L’olio raccontato attraverso lo schermo di uno smartphone
Manca sempre meno all’undicesima edizione di Olio Officina Festival 2022. I preparativi sono in corso, e mentre aspettiamo di rivederci al Palazzo delle Stelline a febbraio, vi vogliamo proporre l’intervento dell’edizione passata del Festival di Barbara Sgarzi, dal tema sempre più attuale, L’olio nei social media
La giornalista e autrice Barbara Sgarzi ci ha accompagnati all’interno del mondo dei social visti con l’occhio di chi questi aspetti li studia. Tutto ciò che riguarda la comunicazione digitale non può più passare in secondo piano, indipendentemente dal settore di appartenenza dell’azienda. Il comparto olivicolo è presente sui social, le aziende hanno tutte un sito, ma questo è sufficiente? Una strategia dettagliata, una visione e una voce propria della casa olearia sono elementi necessari per affermarsi. Quindi, come agire per essere unici in un contesto così mutevole e così competitivo?
L’olio nei social media
Il momento del lockdown ha dato un impulso incredibile alla digitalizzazione di cantine e produttori che si sono trovati improvvisamente a non avere più canali di comunicazione con i clienti. Hanno così deciso di investire sulla comunicazione digitale e la stessa Ais ha moltiplicato le iniziative digitali.
Il mondo dell’olio è ancora vuoto in termini di contenuti. Non solo da parte delle aziende minori, ma anche quelle che hanno infinite possibilità economiche e di staff per creare una buona comunicazione online, non forniscono materiale a sufficienza. Sostanzialmente, ciò che manca è la volontà.
Bisogna valutare un aspetto molto importante: i social media sono un lavoro a tempo pieno e questo richiede una persona che si dedichi solo a questo. Dal momento che i numeri del digitale e dei social hanno raggiunto numeri impressionanti, non possiamo più ignorare questa realtà, indipendentemente dal prodotto che promuoviamo.
L’olio porta con sé talmente tanti valori, narrazioni, territorio, volti e immagini e ragionandoci non è troppo difficile trovare una narrazione, un filo e raccontarlo anche nel digitale.
Il secondo motore di ricerca più utilizzato al mondo è YouTube, usato dalle nuove generazioni che saltano Google e cercano direttamente su YouTube. È un canale che si sta affermando sempre di più, non solo per fruire dei contenuti musicali.
Molte cantine hanno trovato nella pandemia la loro via al digitale, e lo hanno fatto provando a scavalcare quella che è la situazione contingente attraverso un’idea lontana da quello che era il panorama.
Per delineare una buona strategia di comunicazione digitale occorre partire da una domanda: quale piattaforma vogliamo utilizzare? Chiedersi questo è cruciale, perché non possiamo essere su tutte, altrimenti si rischia di perdersi e non ottenere quanto desiderato.
Facebook cresce solo con l’iscrizione di persone over 55, e ad oggi è un miliardo il numero di utenti globali. Con questa consapevolezza, se vogliamo catturare i giovani dobbiamo muoverci su Instagram e TikTok, diventato molto popolare anche nel settore del food.
Durante il festival, Olio Officina ha coperto la pagina con contenuti continui, stories e post. Questo significa mantenere una copertura costante, capace quindi di coinvolgere sempre il pubblico che segue gli eventi da casa, cosa che poche realtà portano avanti.
Ci sono casi molto interessanti di produttori di olio più di nicchia che hanno lavorato in maniera costante sui contenuti digitali e sono cresciuti tanto, soprattutto su Instagram. Questo social richiede l’inserimento di foto molto curate e di buona qualità, che al solo vederle dicono tanto dell’attenzione impiegata.
La coerenza estetica è essenziale, ed è anche quel fattore che porta un’azienda ad essere riconoscibile.
Ma prima ancora dei social, c’è il sito, punto di partenza e principio di ogni strategia di comunicazione digitale. Un grande errore è quello di pensare che la presenza dei profili social possa portare a una mancanza di cura del sito. Un logo chiaro e leggibile, e la presenza di informazioni di contatto, per quanto possano sembrare elementi la cui presenza è scontata, spesso vengono trascurati.
Altro tema importante è il linguaggio. Ogni piattaforma ne possiede uno, che va intercettato e seguito in modo costante. Il linguaggio è determinato dalla tipologia prevalente di utenti che usano quel determinato social.
Devo riflettere quindi dove voglio essere presente, trovare il mio taglio per essere riconoscibile e partire da quello, cercando di lasciare tutti gli aspetti che possono essere detti da tutti.
Inoltre, la presenza di un piano editoriale a lungo periodo mi permetterà di avere sempre chiari e pronti i contenuti che si intende inserire. Un piano editoriale può anche prevedere la pubblicazione di un numero limitato di post ma tutti di qualità.
Il mondo dell’olio è pressoché assente, e anche i grandi marchi hanno compreso in ritardo questo potenziale. Il fatto stesso che hanno poco seguito è sinonimo di scarsa attenzione social, come se fossero marginali quando invece è un vero e proprio lavoro. Dobbiamo abituarci a questa visione nuova della digitalizzazione perché questi aspetti ci apparterranno sempre di più.
In una realtà dove quasi tutti dicono le stesse cose, si deve cercare di isolare qualcosa che identifichi un’azienda molto chiaramente, che sia un taglio editoriale estetico o di contenuto.
Online funzionano molto bene le nicchie, quindi si può dedicare l’attenzione a pochi argomenti e lasciare al di fuori contenuti generali. In questo modo si esegue quello che è il lavoro dello scultore: da un blocco di marmo tolgo ciò che è superfluo, però per farlo devo ragionare su quello che è il nostro valore unico.
Si parte da lì, e poi si prosegue condividendolo.
Barbara Sgarzi
Testo elaborato da Chiara Di Modugno
In apertura, illustrazione di Adele Bonaro
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