La grande Tunisia olearia alla conquista del mondo
È un Paese che sta investendo molto in olivicoltura e che attrae molto i mercati esteri, soprattutto americani, Stati Uniti e Canada in particolare. La qualità c’è, come pure la quantità. Sono oli da olive Chétoui e Chemlali, perlopiù, ma non meno importanti sono quelli ottenuti dalle cultivar Oueslati, Zalmati, Zarrazi, Gerboui e Sayali. Resta solo un grosso problema da risolvere: un consumo interno sensibilmente diminuito negli ultimi due decenni, di oltre il 26 per cento
La Tunisia è destinata a essere tra le teste di serie dei Paesi olivicoli nel mondo. La sua quota di produzione cresce sensibilmente, perché si investe molto in olivicoltura. Sono oltre 309 mila i produttori, che coincidono con il 65% del totale delle aziende agricole. E sono oltre 1.750 gli oleifici, 15 le raffinerie dove si produce l’olio di oliva, 14 gli impianti di estrazione dell’olio dalla sansa (il residuo solido della lavorazione delle olive) e almeno 35 i moderni stabilimenti di confezionamento.
Sono numeri questi importanti e destinati a crescere. Anche il numero dei commercianti dediti all’export è elevato, in tutto poco più di 200, cui si aggiunge l’operato dell’ONH, l’Office National de l’Huile.
I numeri diventano sempre più importanti, non a caso nel corso della passata campagna olearia la Tunisia ha esportato ben 365 mila tonnellate di olio d’oliva che coincidono con un valore totale di circa 2.225 miliardi di dinari, ovvero circa il 4,25% del bilancio statale per il 2020. Il suo export di oli da olive comprende ben 54 Paesi. Ed è di fatto il secondo produttore di olio da olive al mondo dopo la Spagna.
Un settore decisamente in crescita netta, anche sul fronte della qualità delle produzioni, così come sul piano dei quantitativi, visto che rappresenta nel complesso il 12% della produzione mondiale. Con performance estremamente positive, visto che resta il principale Paese esportatore di olio da olive in Canada e negli Stati Uniti con la considerevole quota di 55 mila tonnellate.
Sul fronte agricolo si sta investendo moltissimo in nuovi impianti olivetati. La coltivazione dell’olivo è perlopiù in monocultura, e al momento viene effettuata per il 95% in asciutto e in condizioni climatiche diverse. Nel momento in cui si investirà laddove possibile in impianti irrigui i risultati saranno ancor più incisivi. Gli alberi di olivo in Tunisia sono circa 60 milioni, di cui il 30% al nord, il 45% al centro e il 25% al sud.
I numeri non sono mai definitivi ma sempre fluttuanti, si può in ogni caso ritenere che vi siano oltre 2 mila ettari di oliveti superintensivi, con una produzione media tra le 7 e le 8 tonnellate di olive per ettaro.
Anche dal punto di vista varietale le cultivar non deludono, visto chel’oliva Chétoui è molto apprezzata per la sua grande ricchezza in polifenoli, che rappresentano la chiave di lettura della qualità di un olio. Sono inoltre note, e ampiamente riconosciute dal mercato internazionale per qualità, le produzioni di oli secondo i metodi dell’agricoltura biologica.
Quanto al germoplasma, ovvero al patrimonio varietale, oltre alla cultivar Chétoui, vi è la Chemlali, mentre non meno importanti sono le varietà Oueslati, Chemchali, Zalmati, Zarrazi, Gerboui e Sayali, tutte queste varietà sono a duplice attitudine.
Ha solo un problema la Tunisia: il consumo interno di olio da olive è sensibilmente diminuito negli ultimi due decenni, di oltre il 26%, sia per l’incremento del prezzo (quello medio ha superato gli 8 dinari al litro), sia perché è cresciuto il consumo di altri oli vegetali, decisamente più economici.
In sostanza la Tunisia produce per esportare, ma non riesce ancora a far incrementare i consumi interni.
In apertura, e nel corpo dell’articolo, foto di Olio Officina
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.