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Sapete cos’è la geodemografia?

Un libro di Massimo Livi Bacci, studioso dei rapporti tra demografia e politica, ci fa comprendere il senso profondo di questa parola e la complessità nell’affrontare la questione da parte degli Stati. Le migrazioni sono la grande incognita

Alfonso Pascale

Sapete cos’è la geodemografia?

Un libro da leggere è sicuramente La geodemografia. Il peso dei popoli e i rapporti tra stati (Il Mulino 2024). L’autore è Massimo Livi Bacci, studioso dei rapporti tra demografia e politica. Egli dimostra che il sistema geopolitico è fortemente sensibile all’evolversi dei fenomeni demografici di lungo periodo, che alterano i rapporti tra le grandi masse di popolazione. Continueranno a esserci popolazioni in forte ascesa e altre in declino; le prime incontreranno sfide già note, largamente sperimentate nell’ultimo secolo. Le seconde affronteranno situazioni nuove, raramente sperimentate in passato. Sono però fenomeni graduali – crescita, declino, invecchiamento, bassa o alta natalità – con effetti cumulativi percepiti con lentezza. Sono soprattutto i fenomeni demografici più localizzati che hanno impatto geopolitico: un’intrusione di migranti oltre confine, l’uso ricattatorio della migrazione, lo sviluppo differenziato di gruppi etnici o religiosi, per fare alcuni esempi.

Molto interessanti sono le considerazioni di Livi Bacci sull’andamento futuro della fecondità nelle singole popolazioni. I motivi di incertezza riguardano il “quanto”, il “quando” e il “quanto a lungo”. Il variabile intreccio di questi tre motivi di incertezza determinerà l’andamento della riproduttività delle singole popolazioni, creando oscillazioni e cicli non sincroni nei diversi aggregati demografici, e riproponendo gli squilibri territoriali di crescita già oggi presenti.

Le migrazioni sono la grande incognita. Le diseguaglianze e il divario tra Paesi per quanto riguarda l’economia e il benessere sono le principali forze in campo nel determinare il fenomeno. Ma vi sono altri fattori che sfuggono a ogni ragionevole previsione. Uno di questi è l’emersione (o la scomparsa) di conflitti generatori di migrazioni forzate. Un altro fattore da considerare è l’impatto del cambiamento climatico su possibili flussi migratori dalle aree aride soggette a desertificazione, dove vive mezzo miliardo di persone, che avranno quindi condizioni di vita e di sussistenza problematiche, e di conseguenza forti spinte a migrare.

C’è, dunque, un grande disordine da governare: quello migratorio. Gli organismi internazionali riconoscono il problema ma si limitano a blandi documenti e a impegni non vincolanti e puramente formali.

Nel dibattito sul completamento dell’integrazione europea il problema demografico, entro cui si colloca quello migratorio, viene sottovalutato. Eppure si sa che, da questo punto di vista, nell’Ue è in atto un progressivo declino della sua popolazione. Ci vorrebbe una riforma dei trattati che legittimi la sovranità dell’Unione non solo in materie come la difesa, i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare ed energetica, la ricerca e l’innovazione tecnologica, ma anche in quelle riguardanti la demografia e le migrazioni. Si tratta di trasformare la Ue in un soggetto politico capace di prendersi cura del Mediterraneo allargato e, più in generale, del continente africano, la cui popolazione è in costante ascesa. Solo in un grande patto Ue-Africa sarà possibile affrontare problemi complessi come la demografia e i movimenti delle persone. Per questo è bene leggere il libro di Livi Bacci.

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