Economia

Il valore all’export dell’olio Dop e Igp è di 62 milioni

È la Puglia a trainare l’impatto della produzione certificata, come si legge nel Rapporto Ismea – Qualivita, soprattutto con la denominazione Dop Terra di Bari. Ad oggi, con la recente attestazione per l’olio Campania Igp, il comparto oleario può vantare cinquanta prodotti tutelati dalle Indicazioni Geografiche, guardando a una crescita generale

Olio Officina

Il valore all’export dell’olio Dop e Igp è di 62 milioni

In uno scenario macroeconomico condizionato dalla crisi energetica e climatica, la Dop economy italiana mostra ancora una volta un quadro positivo contrassegnato da valori record. Il settore delle Dop e Igp, rileva il ventunesimo Rapporto Ismea-Qualivita, vola oltre la soglia dei 20 miliardi € di valore alla produzione nel 2022 (+6,4% su base annua) assicurando un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. All’interno del settore, il comparto cibo sfiora i 9 miliardi € (+9%), mentre quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi € (+5%).

Sicuramente, quello passato non è stato un anno facile per i produttori, soprattutto quelli appartenenti al comparto oleario, i quali hanno dovuto reagire agli effetti sempre più presenti del cambiamento climatico.

Come si legge nel Rapporto, a partire dalla siccità (86%) e dall’innalzamento delle temperature (86%), passando per l’alterazione del microclima negli areali di produzione (68%) e l’impatto di eventi come grandine (55%) e alluvioni (42%), questi effetti, inoltre, inducono una più ampia diffusione di patologie e contribuiscono a una maggiore vulnerabilità delle produzioni agroalimentari Dop Igp.

Come per il caso dell’olio, la cui produzione è stata intaccata dalla presenza della mosca, la lebbra e la rogna dell’olivo.

Il comparto ha comunque saputo rispondere e ne sono una prova i dati rilasciati dal Report.

Le regioni italiane con il maggiore impatto in milioni di euro sono:

Puglia 26

Sicilia 22

Toscana 18

Liguria 4,0

Umbria 3,8

Veneto 2,0

Lazio 1,8

Sardegna 1,6

Calabria 1,6

Campania 1,0

Lombardia 0,8

Emilia-Romagna 0,6

Trentino-Alto Adige 0,6

Abruzzo 0,4

Marche 0,3

Basilicata 0,1

Molise 0,07

Friuli Venezia Giulia 0,03

Mentre per Piemonte e Valle d’Aosta non sono disponibili i dati.

L’olio da olive Dop e Igp in numeri

Con un valore alla produzione di 85 milioni, con una riduzione del 4,0%, la produzione certificata è pari a 13mila tonnellate, con un aumento del 3,6%.

Il valore al consumo è diminuito del 5,7%, ed è pari a 142 milioni di euro, mentre il valore all’export è di 62 milioni, inferiore del 0,3% rispetto al precedente rapporto.

Gli operatori della filiera sono in totale 23.418 e i cinquanta prodotti tutelati dalle Indicazioni Geografiche.

Nella Top Five degli extra vergini per valore alla produzione troviamo:

Terra di Bari Dop

Toscano Igp

Sicilia Igp

Val di Mazara Dop

Riviera Ligure Dopo

Per quanto concerne il monitoraggio vendite, nel Rapporto si legge che L’olio extra vergine di oliva e il vino, l’aceto balsamico e alcune referenze dell’ortofrutta e della panetteria e pasticceria sono rilevati a peso fisso (EAN) presso ipermercati, supermercati, liberi servizi e discount, dove si rileva anche l’intera categoria dei formaggi e dei prodotti a base di carne, sempre a peso fisso.

Trend vendite Gdo principali Dop Igp

L’impatto sull’occupazione rilevante da parte filiere Dop e Igp viene differenziato a seconda della fase. In quella agricola, e stime elaborate per la prima volta indicano, nel settore agricolo, un numero di rapporti di lavoro dipendente a tempo determinato pari a 430 mila (di cui 211 mila nel vino e 219 mila nel cibo) e a 50 mila a tempo indeterminato (di cui 20 mila nel vino e 30 mila nel cibo), a cui vanno aggiunti poco meno di 100 mila lavoratori autonomi, tra imprenditori agricoli e coltivatori diretti.

Nella fase industriale il sistema IG genera oltre 250 mila rapporti di lavoro a tempo indeterminato (di cui 210 mila nel cibo e 43 mila nel vino) e circa 60 mila rapporti a tempo determinato o stagionali (di cui 45 mila nel cibo e 15 mila nel vino). Da considerare, nella valutazione complessiva, che i dati si riferiscono al numero di rapporti di lavoro, che è superiore al numero effettivo di lavoratori dipendenti, a causa della possibilità per un lavoratore di avere contratti con più aziende.

In apertura, si ringrazia per la foto Agridè

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