Mercato degli extra vergini, si attendono ulteriori rialzi sui prezzi
Le variazioni sui costi dei prodotti alimentari non accennano a rallentare. Nel caso specifico dell’Evo, i movimenti tendenziali nei mesi di aprile e maggio hanno registrato un aumento dell’11,5%. Dall’indagine condotta da Unioncamere, con la collaborazione di Bmti e Ref Ricerche, emergono dati allarmanti anche per il periodo estivo: l’ipotesi è una accelerazione generale verso valori superiori al 7%. Complici la carenza di approvvigionamenti a causa della guerra in Ucraina, e un contesto socioeconomico che sta ancora subendo gli effetti della crisi sanitaria, lo scenario attuale e quello che si prospetta preoccupa imprese e famiglie
Le rilevazioni sui prezzi pagati all’industria alimentare dalle Centrali di Acquisto della Gdo mostrano un aumento del +2,1% nel mese di marzo per la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati, con una crescita che si porta al +10,9% rispetto a marzo 2021.
L’indagine, condotta da Unioncamere con la collaborazione di Bmti e Ref Ricerche, prospetta una ulteriore intensificazione dell’inflazione nel bimestre aprile-maggio, quando ci si attendono aumenti per la media dei 46 prodotti alimentari del +3,5% rispetto al bimestre precedente e una crescita su base annua che potrebbe arrampicarsi sino al +12,7%.
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“In uno scenario che già presentava tensioni a causa di molteplici fattori (energetici, climatici e sanitari), lo scoppio della guerra in Ucraina ha ulteriormente spinto al rialzo i prezzi dei prodotti alimentari”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Una corsa che non accenna a rallentare, a svantaggio dei costi pagati dalle imprese e dei bilanci delle famiglie”.
Tra i prodotti che a marzo hanno registrato variazioni rispetto al mese precedente spicca l’aumento del pollo fresco (+4,3%), a causa di un’offerta ridimensionata nei mesi scorsi dall’influenza aviaria e dall’aumento dei costi dei mangimi, e del burro (+3,8%), segnato dalla riduzione delle disponibilità a livello continentale.
Diffusi ed elevati aumenti anche nei prodotti cerealicoli e derivati (pasta di semola +3,7%, riso +3,7%, biscotti +3,6%, pane +3,4%), per effetto dei rincari delle materie prime (grano duro, grano tenero) e dell’energia già in atto nel 2021.
L’inflazione per il mese di marzo, secondo i dati di preconsuntivo forniti dalle Centrali di Acquisto, subisce una vistosa accelerazione sino al +10,9%, con i rincari maggiori per la carne di pollo (+34,8%), nell’olio di semi vari (+30,5%), complice la carenza di approvvigionamenti di olio di girasole dal Mar Nero (Russia e Ucraina sono due maggiori produttori di olio di girasole al mondo) e nella pasta di semola (+22,5%).
Le indicazioni fornite dalle Centrali di Acquisto della Gdo preconizzano significativi aumenti anche per il bimestre aprile-maggio: in media per i 46 prodotti alimentari monitorati l’aumento si attesta al +3,5%, trainato soprattutto dai prodotti derivati dei cereali, ed in particolar modo dalla pasta di semola (+6,6%) e dal pane (+6,5%). Attesi aumenti significativi anche per il burro (+5,6%).
L’inflazione attesa per i prodotti dell’industria alimentare acquistati dalle Centrali d’Acquisto della Gdo non accenna a rallentare, e si proietta verso il +12,7% nel bimestre aprile-maggio.
Le accelerazioni maggiori sono attese ancora una volta da carne di pollo (+33,3%), olio di semi vari (+31,6%) e pasta di semola (+26,8%).
Gli aumenti attesi sulle farine, sui cereali e sui prodotti derivati sono capillari ed intensi con la farina di grano tenero in crescita del +19,8% e le fette biscottate del +16,2%, spinti dalle tensioni che persistono nello scenario internazionale. Significativa anche la crescita attesa per il riso (+16,2%).
La filiera risicola nazionale è segnata negli ultimi mesi da un’offerta disponibile inferiore alla domanda delle riserie, da timori legati all’impatto sulle prossime semine delle condizioni siccitose registrate in Nord Italia e dagli elevati costi di produzione, a cominciare da energia e fertilizzanti.
Le anticipazioni raccolte sui prezzi pagati all’industria alimentare dalle Centrali d’Acquisto suggeriscono una ulteriore accelerazione dell’inflazione alimentare al consumo nei mesi estivi, verso valori superiori al 7% (per la media dell’anno 2022 la previsione è ora al +6,1%).
In apertura, foto di Olio Officina©
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