La notizia, non di scarso rilievo, è che la Fiat ha detto stop alle auto grigie. La svolta, secondo il ceo Olivier Francois, sta nei colori. Cosa comporta tutto ciò? Qualcosa senza dubbio di eclatante. Una dichiarazione di principio, prima ancora che di stile, di per sé importante e significativa. Occorre uscire dai soliti schemi. È da decenni che ribadisco il medesimo concetto riguardo alle bottiglie, alle confezioni e agli imballaggi destinati a una materia prima alimentare qual è l’olio extra vergine di oliva. Non ha alcun senso insistere sui consueti colori standard, tristi, malinconici, e perfino austeri, ora il giallo, ora il verde. Andare oltre e rompere gli schemi è una strada obbligata. Non significa escludere il giallo e il verde, ma non si può certo proseguire insistendo sui classici colori finora utilizzati. Ci vuole più brio, più inventiva, più audacia. La Spagna si è attivata da tempo, e il merito va soprattutto alla designer Isabel Cabello.
Tornando alla Fiat (il cui nome, al di là del marchio, rimanda a Stellantis) la decisione di non produrre più auto grigie è scaturita dall’idea di “esaltare l’importanza dei colori”, “incarnando lo stile di vita italiano e riaffermando il valore della nuova Dolce Vita del marchio”.
Si tratta di una ben precisa strategia di marketing, che sicuramente è un modo per far parlare di sé. Non è d’altra parte un caso che il claim scelto per il lancio della nuova Fiat 600, sia “Italia. La terra dei colori. Fiat. Il marchio dei colori”. Dietro questa scelta non c’è solo una spinta che viene dal marketing, vi è anche il dichiarato proposito di infrangere le consuetudini, le quali se da un lato assicurano e tranquillizzano l’utente, dall’altro spengono tuttavia ogni suo desiderio, ogni sua aspirazione, ogni apertura verso qualcosa di diverso e di inconsueto. “Abbiamo infranto le regole”, ha infatti dichiarato Olivier Francois. La scelta di rovesciare i paradigmi è – ricorro alle parole pronunciate da Francois – “impegnativa e dirompente, mira a rafforzare ulteriormente la leadership di Fiat quale marchio della gioia, dei colori e dell’ottimismo. L’Italia – conclude – è il paese dei colori”. Perché allora il mondo dell’olio non fa a sua volta tesoro della scelta innovativa di Fiat optando per un rovesciamento di fronte nella rappresentazione grafica delle proprie bottiglie, confezioni e imballaggi? Per saperne di più, e avere di conseguenza degli utili spunti di ispirazione, se non lo avete ancora fatto, perché non leggete il Manifesto per un design oleario e sostenibile? Occorre acquisire e sviluppare una nuova visione, un nuovo modo di intendere, interpretare, raccontare e rappresentare l’olio extra vergine di oliva. Ne deriverebbe non soltanto un vantaggio di natura commerciale, ma anche una maggiore presa di consapevolezza nei confronti del prodotto, che, in un momento storico così complesso e arduo, non può che essere d’aiuto per tutti, sia per chi l’olio lo produce e lo vende, sia per chi ne fruisce a livello domestico e professionale. L’uso sapiente e creativo dei colori nella rappresentazione grafica, estetica e commerciale degli oli può diventare il salvacondotto di un prodotto che, malgrado ogni sforzo, nel corso dei decenni ha di fatto smarrito il proprio valore, immeritatamente diventando una commodity. I colori, forse, non salveranno la reputazione commerciale dell’olio, ma di certo lo renderanno sicuramente più attrattivo, desiderabile e comunque, e sempre, nostro fedele e apprezzato compagno di viaggio.
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