Olio Officina Festival

Filiera olearia unita per consolidare il valore del 100% italiano

Gli ultimi due difficilissimi anni, pur con olivagioni per nulla generose, e con un mercato in fibrillazione, rappresentano comunque un'opportunità per l'intero comparto. L’olio extra vergine di oliva prodotto in Italia sta crescendo in Gdo, seppur del solo 3%, ma è un segnale importante, che può aprire spazi anche per gli oli Dop e Igp

Chiara Coricelli

Filiera olearia unita per consolidare il valore del 100% italiano

Riportiamo di seguito l’intervento di Chiara Coricelli, amministratore delegato e presidente di Pietro Coricelli Spa, incontro che si è tenuto nel corso della tredicesima edizione di Olio Officina Festival, incentrato sul tema “Mercato dell’olio in fibrillazione, le possibili strategie per il futuro”, cui hanno partecipato anche Nicola Pantaleo, presidente delal Nicola Pantaleo Spa, Andrea Carrassi, direttore generale Assitol; Pippo Vacca, presidente Unifol, nonché responsabile commerciale di Vacca Olii, Benedetto Fracchiolla, presidente Finoliva Global Service, Daniele Tirelli, analista di mercato, Claudio Truzzi, responsabile qualità Metro Italia, Bruno Seabra, direttore generale Deoleo-Carapelli Firenze, e Francesco Iuculano, responsabile commerciale Todis. L’incontro si è svolto venerdì 1 marzo 2024 a Milano, presso la Fabbrica del Vapore.

 

Abbiamo un’opportunità straordinaria. Ed è quella di dare finalmente valore alla filiera olio di oliva. Questa opportunità ce l’abbiamo oggi. L’unico dato che viene scarsamente menzionato, ma che a mio giudizio è invece un indicatore molto importante, è che questi ultimi due anni stiano rappresentando un’opportunità per l’intera filiera. Lo dimostra, con evidenza, il dato sui consumi del prodotto 100% italiano, così come si evince dalla fonte AC Nielsen.

Il prodotto 100% italiano, a differenza del generico olio extra vergine di oliva, sta crescendo in Gdo. È cresciuto, seppur di poco, di circa un 3% nel 2023.

Cresce, dunque, il consumo di olio 100% italiano. Ciò significa che tutto quello che ci stiamo augurando da tempo, ovvero che il consumatore faccia un passo in avanti e inizi a distinguere e apprezzare le diverse tipologie di extra vergine, in qualche modo si sta oggi verificando.

Che non significa che si eliminerà il consumo di prodotto comunitario, ma che, magari, lo affiancherà con altre referenze di diversa origine e di maggior profilo, in base alle differenti destinazioni d’uso. Tale passaggio culturale, da parte del consumatore, lascerà di conseguenza spazio anche alla crescita degli oli Dop e Igp, andando così incontro a un nuovo modo di concepire il prodotto olio extra vergine di oliva, consistente nell’avere non più una sola bottiglia d’olio in casa, ma più bottiglie, in base alla destinazione d’uso.

Sono convinta che il dato odierno sia veramente significativo. Dobbiamo essere bravi noi tutti, nella prossima campagna olearia, a non tornare indietro, ma a continuare a investire in questo passaggio culturale, perché abbiamo avuto, pur con le conseguenze del vistoso calo di produzione, un’opportunità d’oro, un tappeto rosso steso per tutta la filiera affinché diventi d’ora in avanti una filiera di valore e non una filiera di disperazione. Non più una filiera di attori che litigano tra loro, come è stato per tanti anni il contesto operativo in cui ci siamo mossi. Per troppo tempo si è assistito – e purtroppo ancora si assiste – al mondo agricolo in contrapposizione con l’industria e l’industria in contrasto con la grande distribuzione.

Oggi, abbiamo l’opportunità di far veramente apprezzare l’olio extra vergine di oliva. Dovremmo perciò essere uniti per non tornare indietro. Uniti per consolidare il valore dell’olio 100% Italiano e di tutte le eccellenze che il nostro territorio offre.

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