Terra Nuda

La grande tradizione dei grani

Storie di archelogia industriale. Tutto si incentra sulla figura di Nazareno Strampelli, il fondatore della genetica agraria italiana. I suoi frumenti non appartengono solo al passato, continuano a vivere nei genotipi che ha creato, incrociati oggi con altri frumenti. Le sue creazioni sono state le più coltivate in Spagna e Argentina, da dove si sono riversate attraverso il mercato delle esportazioni in gran parte dell’America del nord e dell’Europa. Rieti ha dominato la scena mondiale, ma in pochi lo sanno

Roberto Lorenzetti

La grande tradizione dei grani

Nella prima metà del ‘900 Rieti è stata la sede di una delle pagine maggiormente significative della granicoltura mondiale. La Cattedra ambulante di granicoltura nata nel 1903, poi trasformata in Stazione sperimentale nel 1909 con le altre strutture, connesse, dall’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura di Roma, alle stazioni fitotecniche di Foggia, Cagliari, Badia Polesine, S.Michele all’Adige, Montagnana ecc., fanno tutte parte dell’esperienza scientifica che Nazareno Strampelli, il fondatore della genetica agraria italiana, ha creato e coordinato da Rieti.

Nella stazione di Campomoro, Strampelli ha di fatto messo fine alle tradizionali tecniche di selezione del grano che in modo più o meno costante si ripetevano da millenni, per introdurre quelle della manipolazione genetica che divenne, e ancora oggi cosi è, il percorso seguito in ogni parte del mondo. Qui furono creati in grani che progressivamente monopolizzarono la cerealicoltura nazionale e incisero fortemente su quella mondiale.

Già negli anni Trenta, circa il 70% della superficie granaria nazionale era coltivata con i frumenti creati a Rieti, e questi progressivamente si diffusero nel resto del mondo.
Nel 1922 Strampelli venne chiamato dal governo Argentino per studiare la politica cerealicola di quel paese che al tempo era il massimo esportatore di grano al mondo.

Dal 1925 egli fece parte del Comitato permanete del grano, quel superorganismo voluto e presieduto dallo stesso Mussolini per condurre la “battaglia del grano” indirizzata a raggiungere l’autosufficienza granaria in Italia, cosa che si ottenne proprio grazie ai frumenti inventati da Strampelli a Rieti.

Nel 1929 venne nominato senatore per alti meriti scientifici, e nel 1933 si organizzarono delle onoranze nazionali che di fatto andarono a sostituire un premio Nobel che molti ritenevano che egli meritasse, ma che per le condizioni politiche del tempo era pressoché impossibile concedere ad uno scienziato italiano, tanto è vero che il Nobel assegnato nel 1970 al professor Borlang per la sua “rivoluzione verde” in Messico suscita ancora oggi qualche polemica nel mondo della genetica agraria proprio perché egli altro non fece che seguire lo stesso percorso scientifico elaborato da Strampelli a Rieti mezzo secolo prima, cosa che per altro è stata recentemente sottolineata dal grande genetista americano Warren Kronstad nel corso della quinta conferenza internazionale sul frumento che si è tenuta ad Ankara nel 1996.

La disattenzione che – non tanto il mondo dell’agraria internazionale, quanto piuttosto la città di Rieti, ha riservato a questa importante esperienza scientifica appare ancor più ingiustificata se si tiene conto che i frumenti Strampelli non appartengono del tutto al passato ma hanno continuato a vivere sia nei genotipi che egli ha creato incrociati oggi con altri frumenti, sia nelle forme che egli stesso ha fissato a Rieti.
Una recentissima indagine sulle specie coltivate in Italia dal 1972 al 1995 ha dato risultati sorprendenti.

Il frumento tenero S. Pastore, una delle ultime creazioni di Strampelli, negli anni settanta era ancora quello maggiormente coltivato in Italia e in numerose altre parti del mondo
E quando all’inizio degli anni novanta si riduce la percentuale di superficie su cui viene coltivato, ciò avviene a favore di altri frumenti come il Libellula, Marzotto, Irnerio, Mec ecc., i quali hanno la caratteristica comune di possedere almeno un genotipo di Strampelli come il Villa Glori, L’Ardito, il S. Pastore e il Damiano.
Difficile dire quanto siano stati, e ancora oggi sono coltivati i frumenti Strampelli nel resto del mondo. La Società italiana di Genetica Agraria sembra essere intenzionata a realizzare una apposita indagine e a organizzare un congresso mondiale dedicato a Strampelli.
Sappiamo che i frumenti nati a Rieti sono stati ad esempio i più coltivati in Spagna, e in Argentina da dove sono stati riversati attraverso il mercato delle esportazioni in gran parte dell’America del nord e dell’Europa.

In un suo recente studio Slavko Borojevic, riferisce come tra il 1956 e il 1957 furono importate in Jugoslavia campioni di ben trenta varietà italiane e decine di altre provenienti dalla Francia, Grecia, Austria ed altre parti del mondo. L’obiettivo era quello di verificare quale fosse il frumento migliore per un clima freddo come quello dell’ex Jugoslavia. Tra tutte primeggiò il S.Pastore che Strampelli aveva creato molti anni prima tanto che in pochi anni divenne la varietà leader del Paese e altrettanto successo ebbe in Ungheria, Romania e Bulgaria.

Zhou Xiangchun ha di recente riferito riguardo all’utilizzo dei grani Strampelli in Cina dove furono introdotti negli anni trenta in occasione di una mostra agraria.
Vi furono esposti i grani Villa Glori, il Mentana e l’Ardito che, successivamente moltiplicati, furono impiegati.

Il primo che trovò largo uso in Cina fu il Villa Glori che, sotto il nome cinese di Zhongnong 28, venne impiegato fin dal 1938 nella provincia sud-occidentale di Sichuan, seguito dalle altre due varietà nelle medie e basse aree del fiume Azzurro. Ma la vera applicazione su larga scala i frumenti Strampelli l’ebbero dopo il 1949, quando nel contesto della rivoluzione maoista la superficie granaria della Repubblica popolare venne aumentata del 30% coprendo un area di oltre 30 milioni di ettari.

I frumenti Strampelli, insieme ad alcuni altri italiani che, come abbiamo visto, derivano in ogni caso geneticamente da quelli di Strampelli, contribuirono a far si che la produzione media per ettaro in Cina aumentasse di ben 5 volte passando dai 7 ai 35 quintali. Cosi i grani che in Italia erano stati gli artefici della battaglia del grano, vero e proprio simbolo del fascismo, in Cina furono al servizio della rivoluzione maoista.

Dalla provincia di Sichuan le varietà Strampelli già introdotte, alle quali si aggiunse successivamente il S.Pastore, si diffusero progressivamente nelle vallate del fiume Azzurro, quindi in quelle del fiume Giallo e in quelle del fiume Huai in un territorio vasto circa dieci volte l’Italia.

Il frumento Mentana che in Cina ha assunto il nome di Nanda 2419, nel 1961 era ancora coltivato su una superficie di oltre 70 milioni di Mu, cioè a dire circa 4.666.000 ettari, all’incirca l’intera superficie granari italiana e dalle operazioni di breeding effettuate successivamente , derivarono ben 110 diverse nuove qualità di frumento, 31 derivarono dall’Ardito, 28 dal Virgilio e 20 dal S.Pastore. Complessivamente ben 189 diverse qualità di frumento coltivate in Cina derivano direttamente dai frumenti che Strampelli creò a Rieti e il numero è di certo approssimato per difetto se si tiene conto che una indagine del 1992 del genetista Zheng ha messo in luce che oltre 600 qualità di frumento con pedegree noto, coltivate attualmente in Cina possiedono almeno un genotipo italiano ed è facile immaginare quanti di questi derivino direttamente e indirettamente dai grani Strampelli.

Di questa lunga e articolata esperienza scientifica restano oggi a Rieti delle testimonianze estremamente significative. Presso l’ex istituto di Campomoro, appositamente costruito per ospitare l’Istituto sperimentale di cerealicoltura, restano, oltre alla struttura, la raccolta di grani e il grande erbario, che sono unici al mondo.
Restano molte delle attrezzature scientifiche che egli utilizzò nel suo lavoro, una biblioteca specializzata e un archivio storico e uno fotografico. Fanno parte di questa vicenda anche ciò che resta del vecchio parco macchine a disposizione dei campi sperimentali della valle reatina, ed altre testimonianze probabilmente recuperabili nelle sedi degli altri istituti dipendenti e collegati con quello di Rieti.

UNA LETTERA DI SERGIO SALVI

Spett.le Redazione di Olio Officina,
scrivo per apportare delle doverose precisazioni in merito a quanto riportato nell’articolo a firma Roberto Lorenzetti intitolato “La grande tradizione dei grani” pubblicato in data 22 ottobre.
Sorprende come uno storico qualificato qual è l’amico Lorenzetti, ad ormai 15 anni di distanza dalla pubblicazione del suo volume La scienza del grano, che ha avuto il grande merito di raccontare per la prima volta con dovizia di particolari la vicenda storico-scientifica di Nazareno Strampelli, continui ad insistere nel riportare contenuti errati – alcuni dei quali sono probabilmente solo dei semplici refusi – che distorcono o generano confusione nel lettore in merito ai fatti storici.
Alcuni esempi, traendo spunto proprio dall’articolo in questione, sono i seguenti:

La Stazione di granicoltura di Rieti viene istituita nel 1907, non nel 1909;

L’uso dell’espressione “manipolazione genetica”, oggi utilizzata per indicare la transgenesi, al posto della più corretta “ibridazione”;

Il persistente ricorso alla “bufala” del Nobel non assegnato a Strampelli per motivi politici (Strampelli aveva aderito al fascismo) in un’epoca in cui essere fascisti non comportava nel modo più assoluto l’impossibilità di essere candidati al Nobel (non dimentichiamo che letterati e scienziati italiani notoriamente iscritti al Partito Nazionale Fascista, come Luigi Pirandello ed Enrico Fermi, ebbero il Nobel rispettivamente nel 1934 e nel 1938. Inoltre, lo stesso Mussolini, il più fascista di tutti, ebbe ben due nominations al Nobel per la pace nel 1935!). Il vero problema è che nessuno di coloro i quali avevano l’autorità per farlo candidò mai Strampelli al Nobel, e di conseguenza egli non avrebbe mai potuto vincerlo senza essere prima candidato. Basta visitare il sito ufficiale del premio Nobel e scorrere l’elenco storico delle nominations per rendersi conto che il nome di Strampelli è totalmente assente;

Sempre per restare in tema, il Nobel a Borlaug (non Borlang) nel 1956 quando gli fu invece assegnato nel 1970;

Gli improbabili flussi dei grani Strampelli da Spagna e Argentina verso i mercati del Nord America e dell’Europa;

I grani Strampelli introdotti in Cina negli anni Trenta in occasione di una mostra agraria allestita in una improbabile città cinese chiamata Percival (!?), anzichè la diffusione avvenuta a seguito dell’introduzione in Cina della collezione Percival (così chiamata perchè allestita da John Percival, famoso agronomo britannico).

Ripeto: sono sicuro che alcune delle suddette inesattezze sono frutto di sviste o refusi editoriali, ma sarebbe il caso che si cominciasse a prenderne atto e ad apportare, d’ora in avanti, le dovute rettifiche, che ritengo doverose soprattutto da parte di chi ha un indiscusso merito nell’aver fatto conoscere per primo questo personaggio al nostro distratto Paese. Un personaggio che merita qualche puntualizzazione storica in più in vista dell’ormai prossimo centocinquantesimo anniversario della nascita (2016).
Cordialmente

Sergio Salvi
(Ricercatore in Genetica, biografo di Nazareno Strampelli e cultore di storia dell’agroalimentare)

23 ottobre 2015

LA RISPOSTA DI ROBERTO LORENZETTI

Andiamo per ordine: La questione dell’ipotesi del premio Nobel a Strampelli che Salvi chiama “bufala”: Nessuno ha proposto Strampelli per il Nobel perché era chiaramente improponibile in quanto senatore del governo fascista, non semplicemente iscritto al partito fascista come Pirandello o Fermi. Spiace constatare come a Salvi sfugga la non lieve differenza tra l’essere iscritto al PNF ed esserne un esponente del governo. (lasciamo stare le proposte di Mussolini, e perfino quella di Hitler che hanno tutt’altro significato) Era negli ambienti dell’agronomia italiana del tempo che si riteneva che Strampelli meritasse in premio Nobel tant’è che si organizzarono nel 1933 le ben note “onoranze nazionali” a lui dedicate.
La legge istitutiva della Stazione Sperimentale di cerealicoltura è del 1907, ma di fatto questa divenne realmente operativa nel 1909 soprattutto in concomitanza con l’acquisizione di fondi agricoli adeguati.
Il termine “genetica” non l’ho di certo usato io…. Salvi dimentica che Strampelli fondò e diresse L’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura (Oggi Istituto Sperimentale di Cerealicoltura). Il termine “ibridazione” è sicuramente più attuale, ma io parlo di storia.

Sui flussi dei grani di Strampelli nel mondo è un po’ difficile dare una risposta a Salvi. Studio le carte dell’esperienza di Strampelli da un trentennio e ho ricostruito quanto ricostruibile da esse. Ho scritto volumi di oltre 400 pagine su questo; un po’ difficile e sarebbe alquanto noioso essere puntuali in un articolo di poche battute in questa sede.
Due refusi che indica Salvi sono però veri: il primo è il premio Nobel a Borlaug che è come noto del 1970 e non del 1956. Il secondo riguarda la frase della mostra di grani in Cina. La frase corretta doveva fermarsi a “mostra agraria”, che poi proseguiva con altre specificazioni citando poi Percival. Un taglio fatto per abbreviare il testo ha lasciato in piedi una frase errata ma compiuta nel senso. Percival non c’entra nulla. In questo ha ragione Salvi.
Lunedì terrò una conferenza all’expo al padiglione Italia su Strampelli… vedrò di non commettere questi errori.
Un caro saluto

Roberto Lorenzetti

23 ottobre 2015

Le storie di archeologia industriale qui pubblicate si legano strettamente alle iniziative dell’Istituto per i Beni archeologici e monumentale, Ibam Cnr, e in particolare alla tre giorni di approfondimenti che si è svolta a Venosa il 15, 16 e 17 ottobre 2015, a cura di Antonella Pellettieri.

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