Va bene piantare alberi ma per i problemi climatici non basta
Il quarto Forum Nazionale sulla gestione forestale sostenibile di Legambiente del 18 novembre ha fornito considerazioni e proposte per l’utilizzo efficace delle foreste sul clima
Il Forum di Legambiente ha commentato la Cop 26 e le foreste. Una delle poche decisioni prese alla Cop c’è la dichiarazione sulle foreste e l’uso del suolo, sottoscritta da 114 Paesi partecipanti, che ospitano complessivamente l’85% del suolo forestale e che punta a limitare e invertire la deforestazione entro il 2030.
I sottoscrittori si impegnano a mettere a disposizione 20 miliardi di dollari per il recupero dei terreni danneggiati, alla prevenzione e mitigazione degli incendi boschivi e al sostegno delle comunità locali che vivono nei territori forestali.
La Ue, in particolare, si è pure espressa a favore di un proprio regolamento per affrontare la deforestazione a livello globale provocata dall’importazione di materie prime e prodotti immessi sul mercato europeo che non devono portare alla deforestazione.
Il prelievo indiscriminato di alberi dal legno pregiato è il primo passo verso la progressiva eliminazione di intere foreste da parte di agricoltori e allevatori, che intervengono per fare spazio alle coltivazioni di soia e di allevamenti di mandrie che pascolano sulle aree prima forestate e alimentano il commercio internazionale di legno illegale.
La deforestazione, il commercio illegale, il degrado forestale e la semplificazione forestale sono tutti aspetti di un fenomeno che interessa 5 milioni di ettari di foreste persi ogni anno, che si aggrava a causa dei tagli selettivi di piante commercialmente di maggiore valore, dal pascolo eccessivo, dall’attività venatoria illegale, dagli incendi e di altri fenomeni che provocano perdita di biodiversità forestale e la riduzione della resilienza degli ecosistemi.
La dichiarazione di Glasgow ha raccolto un importante consenso comunicativo anche perché impegna gli stati ad aumentare le superfici forestali da proteggere e la piantagione di 1.000 miliardi di alberi entro il 2030, ma non definisce come e dove farlo e non è previsto un sistema di monitoraggio dei risultati da parte dell’opinione pubblica.
Va bene aumentare le superfici forestali protette, ma attenzione a non dimenticare le foreste esistenti che sono quelle che garantiscono biodiversità, servizi ecosistemici e benefici a favore delle comunità locali e che rischiano l’abbandono e il degrado e dunque la banalizzazione forestale.
La tutela del patrimonio esistente è altrettanto urgente quanto la necessità di piantare nuovi alberi, in particolare nelle aree urbane e periurbane, che hanno bisogno di più verde e foreste urbane per ridurre gli effetti del clima e migliorare la qualità della vita dei cittadini e residenti nelle città.
Piantare alberi non deve sostituire le altre politiche di riduzione delle emissioni e non deve distrarci dalla necessità impellente di attuare una strategia efficace per ridurre le emissioni che rimane l’unica via per combattere il cambiamento climatico.
La foto in apertura è di Marcello Ortenzi
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