Economia

Sarà un 2024 carico di tensioni per il settore oleario spagnolo

Le reazioni del settore sono unanimi. Di fronte a raccolti così scarsi, tutti perdono e nessuno vince. L’intera catena del valore sta soffrendo, anche se a volte i prezzi si sono triplicati. Ma non ci si arrende. Sono molti i filoni di ricerca e i progetti in fase di sviluppo per fronteggiare i condizionamenti del cambiamento climatico. Riguardo poi alle problematiche dei panel test, è in corso  anche in Spagna  un dibattito molto importante. Nostra intervista a Nieves Ortega, direttrice della rivista Olimerca

Luigi Caricato

Sarà un 2024 carico di tensioni per il settore oleario spagnolo

Non si è mai presentata una situazione così inedita e così fuori dal comune in Spagna. Abituata com’era a macinare successi dopo successi, con i grandi quantitativi di olio estratto, ora che da ben due olivagioni si ritrova con produzioni di molto inferiori alla media, non resta altro che interrogarsi sul presente e sul futuro dell’olivicoltura spagnola. Ed è proprio per questo, per cercare di capire i possibili scenari, che abbiamo voluto intervistare Nieves Ortega, direttrice della rivista Olimerca. La pubblicazione vede la luce nel marzo 2012, quale iniziativa personale della Ortega, giornalista con una lunga carriera professionale nel mondo della stampa specializzata e una vasta esperienza nel settore dell’olivicoltura e degli oli da olive, avendo sviluppato la propria attività professionale quale direttrice, per vent’anni, della rivista Oleo.

C’è grande preoccupazione in Spagna, per queste due campagne olearie così poco generose. Quali sono le reazioni dei principali attori della filiera olivicola-olearia?

Senza dubbio in Spagna, così come in altri paesi in cui il cambiamento climatico sta influenzando la coltivazione dell’olivo, c’è un sentimento di grande preoccupazione per le due campagne consecutive di bassa produzione di olio da olive. Questa minore disponibilità di prodotto ha fatto sì che il nostro oro liquido stia perdendo risalto sui mercati internazionali. L’aumento dei prezzi che il consumatore deve farsi carico porta a riflettere su come si debba agire per far accettare la nuova situazione. C’è un compito che richiede formazione e informazione, affinché il concetto di salubrità e bontà dell’olio arrivi come messaggio prima di quello del prezzo. Le reazioni del settore sono unanimi. Di fronte a raccolti così scarsi, tutti perdono e nessuno vince. L’intera catena del valore soffre, anche se a volte i prezzi sono triplicati.

Si stanno studiando specifiche soluzioni agronomiche per fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico, e le conseguenti ondate di caldo, unitamente ai lunghi periodi di siccità, hanno destato grande preoccupazione negli ultimi anni per l’intero settore agricolo spagnolo, e in particolare per l’ambito olivicolo e oleario in Spagna.

In questo contesto, ormai da un decennio a questa parte, sono molti i filoni di ricerca e i progetti in fase di sviluppo che si stanno portando avanti in Spagna. Sia il governo spagnolo, sia le comunità autonome, stanno assumendo impegni importanti per riutilizzare le acque reflue delle città, per impiegarle come acqua per l’irrigazione. Si stanno inoltre implementando e migliorando gli impianti di desalinizzazione nella comunità andalusa, per una migliore gestione delle acque dei bacini artificiali e delle paludi e, soprattutto, c’è da osservare che gli agricoltori stanno implementando dei sistemi di controllo e di gestione dell’acqua nei loro uliveti, in modo da essere più efficienti e, nello stesso tempo, più sostenibili.

In questo contesto, dobbiamo anche evidenziare gli sforzi di ricerca nell’ambito delle università, il tutto in collaborazione con le aziende private, le quali sono, in definitiva, quelle che forniscono soluzioni tecnologiche per aiutare a migliorare la gestione dell’acqua.

Con il calo della produzione e il conseguente innalzamento dei prezzi degli oli il consumatore spagnolo ha ridotto sensibilmente i consumi. A quanto ammonta percentualmente questo calo e dove si stanno orientando ora i consumi di grassi alimentari, verso quale tipo di olio?

Nel mercato spagnolo, anche il consumo di olio d’oliva ha risentito dell’aumento dei prezzi all’origine. Ma, sorprendentemente, questo calo non è stato così elevato, così come previsto all’inizio della campagna olearia. Su Olimerca è possibile prendere visione (QUI) degli andamenti dei consumi degli altri grassi vegetali rispetto all’olio d’oliva. Come si potrà notare, l’olio di girasole non ha beneficiato del calo della domanda di olive, mentre l’olio di sansa di oliva ha guadagnato quote di mercato.

L’analisi sensoriale degli oli vergini di oliva sta creando molti problemi di natura commerciale. Effettivamente, è l’unico prodotto alimentare che subisce il giudizio di un panel test e ciò diventa un fattore merceologicamente discriminante. Gli altri alimenti in commercio non vengono invece giudicati per le loro percezioni sensoriali. Esiste un dibattito in tal senso in Spagna, sull’opportunità o meno di penalizzare gli oli che al panel test non risultino essere extra vergini?

Naturalmente c’è un dibattito importante, su questo argomento. Sempre più voci si levano contro queste valutazioni organolettiche, perché le si considerano molto soggettive e mutevoli, a seconda degli esperti che effettuano tali analisi sensoriali. In questo senso si sta lavorando molto da alcuni anni nella ricerca di una tecnologia che integri il tradizionale panel test e che soprattutto riduca l’incertezza giuridica di cui soffrono molte aziende confezionatrici. Questo lavoro lo stanno portando avanti l’Interprofessionale dell’olio di oliva della Spagna, in collaborazione con l’Università di Córdoba e altri centri di ricerca, l’Università di Jaén, così come le aziende private come Acesur e i laboratori indipendenti come Indlab.

L’olio nelle bottiglie di plastica. C’è stato un grande dibattito in Spagna. Come è andata a finire?

Plastica o vetro? È stato un argomento molto discusso un paio di anni fa, ma alla fine si è concluso a causa delle pressioni del settore cooperativo e industriale nel suo insieme, i quali hanno difeso davanti all’amministrazione centrale la loro causa, sostenendo che il vetro sia più adatto per gli oli Evo di alta qualità, mentre Il PET sia da ritenere più adatto per gli oli di oliva raffinati, i quali hanno un fatturato più elevato. Lo scopo di questo era di ridurre l’aumento dei costi che la presenza del vetro avrebbe negli oli dal fruttato e dal gusto più delicato.

Per chiudere, una domanda sul futuro. Cosa ti aspetti dal settore olivicolo spagnolo per l’anno 2024, ormai così vicino?

Il 2024 sarà ancora una volta un anno rischioso per l’intero settore olivicolo spagnolo. Un anno ricco di tensione per via della possibile evoluzione dei prezzi all’origine, e soprattutto un anno in attesa delle piogge così tanto necessarie per la campagna 2024/2025.

Sarebbe una vera catastrofe, insostenibile, se anche in questo nuovo anno che abbiamo all’orizzonte non vi siano condizioni favorevoli agli ulivi fossero, colpiti ancora una volta da intense ondate di caldo e grandi siccità.

 

In apertura, foto di Olio Officina

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