Avete mai provato l’olio di lentisco?
È un olio che stupisce per il suo forte carattere. Ad annusarlo si scorgono i sentori di corteccia e resina, un aroma balsamico. Ha un gusto con una base amarognola che rimanda alla macchia mediterranea. Oggi cresce l’interesse scientifico anche per le sue proprietà dermatologiche e cosmetiche. La pianta da cui si ricava, appartiene da sempre al paesaggio naturale della Sardegna
In un mondo sempre più longevo, è dimostrato che la Sardegna vanta una delle più alte concentrazioni di centenari al mondo. Sarà il sole, il vento, il mare, sarà indubbiamente anche l’alimentazione. Proprio tra gli ingredienti di una dieta varia e sana emerge un alimento molto particolare, tipico di quest’isola. Si tratta di un olio: l’olio di lentisco, un prezioso condimento dall’alto valore sensoriale, nutrizionale e salutistico.
È un olio dal carattere robusto, complesso, di non facile abbinamento ma interessante proprio per questa sua introversa personalità. Lo si intuisce già all’olfatto. Sentori di corteccia e resina pregni di sole inondano le narici consegnando al cervello la promessa del sapore che verrà. Il gusto, così anticipato dall’olfatto, raccoglie un sottofondo amarognolo che rimanda alla macchia mediterranea e all’humus generoso dove l’albero cresce prospero tramandando una lunga storia di preziose tradizioni.
Pistacia Lentiscus, dall’aroma balsamico
Il lentisco appartiene da sempre al paesaggio naturale della Sardegna che beneficia dell’intenso aroma balsamico sprigionato dalla pianta. Ci sono tracce del suo utilizzo fin dall’età nuragica. La sua forza non risiede solo nella crescita spontanea ma anche nella generosità con cui matura le sue piccole bacche, perle di benessere, dalle quali si ricava l’olio. Se poi sia questo l’elisir che dona lunga vita agli isolani solo approfondite ricerche scientifiche potranno stabilirlo ma, nel dubbio, meglio approfittarne quando si ha la fortuna di trovarlo perché non è molto diffuso. Infatti, i costi della lavorazione, che è lunga e complessa, rendono il prodotto praticamente introvabile sul mercato ed è incredibile pensare che fino a qualche tempo fa, in assenza della corrente elettrica, quest’olio venisse utilizzato come combustibile per l’illuminazione.
La raccolta dei frutti
La raccolta del lentisco avviene in autunno inoltrato, quando le bacche raggiungono la piena maturazione, senza strumenti tecnologici ma semplicemente assecondando la naturalezza della pianta. Si prende un ramo di lentisco tra le mani e lo si strofina, badando a non rovinare l’arbusto, lasciando cadere le bacche dentro le ceste. In passato, la lavorazione avveniva in contenitori di rame stagnato detto “cradaxiu”, mentre oggi si utilizzano contenitori in acciaio inox.
Per la preparazione si fa bollire dell’acqua, si immergono le bacche di lentischio e si lasciano bollire per circa 15 minuti. Dopo di che, si travasa il tutto in una sacca robusta, detta “sa sacchitta de linu de aulla” e si procede con la spremitura, “cracadura”, avendo l’accortezza di aggiungere ogni tanto dell’acqua. In origine la lavorazione si effettuava con i piedi, come per l’uva, o con una macina, come per le olive.
Se la destinazione dell’olio di lentisco è alimentare, dopo la spremitura si esegue la “sciammadura” per eliminare ogni impurità.
Un utilizzo non solo in cucina
L’uso dell’olio di lentisco come condimento in cucina è assai antico, non essendo sempre stato facile approvvigionarsi di olio d’oliva, con il quale non ha alcunché da spartire poiché diversissimi per struttura, aroma e sapore. Con “l’ociu listincu” tradizionalmente si usava friggere le frittelle e si condiva il minestrone di pasta e verdure aggiungendo così il vigore della pianta alla delicatezza degli ortaggi.
Nella tradizione sarda, specialmente nelle aree agro-pastorali, il suo impiego era molteplice e si sfruttavano tutte le parti della pianta, anche le foglie, con cui si preparavano impacchi per sanare le ferite e deodorare i piedi. Le foglie più giovani e tenere venivano poste all’interno delle scarpe per emanare profumo e impedire l’eccesso di sudorazione. Non solo: masticandole si otteneva una perfetta igiene orale. Anche la corteccia offre un utilizzo: ne si ricava una resina fluida che solidifica all’aria, nota come mastice di Chio, dal nome dell’isola greca sua maggiore produttrice.
Oggi cresce l’interesse scientifico per le proprietà dermatologiche e cosmetiche di questo olio ma va a confermare quello che la cultura e la tradizione sarda già avevano intuito. L’olio di lentisco rappresenta infatti un ottimo ingrediente per la cosmesi, o meglio un multi-ingrediente, grazie alle sue molteplici virtù. Già Ippocrate, Dioscoride e Plinio ne elogiavano i benefici nella cura della pelle, come astringente, lenitivo e detergente. Oltre a rappresentare un ottimo rimedio contro ulcere, tosse e raffreddore. L’intuito della saggezza antica è confermato dalla scienza moderna: la straordinaria ricchezza di acidi grassi monoinsaturi, steroli e tocoferoli (vitamina E) attribuirebbero all’olio di lentisco un’evidente efficacia antitumorale, una buona capacità di abbassare i livelli di colesterolo Ldl e un’azione di conforto nelle affezioni gastriche.
Insomma, se l’olio di lentisco non è quell’elisir di lunga vita di cui tutti vorremmo godere, poco ci manca. È comunque un prezioso segreto di cui far tesoro per vivere bene.
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La foto di apertura è di Olio Officina ©
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