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La bioeconomia può aiutarci nell’attuale stato di emergenza

Il tnt, ovvero il tessuto non tessuto, viene impiegato in modo massiccio in questa pandemia in corso. Serve per realizzare le mascherine e le tute protettive per il personale medico di molti paesi. L’eccessivo incremento di domanda sta provocando penuria delle forniture e aumenti elevati dei prezzi. Nel Canada si fa largo una strada alternativa e amica dell’ambiente, sostituendo ormai da tempo la produzione di tnt sintetico con quello ecologico ricavato dalle fibre corticali di canapa, Kenaf e lino

Marcello Ortenzi

La bioeconomia può aiutarci nell’attuale stato di emergenza

L’emergenza Coronavirus ha visto crescere la domanda, tra l’altro, di carta igienica, salviettine disinfettanti e assorbenti. Questi prodotti sono fatti in ovatta di cellulosa oppure in tessuto-non-tessuto (Tnt) ricavati utilizzando fibre di plastica.

Per produrre una tonnellata di cellulosa ne occorrono 3,6 di legno, secondo dati Istat, equivalenti a circa 6,8 milioni di tonnellate di legname e questi prodotti a base di cellulosa diventano un rifiuto da eliminare dopo l’uso.

Secondo il “Barometro delle biomasse 2019” di EurObserv’ER, ente europeo per le energie rinnovabili,il principale consumatore di biomassa agroforestale è l’industria cartaria in generale, seguita dell’industria delle biomasse a uso energetico (il consumo di biomassa solida a scopo energetico risulta di circa 27,5 milioni di tonnellate).

La produzione di articoli monouso in cellulosa è anch’essa una frazione rilevante del consumo di biomassa, che denota quanto pesa in totale sui sistemi agroforestali.

Il tnt è poi impiegato nella pandemia di oggi massicciamente per fare le mascherine e le tute protettive per il personale medico in molti paesi, e questo enorme aumento di domanda di tali beni sta provocando penuria delle forniture e aumenti elevati dei prezzi. Il Canada invece, da tempo ha sostituito la produzione di tnt sintetico con quello ecologico ricavato dalle fibre corticali di canapa, Kenaf e lino.

La “Bast fiber technologies” è una tecnologia che separa le fibre corticali dalla corteccia e dallo xilema senza però distruggere il floema, lo strato più interno della corteccia, utile a conferire al prodotto finale le caratteristiche assorbenti e la coesione fra le fibre. Il Canada, pur essendo un paese ricco di boschi, ha trovato il modo di sostituire la materia prima legnosa con un sostituto altrettanto valido, fatto di fibre vegetali, come potremmo fare anche noi se sviluppassimo la coltivazione di piante con fibre naturali riutilizzabili.

Nella foto di apertura, fornita dall’autore, si può ammirare un campo di canapa

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