Economia

L’olio e la Grande distribuzione

Giudicare male i supermercati? Le responsabilità della caduta di valore degli extra vergini ci sono tutte, anche per via delle promozioni in sottocosto a prezzi a volte indicibili. Ma la Gdo offre tuttavia le migliori garanzie al consumatore

Luigi Caricato

L’olio e la Grande distribuzione

Sì, proprio così. La Gdo offre le migliori garanzie al consumatore, in materia di oli da olive. Per almeno due ragioni:

a) sia per la qualità e genuinità degli oli, visto che gli scaffali sono costantemente monitorati dagli organismi di controllo (Nas, Nac, Gdf, Icqrf, Cfs, Asl, ecc.) e, di conseguenza, si è sicuri circa la genuinità degli oli;

b) sia per l’alta qualità, sì, perché accanto a oli di origime comunitaria da primo prezzo, vi sono anche oli prodotti, non solo da aziende di marca, ma anche da aziende agricole, riservando perfino una attenzione qualificata agli oli a denominazione di origine. Poi, è vero, la maggiore rotazione, le maggiori vendite, sono sul primo prezzo, ma, piaccia o meno, è il consumatore, in fondo, a optare per il prezzo più conveniente, seppure sia comunque lusingato (e sollecitato) dalle continue offerte che lo rendono poco virtuoso nelle scelte di acquisto.

C’è inoltre da osservare che nei supermercati la maggior rotazione delle bottiglie consente in ogni caso, al consumatore, di avere un prodotto fresco, che non sia stato per troppo tempo nei magazzini in attesa di essere venduto.

Purtroppo, come tutti sanno, accanto ai lati positivi, si registra un fenomeno spiacevole, quello delle ripetute promozioni e offerte in sottocosto, un comportamento che svilisce pesantemente il valore degli oli extra vergini di oliva. Infatti, gli extra vergini si trovano sempre su tutti i volantini promozionali, da perfetti prodotti civetta, venendo in tal modo declassati a prodotti commodity, tra gli alimenti senza più alcun valore.

Al lettore di Olio Officina Magazine consiglio di leggere un ebook di cui è autore Massimo Occhinegro, dal titolo Analisi economica su venti imprese del comparto olio di oliva. Confronto degli esercizi 2010 e 2011, pubblicato per le edizioni Olio Officina, dove in particolare si fa una accurata indagine intorno alle principali aziende di proprietà italiana. Si scopre così, leggendo tale analisi, che i margini di guadagno sono veramente risibili, tanto che su un fatturato medio generale di 100 euro, l’utile netto è di soli 85 centesimi. Una vera assurdità, che ci fa ben comprendere come il comparto oleario italiano stia attraversando un momento difficilissimo, e non per colpa della crisi, ma per problemi strutturali mai risolti, e sui quali gravano le pesanti responsabilità non di una parte sola della filiera, ma di tutti, istituzioni comprese. L’ebook è gratuito e si scarica QUI

Resta da capire se vi sia una via d’uscita da questo dolente stato di impasse. E’ evidente a tutti che con strategie di vendita senza visione di futuro non si possa più andare avanti. Ci rimettono tutti, e sono convinto anche lo stesso consumatore, viziato com’è da un’idea di prezzo falsata e distorta, con conseguenze nefaste per tutti. Non sarebbe il caso di pensare a una rivisitazionme totale delle strategie di vendita?

L’ideale sarebbe valorizzare tutti i lati positivi (tra cui l’aver contribuito a diffondere i consumi di extra vergine investendo una fascia di popolazione sempre più vasta e “democratica” e popolare) e azzerare invece tutti i lati negativi di una concorrenza sul prezzo che ha esiti solo devastanti.

La foto, di Luigi Caricato, ritrae uno scaffale di un supermercato nei pressi di Parenzo, in Istria. Vietata la riproduzione

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