della Turchia. Le persone che vivono in altre regioni, come la Turchia centrale, orientale e settentrionale, non sono abituate all’olio da olive e per ora sembrano preferire il consumo di altri tipi di oli. Ma le persone nelle zone di produzione di olive consumano principalmente olio da olive. Per promuovere l’olio in queste regioni vi sono istituzioni come la Borsa Mercie le Camere di Commercio, le quali hanno avviato campagne promozionali specifiche. Un altro fattore alla base del minor consumo di olio da olive è la fluttuazione dei prezzi sul mercato interno. Negli anni in cui la produzione di olio d’oliva è inferiore, i prezzi aumentano e lo rendono inaccessibile per alcuni consumatori. Crediamo che con l’aumento della produzione di oltre 300.000 ton nei prossimi anni, il consumo pro capite di olio d’oliva raggiungerà il livello di 5 kg. Per le olive da tavola non c’è nessun problema, dal momento che l’oliva è una parte inseparabile della colazione turca.

Le esportazioni di olio turco sono in netta crescita. Cosa significa, che si produce olio espressamente per l’estero? Puntate a essere esportatori puri? L’obiettivo che si è posto il Ministero dell’alimentazione e dell’agricoltura turco, di raggiungere una quota produttiva di 450 mila tonnellate d’olio, resta un obiettivo possibile?

Il nostro obiettivo è aumentare il consumo interno pro capite di olio d’oliva a 5 kg. Naturalmente, poiché non possiamo consumare tutto il raccolto, dobbiamo esportare parte della produzione all’estero. Sono stati dichiarati alcuni anni fa, da parte del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, quale obiettivo di produzione di olio da olive entro il 2023 le 450.000 tons. Ciò va bene, ma ovviamente per la realizzazione di tali numeri avremo bisogno di condizioni meteorologiche favorevoli nei prossimi anni.

Qual è il livello tecnologico raggiunto negli uliveti? Si raccoglie sempre a mano, o con abbacchiatori, o state invece investendo nella raccolta delle olive con macchine scavallatrici a partire da impianti super intensivi? C’è ancora la raccolta di olive da terra?

Negli ultimi anni le tecnologie utilizzate nella raccolta delle olive in alcune regioni aumenta progressivamente. La forza lavoro sta diminuendo e sta diventando più costosa, in quanto molte persone emigrano dalle zone rurali verso le città. Queste nuove tecnologie concorrono ad aumentare la produzione e diminuiscono nel contempo la manodopera necessaria per la raccolta. D’altra parte, ci sono alcune piantagioni super intensive in Turchia per scopi di valutazione e ricerca.

Quanto si sono ammodernati gli impianti di molitura delle olive? Il rapporto tra frantoi tradizionali con macine in pietra e presse è stato superato dai frantoi con sistema continuo?

In Turchia, quasi tutti gli impianti di frangitura utilizzano sistemi a ciclo continuo. Il numero di frantoi a macine e presse è molto limitato. Disponiamo di moderne officine che producono frantoi con sistemi continui e sono venduti sia sul mercato nazionale che all’estero. Le istituzioni competenti effettuano a loro volta ricerche su diverse varietà di olivo autoctone e straniere, in modo da verificarne l’idoneità alla produzione in diverse regioni.

E la ricerca? Si investe molto sulla ricerca scientifica?

In Turchia ci sono 10 panel sperimentali attivi, cinque dei quali riconosciuti dal Consiglio oleicolo internazionale.

La valutazione sensoriale degli oli da olive? Quanti panel di assaggio sono presenti in Turchia?

Come accennato, per promuovere e aumentare il consumo di olio d’oliva, le campagne sono state organizzate dalle Borse Mercie dalle Camere di Commercio principalmente nelle aree della Turchia in cui il consumo è più basso, come pure nelle grandi città. Esiste anche un video promozionale sull’olio da olive, realizzato qualche anno fa, per iniziativa dell’ Aegean Olive and Olive Oil Exporters Associatione in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e di alcune Camere di Commercio e BorseMerci nelle zone di produzione della Turchia. L’Associazione degli esportatori di olive e olio d’oliva dell’Egeo, e le singole aziende, partecipano anche a mostre internazionali all’estero.

La crisi della lira turca e i 179 miliardi di debito estero potranno incidere negativamente sui futuri investimenti?

L’impatto sarà molto limitato al settore e la lira svalutata potrebbe contribuire a un aumento delle esportazioni.

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