Economia

È dura battaglia sul fronte, sempre caldo, del settore oleario

Codacons presenta un esposto per “turbativa del mercato e sfruttamento di interessi privati mediante atti di concorrenza sleale”. Lo scontro si sta facendo duro e non si placano gli effetti della bomba innescata di recente da una rivista la cui mission si fonda proprio sui test comparativi. Per arginare una pratica ritenuta poco trasparente, è stato siglato un accordo con il Ministero delle Politiche agricole

Olio Officina

È dura battaglia sul fronte, sempre caldo, del settore oleario

C’è un comunicato stampa diffuso quest’oggi, venerdì 4 giugno 2021, che non lascia spazio a mezze misure. Si legge, testualmente: “Stop ai test comparativi poco trasparenti sui prodotti di largo consumo eseguiti da privati che alterano Ie scelte dei consumatori e rappresentano una illecita manipolazione del mercato”.

Sono – come si può notare – espressioni forti, al punto che non si fermano a una pura e semplice dichiarazione, anche perché il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro la rivista Il Salvagente e I’associazione Assoconsum, dove si chiede di aprire “una indagine per turbativa di mercato e concorrenza sleale finalizzata allo sfruttamento di interessi privati”.

Tutto ciò rimanda a una recente indagine sugli oli realizzata e diffusa nel mese di maggio e di cui si sa che la vicenda era già stata portata all’attenzione dell’Antitrust. Con tale azione il Codacons chiede ora il sequestro della testata giornalistica.

Il settore oleario, come molti sono ormai a conoscenza, è tempestato da continui e ripetuti scandali, di cui non si comprende il senso, visti anche i risultati che spesso sconfessano il clamore suscitato di volta in volta.

Il Codacons – si legge nel comunicato – ha firmato un importante accordo con I’lspettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi, l’ICQRF, struttura che come molti sanno fa capo al Ministero delle Politiche agricole.

L’obiettivo è “ricondurre i test sugli oli per uso alimentare esclusivamente nell’ambito pubblico, a garanzia della obiettività e della tutela del consumatore”.

Un impegno, questo, che si estende anche alla creazione di un Osservatorio sulla qualità dei prodotti e sulla correttezza della pubblicità alimentare, con il compito dichiarato di “promuovere la creazione di modelli di monitoraggio che, coniugando le risultanze delle attività di analisi sugli oli condotte da laboratori privati accreditati con l’attività di verifica della correttezza delle modalità di presentazione e di etichettatura degli oli di oliva immessi al consumo, consenta di assicurare, nel rispetto dei principi di leale concorrenza, la più completa informazione ai consumatori, avvalendosi dell’ausilio di Nas, Agenzia delle Dogane e lspettorato repressione frodi (ICQRF)”.

L’Osservatorio – si legge nel documento – “sarà finanziato in modo indipendente dalle organizzazioni dei produttori di oli come Federolio e Unaprol ed è aperta a tutte le aziende che vogliamo partecipare”.

La guerra dell’olio, che è stato sempre il tema dominante all’interno di un settore travagliatissimo, ora si estende alle associazioni di consumatori. Di recente, infatti, AssoConsum ha presentato denuncia, sul caso in questione, in ben sei Procure.

Si tratta ormai di una situazione imbarazzante, quella che si è venuta a creare da qualche anno a questa parte in un settore in cui manca coesione e coerenza.

A nostro parere deve finire questo continuo cavalcare il tema delle frodi in maniera azzardata e pretestuosa. Ci vorrebbe un segnale forte dalla politica, la quale in verità ha sempre disatteso i propri compiti. Tuttavia, questa annunciata collaborazione con le Istituzioni può essere un buon inizio, cercando comunque di evitare cadute di stile così come è avvenuto purtroppo in passato.

Ciò che manca, a tutti i livelli, è una classe dirigente che sappia governare ciò che ormai è diventato ingovernabile. Se il comparto soffre e paga a caro prezzo il continuo disagio in cui opera, è perché regna un vuoto culturale che consente a chiunque di intervenire a gamba tesa rompendo già fragili e precari equilibri, dando luogo a inopportuni, continui e inutili scandali.

Bene ha fatto l’Unione Nazionale Consumatori, che in collaborazione con Assitol, ha lanciato una serie di comunicazioni positive, tese a informare e ad aiutare il consumatore nelle scelte di acquisto, senza ogni volta spaventarlo e disorientarlo, come invece accade di frequente con altri soggetti.

Per ricucire un comparto oleario lacerato ormai da divisioni che appaiono insanabili, ci vuole un ripensamento radicale dei ruoli insieme a una trasparenza che al momento non esiste.

Non ha senso cavalcare in maniera equivoca uno strumento magnifico come il panel test depauperandolo delle proprie finalità istitutive.

La valutazione sensoriale dovrà essere effettuata secondo le regole già esistenti che andrebbero solo rispettate.

Creare distorsioni di mercato usando il panel test a scopi scandalistici è grave e inaccettabile. Per fortuna le nuove evidenze scientifiche ci conducono verso nuove prospettive, con il ricorso all’analisi dei composti volatili. Vedremo.

Intanto, la strada per uscire dal cul de sac in cui si è precipitati c’è, ma occorre la chiara volontà di percorrerla fino in fondo e con serietà.

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia