Le politiche climatiche sono sempre più al centro di uno scontro nell’Unione europea. Il commissario Timmermans, responsabile di tali politiche, si è dimesso per guidare la lista laburisti-verdi alle elezioni politiche di novembre nei Paesi Bassi. Nel decidere l’uscita anticipata dalla Commissione (che scade il 31 ottobre 2024), non hanno pesato però solo le ambizioni personali. Timmermans è stato lasciato solo nel difendere alcuni provvedimenti del Green Deal di fronte ai recenti attacchi del Partito popolare europeo.
Von der Leyen ha preferito rimanere in disparte, malgrado la sua appartenenza al Ppe. E ora ha nominato, quale responsabile delle politiche climatiche, l’ex vice premier olandese Wopke Hoekstra. Il gruppo dei Socialisti & Democratici e i Verdi minacciano una bocciatura del commissario designato. Con questa nomina non cambiano, infatti, solo gli equilibri politici interni alla Commissione (Timmermans è socialista, Hoekstra è popolare), ma si delinea anche un ripensamento della strategia Green Deal. Del resto, questa era stata definita prima del Covid e dell’aggressione russa dell’Ucraina.
Saltato il vecchio ordine mondiale, tutti gli obiettivi vanno ridefiniti. Ma bisognerebbe farlo con un dibattito pubblico trasparente e non già con colpi di mano. In vista delle elezioni europee (mancano 273 giorni), cosa dicono le forze politiche sul futuro delle politiche climatiche?
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