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Gli scarti olivicoli? Una preziosa risorsa per generare energia elettrica

Un ettaro di oliveto può fornire da sei a dieci tonnellate di sostanza secca all'anno a seconda della tipologia di cultivar, del sesto d'impianto e della gestione agronomica. Ciò si traduce in prezioso materiale impiegabile dalle aziende agricole rispettando così uno smaltimento sostenibile

Marcello Ortenzi

Gli scarti olivicoli? Una preziosa risorsa per generare energia elettrica

 

Un oliveto fornisce scarti di biomassa che può essere utilizzata per produrre calore e energia elettrica per le aziende agricole.

Infatti, un ettaro di oliveto può fornire da sei a dieci tonnellate di sostanza secca all’anno, a seconda della tipologia di cultivar, del sesto d’impianto e della gestione agronomica.

Il calore può anche essere prodotto dopo che il materiale è stato trinciato, o prima imballato e successivamente trinciato.

In commercio si trovano pellet e bricchetti realizzati con i residui di potatura al fine di migliorare l’efficienza energetica durante la combustione, che normalmente avviene in specifiche caldaie a pellet.

I residui possono essere trasformati a seguito di processi termochimici complessi quali la pirolizzazione e la gassificazione, che danno combustibili gassosi (syngas) e liquidi (olio di pirolisi) per generare energia elettrica e calore.

La Puglia, regione ricca di oliveti, è un buon campo di utilizzazione degli scarti olivicoli: si fa essiccare il legno per aumentare l’efficienza energetica prima di bruciarlo, si lasciano le ramaglie circa un mese al suolo dopo la potatura, in modo che sia ridotta l’umidità del legname e, successivamente, si procede con la coppatura, utilizzando le macchine che sminuzzano la fibra in pezzi di piccole dimensioni che permettono un’agevole movimentazione e stoccaggio.

Il mercato offre molte attrezzature differenti in grado di compiere l’operazione e si opera la scelta in base alla quantità di materiale che deve essere lavorato, alimentazione della macchina dimensioni del cippato.

Il cippato è utilizzabile per alimentare una caldaia a biomassa, oppure un impianto di gassificazione o pirolisi.

Esistono però in commercio anche dei pellettizzatoti montati su camion che, partendo dal cippato, producono il cosiddetto agre pellet direttamente a bordo campo. Le singole aziende agricole possono dotarsi di macchine proprie per trattare gli scarti ma l’efficienza dell’operazione è raggiungibile specialmente a livello di comprensori, anche se il sistema appare più complesso da realizzare.

Un esempio interessante di sfruttamento dei residui di potatura nel Salento è l’iniziativa dell’imprenditore Marcello Piccinni nei dintorni di Calimera.

Con un investimento di otto milioni di euro, nel 2010 è nata Fiusis, un’azienda che sfrutta i residui di potatura dell’olivo per alimentare un impianto di cogenerazione da 1 MW, utile a produrre energia per circa 2.500 famiglie all’anno.

L’imprenditore ha individuato un’area di dieci chilometri quadrati intorno a Calimera dove sono presenti circa 160mila olivi.

Qui, gli agricoltori effettuano una potatura triennale che produce circa dieci tonnellate di biomassa legnosa ad ettaro.

Dopo il primo avvio dell’impresa, si è costituita una società dedicata per il ritiro delle ramaglie che vengono cippate direttamente in campo circa un mese dopo la potatura, in modo da agevolare la perdita di foglie e di ridurre l’umidità contenuta nel legno.

Il cippato è poi lasciato in cumuli a bordo campo e ritirato a seconda della necessità dell’impianto di cogenerazione.

Si è formata una filiera del legno composta da oltre 1.200 agricoltori della zona che conferiscono i residui di potatura gratuitamente e in cambio ne ottengono lo smaltimento in maniera sostenibile.

In apertura, foto di Marcello Ortenzi 

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