Lo scenario olivicolo a raccolta iniziata
In tutto il bacino mediterraneo c’è fermento, ma le attese di una ottima olivagione sono state frustrate da una meteorologia impietosa. In generale, numeri rivisti al ribasso. In Spagna la situazione di palese stress idrico si è aggravata e non si prevedono miglioramenti. Bene il Portogallo, con un incremento del 50%. In Tunisia rese al di sotto delle medie; in Grecia produzione intorno alle 200 mila tonnellate; in Marocco attesi miglioramenti della qualità con rese al momento basse; campagna positiva in Turchia, a fronte degli oltre 192 milioni di ulivi; e situazione disomogenea in Italia. Le prospettive del mercato, con la frenata dei consumi che preoccupa
La raccolta è iniziata in tutto il bacino mediterraneo. I ritmi non sono gli stessi in ciascun paese, ed anche in ogni singola area dello stesso: diverse latitudini, diverse varietà, diversi sistemi di produzione. Ma ogni giorno in più nel calendario, corrisponde ad una più generalizzata attività nei campi, nei frantoi e nei magazzini dei compratori dell’oro liquido.
Le attese di una ottima raccolta sono state frustrate da una meteorologia impietosa, che ha fortemente penalizzato quasi tutte le colture, inclusa quella oleicola.Cerchiamo di fare un piccolo tour nelle zone principali, con alcune minime considerazioni riguardo i riflessi di mercato.
Non si può non iniziare dalla Spagna. Questa nazione dà origine generalmente alla metà della produzione mondiale ed ogni notizia che la riguarda ha una forte eco in tutti i luoghi in cui si parla di olio.L’aforo (stime di previsione) della Giunta dell’Andalusia, presentato durante l’Expoliva di Jaen il 23 settembre 2021, totalizzava in 1.300.000 circa la quantità attesa nel paese iberico. Ovviamente era una indagine compiuta nelle settimane precedenti. Ciò fa conseguire che sino alla fine di ottobre (termine entro il quale non vi sono state in tutto il sud della Spagna precipitazioni piovose apprezzabili) la situazione di palese stress idrico si è sensibilmente aggravata, rendendo, a detta delle organizzazioni dei produttori agricoli del luogo, dette stime sorpassate e troppo ottimistiche. Pertanto è stata chiesta una attualizzazione delle cifre. A onor del vero, piogge nella prima settimana di novembre hanno alleviato la grande sete degli alberi andalusi, ma le precipitazioni sono state irregolari e, probabilmente, tardive per molte zone.Le prime rese riscontrate sono state superiori, in linea di massima, a quelle riscontrate a parità di periodo nello scorso anno. Ma è opinione diffusa che inferiore è la presenza di frutto.Le temperature influiscono negativamente per l’ottenimento di buone qualità. In effetti i primi campioni di arbequino, sia portoghese che spagnolo, non sono eccezionali. Con l’abbassarsi del termometro le cose tendono a migliorareGli stock in riduzione dello scorso anno offrono comunque una disponibilità di merce discreta e garantiscono un congiungimento con la nuova raccolta non traumatico. Le trattative sono calate, in attesa che nuove e migliori qualità arrivino sul mercato. Occorre considerare che la zona del picual, la varietà con più incidenza sul bilancio complessivo di produzione spagnola, vedrà la sua attività a pieno ritmo nella prima settimana di dicembre.Gli oli di vecchia produzione oscillano in un range di 2,80-3,10 a seconda delle caratteristiche organolettiche, comprendendo in questa fascia sia i vergini che gli extra di qualità inferiori.Gli extra di nuovo raccolto si collocano tra 3,20 e 3,50, anche qui tenendo conto delle crescenti qualità di gusto.Per completezza occorre dire che, per almeno una settimana, non sono previste piogge. Quindi non si prevedono miglioramenti per gli uliveti. Anche le temperature diurne permarranno al di sopra delle medie del periodo.La liberalizzazione delle esportazioni vergo gli Stati Uniti danno impulso alle vendite ma i crescenti costi dei noli e dei materiali sussidiari, nonché dei costi energetici, fanno da contrappeso. E questo, purtroppo, vale per tutti i paesi.Le uscite del mese di ottobre sono rallentate (107.000 tonnellate più la quota delle importazioni) ma in ogni caso buone, considerando il periodo.Durante lo stesso mese la produzione nuova ottenuta è di poco superiore alle 50.000 tonnellate.
Il Portogalloha avuto un buon andamento climatico e questo ha permesso un incremento, rispetto alla scorsa campagna, di circa il 50%, portando ad una produzione attesa di 150.000 tonnellate. Le rese sembrano in linea con quanto sperato, ma anche qui le temperature non contribuiscono all’ottenimento di qualità molto buone e si confida nell’arrivo del freddo. Prezzi simili a quanto detto per il paese confinante, del quale i lusitani sembrano essere una derivazione in fatto di listini. È l’area che per prima ha iniziato in maniera massiva e che quindi ha fornito le prime indicazioni di prezzo per le robe nuove.
La Tunisia ha visto, mano a mano che l’estate avanzava e lasciava il posto all’autunno, una progressiva riduzione delle stime. Le ultime compiute danno il quadro di una media raccolta, con circa 240.000 tonnellate. Anche qui non si è nel pieno delle operazioni di frangitura. I primi esperimenti di lavorazione hanno indicato rese al di sotto delle medie, ma senz’altro tutto sarà più chiaro e migliore con l’andare del tempo. Qualche operatore del settore avanza ipotesi che i numeri finali potrebbero essere ancora inferiore, in un range tra 200 e 220.000 tons.Le aree produttive sono omogeneamente dotate di frutto.I prezzi di inizio campagna sono tutt’ora poco chiari: vengono denunciati costi di produzione di 3,20 euro per chilogrammo, ma poi si sentono alcune, poche, offerte intorno a 3 euro partenza. Bisognerà anche qui aspettare per avere riferimenti più concreti.
La Greciaha iniziato anch’essa a produrre in quasi tutto il proprio territorio. La zona che tradizionalmente apre i battenti per prima è Agioi Apostoli, nel cuore della Laconia. Oli di particolare pregio che sono presi subito d’assalto dai compratori italiani, con offerte le quali mano a mano retrocedono con il passare delle settimane. Si è partiti con acquisti a 4,20 euro partenza sino a 3,50 delle ultime ore.
Poi è apparsa la neroliva, che ha registrato quotazioni di 3,30 partenza sino a scendere agli attuali 3,10- 3,15. Il coroneico ha fatto la sua comparsa negli ultimi giorni, con quotazioni franco partenza intorno a 3,20 – 3,30. Le qualità sono discrete, anche qui vale il discorso fatto per altre aree in tema di temperature correnti.
Ben fornito il Peloponneso, anche se in maniera non uniforme: circa 25.000 tons Laconia, 35.000 Messinia, 20.000 Ilias, 10.000 Achaia e 10.000 il resto della penisola.Creta vedrà Chania con 15.000 tons, Heraklion 25/27.000 tons, Rethymno 10.000 tons e Lasithia 8/10.000 tons.
Mitylene avrà circa 10.000 tons, Corfu’ e Zante insieme 7.000, la Grecia centrale 10.000 e tutte le altre regioni insieme circa 13.000 tons.Quindi la produzione complessiva dovrebbe aggirarsi intorno alle 200.000 tonnellate, anche se qualche operatore pessimista prospetta numeri inferiori.
Il Maroccoha rivisto anch’esso le ottimistiche previsioni di inizio estate. Un lungo periodo di temperature alte e secche hanno determinato una perdita di frutto, specie nelle zone importanti di Meknes e Fes.Sarà difficile arrivare a 140.000 tonnellate di olio, con rese al momento basse e qualità non buone, anche perché è il frutto è abbastanza inaridito e non permette una corretta frangitura.
I prezzi della nuova produzione (che rasentano i quattro euro) impediscono le esportazioni, pertanto le merci sono attualmente destinate al solo mercato interno.
La Turchia si associa al refrain delle giornate tiepide, con riverbero sulle qualità. Campagna buona in linea con gli sforzi del paese anatolico che sta aumentando progressivamente la capacità produttiva oleicola con investimenti e maggiori impianti.Ankara conta ormai quasi 192.500.000 milioni di ulivi, destinando il 29% del frutto alle olive da mensa e il 71% alla frangitura. Il ritmo di crescita degli uliveti è dell’1,9% annuo. La prossima raccolta si aggirerà tra le 210 e le 235.000 tonnellate, in attesa di sapere i risultati delle rese. Le prime acidità sono abbastanza alte, auspicando anche qui un brusco calo del termometro.
Un fattore che influenzerà molto lo scenario economico turco è la debolezza della lira, la quale ha visto la propria quotazione scendere da inizio agosto ad oggi di circa il 15%. Questo potrebbe dare una grande spinta all’export.
In ultimo l’Italia: situazione disomogenea, con in centro e il nord in deciso calo produttivo dovele gelate di marzo e caldo siccitoso estivo hanno influito negativamente.Buone prospettive per la Puglia, con il nord barese e il Gargano con una ottima carica. Il Salento, purtroppo, fa storia a sé, con la Xylella che ha decimato gli uliveti.
Le rese non sono entusiasmanti e anche le qualità, al momento, soffrono del caldo. Poca, sinora, la presenza della mosca.Le stime durante l’estate parlavano di oltre 300.000 tonnellate, pensiamo però che dopo le scarse precipitazioni autunnali e i picchi di caldo estivo questo numero verrà ridotto di qualche decina di migliaia di tonnellate.
In conclusione, caldo estivo con code sino a tutto l’autunno, scarse piogge e gelate diffuse durante l’inverno nelle zone più interne, sono i motivi dominanti della nuova raccolta in tutto il mediterraneo. Una produzione con numeri rivisti al ribasso, con scorte di raccordo fra le campagne in calo ma con lo spettro della frenata dei consumi che preoccupa gli operatori oleari.
In apertura, foto di Fattoria Petrini
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