Terra Nuda

Tutta colpa di Coldiretti?

Scrive Giuseppe Rosso da Ragusa, olivicoltore e attuale consigliere di amministrazione del Consorzio di tutela dell'olio Dop Monti Iblei. Risponde Luigi Caricato

Olio Officina

Tutta colpa di Coldiretti?

Buongiorno
sono Giuseppe Rosso da Ragusa, olivicoltore ed attuale consigliere di amministrazione del consorzio di tutela dell’olio DOP MONTI IBLEI.

Ho letto l’articolo di Alfonso Pascale (QUI), dove ci si chiede perchè gli agricoltori, nonostante tutto, continuano ad accorrere alle adunate della Coldiretti.
Lungi da me dal volere difendere, esaltare, piuttosto che denigrare, le organizzazzioni professionali, mi pongo questa domanda: come mai Confagricoltura, che penso rappresenti con i suoi iscritti la maggior quota di superficie coltivata nel paese, è meno ammaliante dell’altra , anche per soggetti che “naturalmente” dovrebbero farne parte???

Qualcosa ci sarà, ovviamente, e penso che bisogna fare delle serie riflessioni al proprio interno.
Addirittura so di imprenditori agricoli, vicinissimi a personaggi apicali di Confagricoltura e che, comunque, fanno parte di questo mondo, i quali invece sono iscritti ed operano in totale serenità con Coldiretti, magari con riserbo, per non turbare i propri amici!
La colpa di tutto ciò è di Coldiretti ???

Cordialità
Giuseppe Rosso

Buon giorno ingegner Giuseppe Rosso,
io credo che il mondo agricolo tutto debba farsi un bell’esame di coscienza, serio, onesto: tutte le organizzazioni agricole sono colpevoli dello stato di deriva in cui siamo precipitati, il non riconoscerlo costituisce una grave omissione.
Che poi ci siano le eccezioni, lo sappiamo; ed è proprio in ragione di queste eccezioni che il mondo va faticosamente avanti. All’interno di tali meccanismi ci sono sempre persone che ci fanno ben sperare in un cambiamento.

Gli agricoltori, dal mio punto di vista, sono i più colpevoli in assoluto: sì, perché di agricoltori coraggiosi ne vedo pochi in circolazione.
Sono piuttosto inclini, i più, a pronunciare il terribile “signorsì, comandi” e salire sul pulman e scendere in piazza a comando, a fare folclore sventolando bandiere, come hanno fatto per esempio ieri a Lecce, chiedendo soldi pubblici contro la Xylella, su comando di Coldiretti Puglia.

Lei è libero di pensarla come crede, sono del parere che mi sento di aver buttato con il mio lavoro tanto tempo prezioso della mia vita, quando con amarezza noto che alla fine il mondo agricolo ancora difende le organizzazioni agricole.
E’ una grave sconfitta riconoscere l’immobilismo del mondo agricolo, lo stato di sudditanza. Non fare niente, non opporsi, significa chiudere gli occhi e far finta di nulla.

Non vedo, non sento, non parlo. E’ questo l’atteggiamento degli agricoltori.

Io non rispondo a queste logiche, e, francamente, mi sto anche stancando di tante difese d’ufficio.
Il mondo agricolo dovrebbe invece ridestarsi e mandare a pancia in aria le organizzazioni. Non per distruggerle, ma per rigenerarle.
Occorre ricominciare da zero, ma non ci sono le persone disposte a voltare pagina. E’ impossibile.
La colpa non è solo di Coldiretti, ma Coldiretti ha gravissime responsabilità, le più gravi.

Alfonso Pascale ha avuto il coraggio di mettere nero su bianco lo stato della realtà e di esporsi. Lo ha fatto con grande efficacia e lucidità, in modo serio e onesto. Sono gli agricoltori che si nascondono dietro alla realtà, pensando bene di lamentarsi, non di cambiare e migliorare il mondo nel quale vivono e operano.

Dimenticavo: ha pienamente ragione nell’evidenziare il silenzio (e il vuoto) delle altre organizzazioni di categoria, ma, sa, c’è chi dispone di abbondanti entrature politiche e di tanto danaro pubblico e chi ne dispone molto meno. La differenza la si nota anche in questo. Mica è da tutti disporre di ministri e parlamentari pronti a mungere bovine in piazza e a indossare le casacche gialle di Coldiretti come un tempo le camice nere. Non è una annotazione di scarso rilievo. Non crede? Ovviamente non sono scusabili le altre organizzazioni, e proprio per questo occorre ricominciare daccapo, con nuovi interlocutori. Pura utopia, mi creda: siamo in Italia: non vedo, non sento, non parlo.

Cordialmente
Luigi Caricato

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