Economia

C’è aria di forte pessimismo tra gli operatori del settore oleario

La produzione mondiale è scarsa. Secondo un rapporto Ismea si registra una riduzione del 22% sulla campagna precedente. In Italia si la flessione è del 27% rispetto allo scorso anno, con volumi pari a 241mila tonnellate. In tale contesto, il prezzo medio dell’extra vergine nel Paese è passato rapidamente dai 5,70 euro al chilo, a novembre, ai 6,13 euro ad aprile, toccando livelli medi mai visti in precedenza. Si toccano con mano le preoccupazioni che già Assitol in ottobre aveva espresso

Olio Officina

C’è aria di forte pessimismo tra gli operatori del settore oleario

C’è grande apprensione nel comparto olio da olive. In Italia come nel resto del Mediterraneo la complessità degli eventi climatici sta destando seria preoccupazione. Fenomeni meteorologici estremi rischiano di compromettere non soltanto una singola olivagione ma, in prospettiva, anche altri raccolti, nell’imprevedibilità degli eventi climatici. Sicuramente è necessario trovare soluzioni agronomiche concrete, che in qualche misura possano contrastare le avversità. È sufficiente leggere i dettagliati resoconti settimanali di Adriano Caramia, a commento delle sue quotazioni di mercato estere, per rendersi conto dell’attuale e futuro stato di incertezza. Riportiamo quella del 13 giugno, relativamente alla Spagna: “le uscite del mese di maggio preoccupano il settore: seppure siano cifre ben lontane da quelle dello stesso periodo dell’anno scorso, testimoniano un ritmo di decremento delle scorte di circa 83.000 tonnellate mensili. Al momento, in mano al mondo produttivo – precisa Caramia –  vengono stimate meno di 265.000 tonnellate. Ciò fa intendere quanto sarà difficile fare delle ricoperture durante il periodo estivo e comunque sino a che la nuova produzione entrerà a pieno regime”. Già, e cosa accadrà il prossimo anno? Alla siccità che ha messo in ginocchio le imprese olivicole si aggiunge il grande e irrisolto problema dell’incremento dei costi, su più fronti, da quello energetico a quello legato al confezionamento.

In Italia Assitol già lo scorso ottobre aveva espresso via preoccupazione. L’olio – avevano riferito dall’Associazione italiana dell’industria olearia – non basterà a soddisfare il fabbisogno dei consumi interni: c’è il rischio di non avere prodotto a sufficienza. Assitol non ha smesso di richiamare al senso di responsabilità gli operatori della distribuzione, perché il ricorso a vendite sottocosto potrebbe provocare un esaurimento anticipato dei già scarsi volumi a disposizione.

In una nota stampa anche il North American Olive Oil Association riconosce lo stato di crisi. e incoraggia coloro che producono e vendono oli da olive a continuare a lavorare insieme e ad agire in modo collaborativo e coscienzioso per servire al meglio gli interessi dei consumatori”. Sempre nella stessa nota si legge come in un simile contesto sia importante che i consumatori comprendano il grande valore dell’olio anche quando questo ha prezzi più alti.

Intanto, dal Report Agrimercati a cura di Ismea, il mercato dell’olio di oliva sta vivendo uno dei periodi più vivaci degli ultimi anni. complice una produzione mondiale scarsa che secondo le ultime stime internazionali si posiziona poco al di sopra dei 2,6 milioni di ettolitri, con una riduzione del 22% sulla campagna precedente. A determinare tale situazione è stata la Spagna che ha visto quasi dimezzare la propria produzione. Per l’Italia, quando i frantoi sono ormai alle ultime battute, Ismea stima i volumi 2022-23 a 241 mila tonnellate con una flessione del 27% rispetto allo scorso anno, rivedendo verso l’alto il dato elaborato a settembre in collaborazione con Italia olivicola e Unaprol. Dato questo, comunque, che potrebbe far perdere per questa campagna, il secondo posto nella graduatoria internazionale dei produttori.

In questa cornice il mercato dei primi mesi del 2023 non poteva che rispondere con aumenti importanti dei listini a partire dal segmento alto della piramide qualitativa. In Italia il prezzo medio dell’Evo è passato rapidamente dai 5,70 euro al chilo di novembre ai 6,13 euro al chilo di aprile 2023, toccando livelli medi mai visti in precedenza. In Puglia da gennaio ad aprile i listini medi non sono mai scesi sotto i sei euro al chilo soprattutto nelle piazze del Nord della regione, ma anche nel Sud della regione è stata superata tale soglia. Del resto, con una raccolta più concentrata rispetto alla norma c’è stata anche una domanda delle partite migliori più serrata nei mesi centrali della raccolta stessa. Anche in Calabria i prezzi di cessione delle partite di extravergine hanno oscillato in aprile tra i 5,75 e i 6,05. E scendendo in Sicilia i listini alla produzione dell’olio extravergine di oliva sono restati stabili intorno ai 7 euro al chilo con punte anche di 8 euro al chilo fino a febbraio, mentre ad aprile i listini sono scesi perché il mercato ha ormai esaurito probabilmente le partite migliori. Anche il mercato del lampante continua ad essere particolarmente sostenuto anche dopo il ridimensionamento dei listini degli oli di semi. In aprile i listini alla produzione hanno superato il record dei 4 euro al chilo.

Negli ultimi quattro mesi, secondo l’indice Ismea dei prezzi alla produzione, i prezzi degli oli di oliva nel loro complesso sono cresciuti del 50% ed è proprio il segmento del lampante che ha registrato l’evoluzione più consistente (+57%), mentre per l’extravergine si ha un +46%. L’aumento dei prezzi correlato alla diminuzione delle disponibilità sia a livello italiano e più in generale internazionale potrebbe creare qualche problema di approvvigionamento anche all’industria di imbottigliamento che nei primi due mesi del 2023 ha importato il 20% in meno spendendo il 17% in più rispetto ai primi due mesi del 2022. Nell’export le consegne oltre i confini nazionali in volume sono scese del 16% a fronte di un incremento degli introiti del 15%. Resta aperto per l’olio di oliva come per gli altri settori il problema dell’aumento dei costi che potrebbe non essere coperto da quello dei prezzi. Peraltro, comincia già ad esserci preoccupazione per la prossima campagna. La Spagna soffre, infatti, per la prolungata siccità mentre in Italia si teme che il maltempo di queste settimane influisca negativamente sull’impollinazione riducendo di fatto il potenziale produttivo. L’extra vergine resta ugualmente uno dei principali prodotti importati dall’Italia, come olio vergine, caffè, mais, bovini vivi e frumento tenero.

In apertura, foto di Olio Officina

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