Saperi

L’amore di Laura Marvaldi per l’olio

Autoritratto sincero e appassionato di una produttrice ligure: “bisogna sognare in grande perché se anche i sogni non si avverano, un piccolo passo nella loro direzione può lasciare un segno profondo”

L. C.

L’amore di Laura Marvaldi per l’olio

“Sono nata nel 1952. Non ho mai tenuto nascosta questa data, poiché si accompagnava a una annata particolarmente buona, in qualità e quantità di olio”. Laura Marvaldi è persona sincera, schietta e limpida. “Sono di Borgomaro, incantato paesino dell’entroterra di Imperia, in Liguria”. L’amore per la sua terra fa parte della sua natura più intima. “Ho sempre lavorato nel settore dell’olio, prodotto dalle nostre olive, giacchè non so dire quando questo da gioco diventò lavoro. Spesso mi pongo questa domanda, e non ho mai trovato risposta”.

“Le mie mansioni? Andavano dal produrre olio, raccogliere olive, al parlare di olio con tutti, come si parla di un amore impossibile (e chi produce olio mi può ben capire) fino poi a scrivere di olio e della mia terra. Spesso mi dico: tappe obbligate. Altre volte, credo sia stato l’inevitabile sviluppo di chi ama la sua terra e il suo prodotto, e vuole condividere ciò con più persone possibili”.

I tratti migliori della personalità. Bisognerebbe chiederlo ad altri, io credo di saper condividere con tutti tutto ciò che conosco e che ho.

Le virtù coltivate abitualmente. Mi sforzo di crescere. Così definisco l’arduo lavoro che porto avanti ogni giorno, tentando di correggere i miei infiniti errori. Purtroppo, quando credo di aver vinto una battaglia scopro di nuovi ostacoli.

I limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere. Sono testarda. Non sopporto le bugie e le falsità, e tantomeno chi urla queste cose; mi fanno perdere il controllo e divento una persona stizzosa e spiacevole.

I vizi ai quali non si intende rinunciare o, pur volendo, non riesce a rinunciare. Non voglio rinunciare alla gola. E’ uno dei pochi piaceri che ci accompagna dalla culla alla bara. E’ anche un piacere che si può provare senza mediare con nessuno e in assoluta libertà.

Un ricordo dell’infanzia. Il piacere di andare con la zia Giò a prendere le uova di Bianchina (una gallina mia amica) nel pollaio, sapendo che a casa le uova sarebbe diventate la base della crema della mia merenda. Ma i ricordi di chi vive in campagna sono talmente tanti che diventa difficile districarcisi. Giornate a raccogliere fiori, riempire canestri di olive, o in altre stagioni di funghi, i bagni d’estate nei laghetti del fiume. Tutto era magia e promessa.

Occuparsi d’olio, da quanto e perché. Non lo so. Fin da bambina il mio compito era scopare il frantoio e raccogliere nell’uliveto le olive da terra. Poi papà me le pagava ben di più del loro valore. Questo per insegnarmi ad apprezzare il lavoro. Finiti gli studi, partecipo a un concorso statale, pensando tra me e me, “tanto non lo vinco, poi inizierà il frantoio, papà avrà bisogno di me”. Invece lo vinco, ma rimango a lavorare in Comune per un solo anno, poi, argomentando con papà che comunque ho dimostrato che so vivere da sola, ritorno a occuparmi a pieno titolo di frantoio.

Se si crede davvero nel proprio lavoro. Se c’è ancora sano senso di entusiasmo e passione o se qualcosa crea turbamento. Credo che chi rimane a produrre olio sia perché spera, crede, vuole che il settore possa finalmente scrollarsi dai mistificatori e percorre un bel pezzo di strada nell’onestà e nella qualità. Sì, io credo ancora negli uomini e nella loro capacità di cambiare il corso degli eventi, voglio dire di più: credo anche che prima o poi arriverà una classe politica illuminata che capirà che il futuro dell’umanità passa attraverso il rispetto della terra e dei suoi prodotti e che legifererà in tal senso. L’unica domanda che resta in piedi è se io potrò vedere questo cambiamento.

Del perché il comparto olio di oliva non navighi in buone acque. Se vi siano soluzioni per cambiare il corso degli eventi. Penso che siano troppi gli errori che ho visto compiere nella mia vita in questo settore. Da tutti, politici, stampa, consumatori… Pochi riescono a rendersi conto sino in fondo di quante difficoltà stiano dietro al produrre olio, e, di conseguenza, a capire che o siamo in presenza di aziende generosissime, che regalano il loro prodotto, o c’è sotto qualcosa di poco chiaro. Purtroppo, aggiungo che chi mistifica il prodotto olio non lo fa tanto per avere lauti guadagni, quanto per rimanere sul mercato e questa cosa più che turbarmi fa nascere in me il grido di una mia vecchia zia “Sono cose che gridano vendetta al cospetto del Signore”.

Se al primo posto vada la qualità o l’origine. Credo che si dovrebbe fare un’analisi tra tutti i produttori guardando bene dentro ciascuna azienda, pronti a rivalutare il prodotto olio anche a costo di qualche sacrificio personale, per essere poi di sprone e supporto nella stesura di nuove leggi europee atte a rispettare il prodotto e il produttore senza aggiungere, ma anzi togliendo controlli e inserendo un concetto per cui chi tenta di mistificare, frodare, o comunque non rispettare l’origine di un prodotto, deve chiudere la sua azienda subito e per un buon numero di anni.Credo che la qualità debba essere imprescindibile da un olio extra vergine. L’origine dovrebbe dare un valore aggiunto al prodotto, e al consumatore ulteriore indicazione per il suo miglior consumo.

Se vi sia una possibile occasione di riscatto per l’olio da olive. Sì. Io credo che tutta l’agricoltura debba riprendere il ruolo che le spetta. Se le parole hanno un senso dovrebbe essere il settore primario. Dovremmo impegnarci, sentirci noi agricoltori per primi orgogliosi del nostro lavoro, capaci di stendere un filo sottile che corre tra il passato e il futuro, la tradizione e l’innovazione.

Se si possa credere nei sogni. Sì, voglio ancora crederci; e io vorrei che tutti quelli che sanno lavorare con amore e passione avessero un reddito di buon livello; vorrei anche che la finanza producesse un reddito di minor interesse rispetto al lavoro vero di tutte le categorie.

Intorno alla possibilità di realizzare i sogni, o se sia pura utopia. Anche se fosse solo un’utopia, ogni passo fatto verso il raggiungimento di questo obbiettivo (magari molto lontano) è pur sempre un buon risultato: bisogna sognare in grande perché se anche i sogni non si avverano, un piccolo passo nella loro direzione può lasciare un segno profondo.

Il mito. Dovrei dire che è Sisifo, e credo non sia solo il mio, ma sia quello di tutti gli imprenditori onesti del comparto oleico.

Libri fondamentali. Qui dovrei fare un elenco che varierebbe frequentemente. Sono una lettrice accanita e a seconda del mio umore scelgo i libri. Certo, da adulta come non dirmi innamorata di Biamonti? Da ragazzina ha guidato il mio primo percorso letterario tra gli ulivi il Boine. Da ragazza I sentieri dei nidi di ragno di Italo Calvino. Questi autori, i loro libri, sono stati per qualche anno una Bibbia. Molti sono gli scrittori che mi hanno accompagnata in diversi periodi della mia vita: Proust, Anais Nin, Pontiggia, Parise, Camilleri, Orengo ma è meglio che fermi qui i pensieri, poiché è praticamente impossibile elencarli tutti.

Se sia possibile che l’Italia si salvi, e se vi sia ancora spazio per la speranza. Sì. Io credo fermamente che possiamo salvare questo nostro povero paese rabberciato da vent’anni di mancanza di cultura o, meglio, della cultura dell’onestà.

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