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Il biometano nazionale

E’ un’ottima opportunità di risparmio energetico. Le opportunità non mancano, come non mancano nemmeno le tecnologie e le capacità innovative. Ecomondo certifica che gli impianti di cui disponiamo sono infatti in linea con l’obiettivo del dieci per cento di consumo di biocarburanti entro il 2022. E’ il Sud, tuttavia, pur con le sue grandi potenzialità, a essere in ritardo

Marcello Ortenzi

Il biometano nazionale

Il convegno a Ecomondo ha visto diversi interventi sul biometano. Intanto si è confermato che il “Biogas fatto bene”, documento di guida fatto dai soggetti più autorevoli del settore biogas e può indirizzare i progetti d’impianto per diventare motore di uno sviluppo agricolo più sostenibile e attento alla tutela dell’ambiente: dall’aria, con l’abbattimento delle emissioni, al suolo, con l’utilizzo del fertilizzante da digestione anaerobica, che aiuta a chiudere il ciclo del carbonio recuperando la fertilità dei terreni”.

Solo in ambito agricolo esistono oggi circa 1.300 impianti a biogas, capaci di produrre più di 2 miliardi di metri cubi di gas naturale equivalente. All’appello manca ancora il Sud, che ha quindi enormi potenzialità di sviluppo economico nel biogas e biometano. Secondo il Consorzio Italiano Biogas, l’intero settore porterebbe alla creazione di 8 mila lavori verdi e, in prospettiva al 2030, investimenti per 3,8 miliardi di euro che potrebbero valere un aumento dello 0,3% del prodotto interno lordo del Mezzogiorno.

Una filiera pregiata del biogas è la produzione di Biometano, carburante nazionale che potrebbe sostituire molta parte del gas naturale che importiamo a caro prezzo dall’estero. Di recente il percorso normativo iniziato nel 2013, si è concluso lo scorso 5 agosto quando il Gse (Gestore dei servizi energetici), ha pubblicato le procedure di qualifica degli impianti e quelle relative al rilascio degli incentivi corrispondenti.

Le procedure normative attuali privilegiano in termini economici, il biometano destinato a trasporti con l’obiettivo di valorizzare il parco di produzione biogas esistente e di favorire un abbassamento della componente A3 in bolletta mediante lo scambio da biogas per elettricità a biogas per biometano.

Il presidente del CIB, Piero Gattoni ha affermato che “Grazie all’impegno del governo, e in particolare del ministero delle Politiche agricole l’Italia ha una delle normative più avanzate sul biometano e può guardare con fiducia all’obiettivo di raggiungere entro il 2022 il target del 10% di consumo di biocarburanti. Ci vorrà del tempo, ma le imprese ora sanno di poter contare su un quadro normativo perfettibile ma completo. Ci aspettiamo che anche la parte del decreto relativa all’immissione in rete vada avanti, coerentemente con le evoluzioni normative europee”.

Gli interventi al convegno hanno ribadito che le tecnologie di purificazione e di upgrading del biogas a biometano attualmente disponibili sul mercato siano ormai sicure, affidabili, consolidate, ed estremamente efficienti.

Le ultime tecnologie

Il biometano oltre che dalla raffinazione del biogas da scarti zootecnici, può essere prodotto anche dalla lavorazione della frazione organica dei rifiuti. L’azienda Montello di Bergamo è uno degli stabilimento all’avanguardia per il trattamento dei rifiuti di derivazione organica. Qui, grazie a un investimento di 25 milioni di euro, è in fase di realizzazione un impianto di produzione di biometano da rifiuti organici, operativo dal 2016.

Massimo Centemero, presidente del Cic (Consorzio italiano compostatori) ha spiegato che “Con il metano prodotto dalla raccolta differenziata dell’umido, potremmo alimentare l’intera flotta della raccolta differenziata della frazione organica. Stiamo parlando di una capacità produttiva di 500 milioni di metri cubi l’anno, che andrebbero a coprire circa l’1 per cento della domanda nazionale”. Ma il biometano potrebbe essere impiegato anche nel mondo delle due ruote. Infatti a Key Energy, salone di Ecomondo dedicato all’energia e alla mobilità sostenibile, l’istituto professionale Alberti di Rimini ha presentato i risultati di un percorso iniziato quindici anni fa, che ha portato a inventare e perfezionare gli scooter a biometano.

Le opportunità offerte dalla frazione umida dei rifiuti non si fermano, infatti, nella produzione di biocarburante. Il Gruppo Argenta, azienda impegnata nel mondo della distribuzione automatica, ha avviato un progetto per la produzione di biogas dai fondi di caffè. Nella sola fase sperimentale l’azienda ha raccolto 400 tonnellate di fondi in tre mesi, con una produzione potenziale stimata di 600 kWh elettrici a tonnellata. «Tutti i nostri centri logistici e i nostri operatori si sono dovuti dotare di speciale attrezzatura per gestire i fondi di caffè», ha spiegato Stefano Fanti amministratore delegato di Argenta.

Grazie al progetto europeo Demosofc, il Politecnico di Torino ha realizzato a Collegno un impianto pilota capace di produrre energia elettrica e termica utilizzando celle a combustibile a ossidi solidi (Sofc) alimentate a biogas. Si tratta del primo esempio europeo per un impianto di media taglia (dell’ordine del centinaio di kW) che prevede la depurazione delle acque reflue con la conseguente produzione di biogas, successivamente impiegato per produrre energia. Le uniche emissioni sono vapor acqueo e anidride carbonica, che viene utilizzata per coltivare le alghe necessarie per la depurazione delle acque reflue, in un ciclo continuo ed estremamente efficiente.

Le opportunità quindi non mancano, come non mancano le tecnologie e le capacità innovative del Paese. A dimostrazione di un’Italia all’avanguardia nello sviluppo di un’economia circolare.

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