Salute

Innovazione e sostenibilità alimentare, ovvero tecnologia, salute e nutrizione

In vista di Expo Dubai 2020, l’Italia si dichiara pronta a valorizzare e diffondere un modello di consumo sostenibile in grado di assicurare la sicurezza alimentare e promuovere stili di vita sani, condividendo buone pratiche alimentari e mettendo in risalto la distintività del sistema agroalimentare italiano. Scenari e prospettive nuovi, he implicano la necessità di affrontare con piena consapevolezza e determinazione le profonde trasformazioni in atto

Roberto De Petro

Innovazione e sostenibilità alimentare, ovvero tecnologia, salute e nutrizione

Alcuni giorni or sono è stato firmato a Roma un Protocollo d’Intesa tra il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli e il commissario generale per la partecipazione dell’Italia a Expo Dubai 2020 Paolo Glisenti.

I temi al centro dell’intesa sono stati soprattutto la tutela della salute, del diritto a un’alimentazione adeguata, sicura e senza sprechi, che persegua modelli sostenibili e innovativi di produzione agricola.

L’accordo è stato sottoscritto durante l’evento preparatorio di Maker Faire Rome – The European Edition “Buono! Storie italiane di agricoltura, territori e cibo sostenibili”, promosso e organizzato dalla Camera di Commercio di Roma e realizzato in collaborazione con il Santa Chiara Lab – Università di Siena, nel quadro del percorso di avvicinamento al Food Systems Summit dell’Onu, i cui risultati verranno valorizzati nel quadro degli eventi che l’Italia organizzerà con Organizzazioni internazionali, a partire dall’Unione europea.

Il Protocollo firmato mira a valorizzare la partecipazione dell’Italia all’Esposizione Universale di Dubai, al via il primo di ottobre prossimo, attraverso la promozione dei modelli innovativi al servizio del cibo per comunicare bellezza e sostenibilità, in linea con il claim che caratterizza la partecipazione italiana a Dubai “La Bellezza unisce le Persone”.

Innovazione e sostenibilità

Con l’accordo sottoscritto – ha aggiunto Patuanelli – vogliamo portare anche all’Expo di Dubai i tre pilastri necessari per far compiere al settore primario un passo avanti verso l’innovazione, chiave di volta per la sostenibilità della produzione agroalimentare: educazione, protezione del sistema agroalimentare e ambiente. Promuovere presso le nuove generazioni un approccio salutare alla cultura del cibo, alla dieta mediterranea e alla sostenibilità è una sfida che non possiamo perdere.

C’è una crescente domanda di cibo italiano nel mondo – ha continuato Patuanelli – e proprio la localizzazione della prossima Esposizione Universale crea un’occasione formidabile per far conosce la distintività e l’originalità delle nostre produzioni agro-alimentari.

Dal canto suo il Commissario generale Italia per Expo Dubai Paolo Glisenti ha dichiarato che nel primo evento globale dopo la pandemia, bisogna mostrare al mondo le innovazioni della nostra agricoltura nella gestione delle risorse naturali – suolo e acqua, prima di tutto – è una grande opportunità per riaffermare l’alta qualità delle produzioni alimentari italiane che oggi tutelano salute e ambiente.

Con il Mipaaf, in linea con la strategia Farm to Fork dell’Unione Europea, daremo dimostrazione – ha aggiunto Glisenti – di come qualità nutrizionale e tracciabilità degli alimenti non soltanto certificano l’eccellenza della ‘dieta mediterranea’, ma sono fattori imprescindibili di difesa della biodiversità naturale, di sostenibilità dei sistemi sanitari e di neutralità climatica.

Il Mipaaf, in particolare, promuoverà il lavoro del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari, nonché hub per catalizzare su Dubai le migliori idee progettuali di ricerca italiane in campo agroalimentare.

Cibo & salute

Valorizzare e diffondere un modello di consumo sostenibile in grado di assicurare la sicurezza alimentare, promuovere stili di vita sani, condividere buone pratiche alimentari e la distintività del sistema agroalimentare italiano, ha aggiunto il Ministro Patuanelli, non significa solo contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu e quelli stabiliti dalla Commissione Europea nel Green Deal ma anche incidere in maniera determinante nell’indirizzare più velocemente il comparto produttivo nel processo di transizione ecologica ormai in atto.

Dieta mediterranea

Sarà data visibilità internazionale alla dieta mediterranea, e all’approccio salutare alla cultura del cibo che essa rappresenta, attraverso una narrazione interattiva e pratica rivolta in particolar modo ai consumatori giovani e all’acquacoltura, che rappresenta uno degli strumenti per far fronte alle sfide della sostenibilità delle produzioni.

Il Ministero e il Commissariato si impegnano a coinvolgere istituzioni, nazionali e internazionali, le organizzazioni multilaterali, le università, i centri di ricerca, le start-up e le imprese del territorio nazionale, valorizzando le migliori pratiche e i processi di produzione agricola sostenibile e incentivando l’orientamento dei più giovani alle nuove professioni e competenze in agricoltura e in ambito “green economy”.

Il Protocollo prevede altresì la programmazione di iniziative congiunte indirizzate a presentare ad Expo Dubai modelli di “imprenditoria collaborativa” operanti nei settori dell’agricoltura 4.0 e di precisione e dell’economia circolare.

“L’Italia – ha concluso Glisenti – grazie al protocollo d’intesa siglato con Prima, partenariato che promuove la ricerca e l’innovazione agroalimentare nel Mediterraneo, intende portare all’attenzione internazionale le migliori pratiche dell’innovazione in atto nell’area euro-mediterranea per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche, i sistemi alimentari, l’agricoltura di precisione insieme alle competenze italiane nel settore agroalimentare e in generale nella gestione del suolo.

Alimentazione e metabolismo

Ma c’è cibo e cibo, c’è alimento e alimento e non tutto quello che mangiamo è buono, sano e fa bene, anche perché non bisogna trascurare l’importante funzione che riveste nel nostro corpo il metabolismo.

Come spiega nelle sue conferenze ed i suoi libri il prof. Antonio Moschetta professore ordinario di Medicina interna all’Università di Bari e con l’Aircstudia le relazioni tra nutrizione, metabolismo e alcuni tumori,per metabolismo si intende “il complesso di trasformazioni biochimiche e di scambi energetici, regolati da reazioni enzimatiche, che avvengono nelle cellule e assicurano le attività vitali degli organismi”. Il termine “metabolismo” ha origine dal greco antico e significa “trasformazione”.

La medicina contemporanea si confronta sempre più di frequente con una tipologia di persone, il cosiddetto soggetto “metabolico” o “dismetabolico”, che può andare incontro nel tempo a importanti problemi di salute.

La sindrome metabolica, dice Moschetta, non è una patologia, bensì una condizione di rischio clinico. Cinque sono i parametri su cui concordano gli esperti per individuare il soggetto “metabolico”:ipertensione arteriosacon un PA > 130-135/80-85 mmHg; ipertrigliceridemia con valori dei trigliceridi nel sangue superiori a 150mg/dl;ipocolesterolemia HDLcon la frazione di colesterolo HDL (“colesterolo buono”) maggiore di 40 mg/dl nell’uomo e 50 mg/dl nella donna;iperglicemia a digiunocon la glicemia a digiuno maggiore o uguale a 100 mg/dl;circonferenza dell’addome: > 80 cm nella donna e > 94 cm nell’uomo.

Ovviamente ci vuole un’alimentazione sana e una costante attività fisica. Ma sulla dieta vale la pena precisare alcuni aspetti. A contare, infatti, è soprattutto, anche se non solo, la capacità di alcuni alimenti di indurre nel sangue picchi d’insulina, l’ormone del pancreas che serve a sfruttare l’energia dello zucchero. Quindi sul banco degli imputati a tavola andrebbero messi soprattutto gli zuccheri semplici e altri alimenti caratterizzati da alto indice glicemico, quindi in grado di indurre una secrezione significativa di quest’ormone pancreatico.

Ma ridurre i consigli dietetici a questo sarebbe sbagliato: per una buona salute in generale, e in particolare per la prevenzione dei tumori è bene anche limitare carni rosse e soprattutto carni lavorate. Allora che cosa mangiare per tenere alla larga la sindrome metabolica? Il corpus degli studi analizzati con profondità e chiarezza dal prof. Moschetta conducono tutti alla dieta mediterranea, che il professore esamina alla luce dei principali studi degli ultimi decenni.

Curare l’obesità, continua Moschetta, è l’obiettivo primario per contrastare la sindrome metabolica. Mentre un tempo si individuava il soggetto obeso tramite il BMI (Body Mass Index o indice di massa corporea), ottenuto dividendo il peso per il quadrato dell’altezza, oggi si ricorre a un parametro antropometrico molto più semplice da determinare e nello stesso tempo più significativo: la circonferenza addominale, misurata tramite un comune metro da sarto.

Per contrastare l’aumento di peso e lo sviluppo di tessuto adiposo bianco (il più pericoloso) è bene seguire uno stile di vita salutare che comprenda attività fisica aerobica e dieta bilanciata (di frequente si rende necessaria una restrizione calorica).

In particolare, la cosiddetta dieta mediterranea, ricca di frutta e verdura e povera di carboidrati semplici e di carne rossa, è considerata dai nutrizionisti particolarmente efficace nell’aiutare le persone a controllare il peso corporeo. Alcuni alimenti, come l’olio extra vergine di oliva e il pesce, sono considerati, nelle giuste dosi, come protettivi della salute.

Alimenti e nutriceutica

La medicina contemporanea tende a considerare anche alcuni alimenti alla stregua di veri e propri farmaci e su tale ipotesi è nata una nuova branca medica che prende il nome di “nutriceutica”.

Dice il prof. Moschetta: un ruolo importante nell’assimilazione degli alimenti lo gioca la flora intestinale. I batteri che colonizzano il nostro intestino formano infatti un vero e proprio organo supplementare, il cosiddetto microbiota, che regola molte reazioni chimiche all’interno del nostro organismo e la cui alterazione può provocare importanti malattie. Il microbiota può arrivare a pesare anche due chilogrammi.

Infine va ricordato che il metabolismo e l’alimentazione interagiscono con la costituzione genetica dell’individuo (“nutrigenomica”) e con i ritmi circadiani.

L’olio extra vergine di oliva

È stato moltissime volte, anche se qualche rimasto inascoltato, che particolare importanza riveste nella dieta mediterranea l’olio extra vergine di oliva, a proposito del quale viene sottolineato dal prof. Moschetta che l’ideale sarebbe poter disporre della cultivar più adatta alla singola persona. Insomma un ottimo olio di oliva pugliese può avere ricadute positive diverse su una persona rispetto a un ottimo olio di oliva ottenuto in un’altra regione, ovviamente sempre made in Italy.

Scenari e prospettive

Il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena ha realizzato di recente un’indagine sugli scenari post pandemia dal titolo “Scenari e prospettive delle imprese agroalimentari fra sostenibilità e innovazione” con al centro il futuro delle imprese agrifood italiane.

Il sistema agroalimentare italiano non potrà prescindere dal puntare in modo deciso sulla sostenibilità e sull’innovazione organizzativa e tecnologica. È questo uno dei risultati più rilevanti emersi dall’indagine a cui hanno risposto più di cento aziende e istituzioni come il Sustainable Development Solutions, Network (Sdsn), Fondazione Bcfn, Columbia Center on Sustainable Investment (Ccsi), Enea, Commissariato Generale di Sezione dell’Italia per Expo 2020 Dubai e con il patrocinio di Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile e la partecipazione di associazioni e organizzazioni professionali agricole.

I risultati dell’indagine, ha dichiarato Angelo Riccaboni presidente del Santa Chiara Lab, danno indicazioni molto chiare, alcune delle quali risultano stringenti: il 90% dei rispondenti richiede di avere una governance internazionale più ampia e più forte che controlli la produzione sostenibile degli alimenti; la sicurezza alimentare, cioè la possibilità di fornire il cibo nella quantità e nella qualità desiderata, assume una rilevanza cruciale; l’innovazione tecnologica e organizzativa rappresenta per il 70% dei rispondenti il motore per il futuro del settore.

Dal quadro che emerge risulta dunque chiaro che il sistema agrifood italiano del futuro dovrà affrontare delle trasformazioni profonde che non possono prescindere dal forte legame con i principi della sostenibilità e dell’innovazione.

In apertura, foto di Olio Officina

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia