Terra Nuda

Fiorillo, Ceq: bene marchio made in Italy, ma perché non decolla olio alta qualità?

Stiamo correndo il rischio - ha dichiarato il Presidente del Ceq Elia Fiorillo - di essere surclassati dai nostri concorrenti storici, come già avvenuto in passato, anche sull'alta qualità

Agra Press

Roma – “Nelle scorse settimane il Consiglio dei ministri ha varato una proposta che prevede la creazione di un marchio per il made in Italy agroalimentare, che dovrebbe contribuire a rendere più semplice per i consumatori di tutto il mondo il riconoscimento dei prodotti autenticamente italiani”, ricorda Elia Fiorillo, presidente del Ceq (Consorzio extravergine di qualità).

“Il marchio – osserva Fiorillo – sarà privato, facoltativo e in linea con la normativa europea e potrà dare un decisivo contributo alla lotta alla contraffazione e all’italian-sounding, che producono danni all’export italiano per circa sessanta miliardi di euro”.

“Non si capisce perche’ una norma di grande importanza, da noi sollecitata da anni, e cioe’ il riconoscimento dell’alta qualita’ dell’olio extravergine d’oliva italiano – sostiene Fiorillo – che deve corrispondere a requisiti piu’ restrittivi condivisi da tutta la filiera, non riesce a decollare”.

“Stiamo correndo il rischio – prosegue il Presidente del consorzio – di essere surclassati dai nostri concorrenti storici, come gia’ avvenuto in passato, anche sull’alta qualita'”. Cio’ perche’ – specifica Fiorillo – mentre noi italiani continuiamo ad approfondire, ovvero a rimandare la questione del riconoscimento, i nostri competitori, Spagna in testa, si stanno da qualche tempo attrezzando”.

Secondo il Presidente del consorzio, “l’utilizzo dello strumento europeo dei sistemi di qualita’ nazionale, adattato alla nostra esigenza di difendere i valori distintivi del prodotto italiano, sicuramente potra’ essere uno strumento vincente sui mercati mondiali per il nostro olio extravergine di oliva”. Per il consorzio Ceq, “la preoccupazione sollevata da alcune organizzazioni agricole in merito all’ipotetica concorrenza con le Dop non esiste”.

“I riconoscimenti Dop per gli oli di oliva sono ben quarantatre’ (se si considera anche il Toscano Igp) e non raggiungono il due per cento del mercato, a quindici anni dalla loro introduzione. purtroppo le Dop per quanto preziose sul piano dell’immagine legata a taluni territori – fa notare Fiorillo – non hanno costituito uno strumento efficace per creare valore nelle aree olivicole piu’ vocate e, soprattutto, non consentono di affrontare i mercati esteri emergenti con volumi efficaci”.

“Ci auguriamo che il ministro Martina – conclude il Presidente del consorzio – prenda posizione convinta sull’alta qualita’ perche’ e’ un concetto chiave, irrinunciabile, che trasferisce correttamente l’alto valore nutrizionale di questo prodotto, tra l’altro facilmente comprensibile, anche per il vissuto positivo relativo al settore del latte, veicolabile e spiegabile ai consumatori esteri”. (cl.co)

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