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L’inconfessabile segreto di un prete

Alla fine è sempre così. Dietro le apparenze si nascondono ben altre intenzioni. Eppure non c’è motivo di lamentarsi. E’ accaduto, accade. Non c’è da stupirsi. Non si dica tuttavia che non era così da tempo e che solo oggi si da’ spazio al vizio

Luigi Caricato

L’inconfessabile segreto di un prete

Qualcuno ha parlato di pornografia alimentare. Io stesso – lo confesso – davanti all’insistenza contemporanea sui cibi mi rendo conto che alcuni giornali, al fine di esaltare le varie ricette presentate, insistono sempre più sui particolari, ingìgantendoli. Proprio come avviene nelle riviste porno, nell’atto di esaltare parti di corpo, pur di accontentare la morbosità del lettore, si insiste con primi piani fuori dalla realtà.

Così, se oggi parliamo tanto di cibo e non c’è trasmiossione in tivvu che ne amplifichi le attenzioni, non crediate che in passato era tutta un’altra storia: non è così. Il cibo ha sempre attratto, proprio come il sesso. Tant’è che leggendo il libro, autorevolissimo, serissimo, interessantissimo, di Anna Martellotti, edito da Leo S. Olschki con il titolo I ricettari di federico II. Dal “meridionale” al “Liber de coquina”, si scopre che pasano i secoli e non cambia nulla.

L’autrice del volume riporta alcune curiose fonti, come quella rsalente a poco dopo il 1424, laddove il novelliere senese Gentile Sermini racconta del prete Meoccio che si portava dietro un libro di cucina camuffato da breviario (“tutto di ricette di cuochi era pieno, contando di tutte le vivande e ghiottornie che fare si potessero, in che modo cuocere si dovessero e con che savori, e a che stagioni, e tutto di ciò e non altro ragionare”).

Insomma, passano le epoche, ma sempre al centro della scena sono i soliti noti: i cucinieri. Sempre nel volume della Martellotti, si riferisce del lucchese Giovanni Sercambi, che immagina le sue novelle narate durante la peste del 1374, intento a parlare di cuochi professionali, e che “tal mestieri di cuoco fanno, con libri e con maestrìa s’ingegnano le vivande fare tanto ghiotte che la loro bottega abbia gran ressa e guadagno”.

Insomma, vi sembra che sia cambiato qualcosa rispetto al passato? Tutti, alla fine, si occupano di cibo, tanto che alcune figure ne traggono gran vantaggio. La differenza con l’oggi? E’ che è tutto spudorato perché è spudorata ed esibizionista l’epoca. Tutto qui.

L’inmmagine di apertura è una fotografia di Luigi Caricato che riprende un’opera di Gauguin esposta al MoMa di New York

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