Festival

Olio in cucina, chef a confronto

Olio Officina

Cucina fusion, classica e popolare protagoniste del peculiare dialogo a Olio Officina Food Festival condotto da Carlo Spinelli, critico enogastronomico, viaggiatore e scrittore.

In primo piano il rapporto tra l’olio e la ristorazione, rappresentata in prima battuta da Alessandro Negrini de “Il luogo di Aimo e Nadia”, prestigioso contributor della cucina italiana. “Aimo e Nadia fu il primo ristorante a togliere il burro dalla tavola, sostituendolo con l’olio sin dagli Anni Sessanta” ha detto Carlo Spinielli. “Secondo Aimo l’olio non è un mero condimento ma è una salsa” ha spiegato Alessandro Negrini. Oggi il rapporto con i produttori di olio è molto stretto. Ci facciamo mandare selezioni di pregio e in cucina per la cottura usiamo solo olio di qualità”. Commenti positivi in favore dell’extravergine anche da Wicky Prian di “Wicky’s Wicuisine”, cuoco originario dello Sri Lanka: “Ho conosciuto numerosi oli di oliva nel mondo, ho girato sei mesi l’Italia ad assaggiare oli e ho scoperto che l’extravergine italiano spicca per la sua eccellenza”. “Il cuoco è l’ultimo anello per arrivare al cliente, di fronte a una stagione difficile deve supportare prodotti dalle elevate qualità organolettiche” ha aggiunto Alessandro Negrini. Così si crea una catena di valore importante”. Da Giuseppe Zen di “Mangiari di Strada”, nume tutelare di piatti che stanno scomparendo dalla gastronomia italiana, un ulteriore contributo: “Traduciamo in cibo la cultura popolare e usiamo solo oli extravergine di oliva biologici. L’olio giusto fa la differenza nel piatto”. “Il mondo dell’olio purtroppo deve fare ancora grandi passi in avanti a livello culturale” ha detto Paolo Marchi, autore di “XXL 50 piatti che mi hanno allargato la vita”, nell’imminenza dell’XI edizione di Identità Golose. “Gli chef sensibili che lo promuovono come Aimo e Nadia sono purtroppo ancora mosche bianche”.

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