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Quando il cambiamento climatico incide sulla qualità degli extra vergini. Da dove partire?

Quello degli effetti dovuti a fenomeni estremi, e sempre più frequenti, è un problema che riguarda ogni aspetto sociale, a partire dall’agricoltura. Le scarse produzioni portano a prezzi molto elevati, e in merito al comparto oleario vengono sollevate numerose questioni relative alla composizione del prodotto. Uno sguardo sulla situazione attuale attraverso le testimonianze del presidente del Ceq, Consorzio extra vergine di qualità, Mauro Meloni, e di Massimo Occhinegro, economista esperto di marketing

Olio Officina

Quando il cambiamento climatico incide sulla qualità degli extra vergini. Da dove partire?

Studi relativi agli steroli nell’olio extra vergine di oliva sono datati ormai da dieci anni. Quando si approfondisce questo discorso, ricorda Mauro Meloni, direttore del Ceq Italia, nel corso della dodicesima edizione di Olio Officina Festival, ci si riferisce alla classificazione interna, non si sta parlando di purezza: si tratta, quindi, di un elemento capace di darci garanzie.

Evidenze scientifiche per rivedere il limite ce ne sono a sufficienza, e qui è inevitabile domandarsi allora perché importanti pubblicazioni non vengano prese in considerazione dal Consiglio oleicolo internazionale, il Coi, quando «ritengo che monitorare lo stato di avanzamento della ricerca sia uno dei compiti che vadano osservati da questo dal momento che il limite degli steroli non è adeguato da tempo».

In qualche modo, sottolinea Meloni, è come se volessimo imporre delle norme alla natura, ma si sa, questo non è e non sarà mai totalmente possibile. L’olivo, così come le specie vegetali in generale, si adatta ai cambiamenti climatici: non a caso la sua comparsa sulla terra risale al 4.800 avanti Cristo. Continuerà a esistere oltre alla presenza dell’uomo, si adatterà a ciò che lo circonda e saprà rispondere anche a nuovi ambienti.

In questo contesto, a mutare è anche l’olio. Quindi, se gli eventi naturali modificano e delineano un nuovo profilo dell’extra vergine, le normative dovrebbero essere coerenti con questi cambiamenti e non viceversa, ci ricorda il direttore del Ceq.

Sicuramente, si evolveranno anche le tecnologie relative all’olivicoltura, ma per poter compiere certi passi il comparto deve avere le giuste informazioni, e per ottenerle è necessaria una ricerca ben strutturata.

«Tutte le epoche – spiega – ci hanno insegnato che bisogna essere pronti a fronteggiare degli eventi imprevisti. Ecco, tra questi sicuramente rientra il cambiamento climatico, dove alcune varietà di olivo sapranno rispondere meglio rispetto ad altre. Andranno così adeguate le tecniche colturali e tecnologiche perché è chiaro che questo aumento di temperatura sta provocando anche degli impatti dal punto di vista della sintesi degli acidi grassi rispetto ad altre elementi: nel nostro Paese serve investire il più possibile nella ricerca e aumentare la capacità di conoscenza».

E in tale contesto, ciò che si chiede è un approccio razionale da parte della legislatura.

 

La siccità causata dal cambiamento climatico ha causato – e continuerà a causare – delle problematiche relative agli extra vergini, dove i livelli di diversi elementi non sempre corrispondono a quelli stabiliti.

«In questa campagna – spiega l’esperto di marketing Massimo Occhinegro – chi opera nei mercati internazionali ha incontrato non poche difficoltà, soprattutto se si pensa a tutti i limiti imposti. Già ci sono parametri che a seconda delle campagne possono essere più o meno restrittivi, ma a questi si aggiungono quelli imposti dai Paesi di destinazione, soprattutto per quanto riguarda i residui dei pesticidi».

Ciò su cui occorre riflettere è che anche in passato ci sono state delle olivagioni tendenzialmente scarse, come quella del 2012 – 2013 in Spagna, conclusa con 618.000 tonnellate di prodotto, mentre quella di quest’anno è stata di circa 680-690.000 tonnellate.

Quindi, si tratta di eventi sporadici, seppur più frequenti rispetto al passato, slegati dal cambiamento climatico, quelli a cui stiamo assistendo?

Non possiamo dare una risposta con estrema certezza, ma ciò che non si può escludere è che la forte siccità degli ultimi due anni, o il tardo arrivo delle piogge, hanno contribuito al quadro attuale, con prezzi nettamente superiori alla media degli anni passati, come si può vedere alla sezione Mercati su Olio Officina, riportante l’andamento dei prezzi nei maggiori Paesi produttori.

Sicuramente, ciò che è urgente, tra i vari interventi, è rivedere i diversi parametri fino ad oggi dettati. In questo contesto è emerso che il Coi è in seria difficoltà in quanto emana documenti contradditori, e l’intervento dell’Unione europea non ha un impatto sostanziale nonostante sia la prima finanziatrice del Consiglio, facendo emergere così una serie di problemi e complicazioni a cui le stesse aziende produttrici devono poter rispondere senza incorrere in sanzioni.

Vi è però una difformità di fondo dove la Spagna agisce secondo altri criteri, nonostante noi come Paese importiamo mediamente 380.000 tonnellate di olio, contribuendo alla loro politica olivicola in modo sostanziale. Con quello che è il quadro attuale, forse, aumenterà la competizione in quanto ci sarà meno prodotto e va ricordato che tutti i Paesi vogliono arrivare al mercato finale.

Per fare questo, serve sostenere la ricerca in modo continuo, afferma Meloni.

Il fatto che le istituzioni italiane blocchino alle frontiere gli oli, mentre molti Paesi ignorano la questione, pone dei problemi di concorrenza “sleale”, spiega Massimo Occhinegro, sottolineando il fatto che non ci sia uniformità.

In Europa, quel che serve, è una maggiore conformità legislativa. Non è certo semplice, ma bisogna impegnarsi perché si armonizzino le numerose questioni che interessano, soprattutto, l’extra vergine per garantire un mercato più equo e corretto.

La soluzione a cui si auspica non è perseguibile solo attraverso una revisione di parametri e limiti, ma risulta necessaria se il punto cruciale è rispondere al cambiamento climatico senza che il comparto olivicolo incontri ulteriori difficoltà.

In apertura, foto di Giorgio Sorcinelli 

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