Economia

Un riposizionamento dell’extra vergine è possibile

Intervista a Giuseppe “Pippo” Vacca. Saremo in grado di creare valore? I distributori confermano di essere coscienti di trovarsi di fronte a un’offerta molto più variegata rispetto al passato. I consumatori, pur avendo poco gradito i notevoli e imprevisti aumenti, non hanno abbandonato l’extra vergine. L’impegno è nel far capire che il valore di taluni oli in termini di qualità sensoriale, nutrizionale e/o di servizio, è congruo rispetto ai recenti livelli di prezzo. C’è tuttavia un intoppo da superare: la classificazione merceologica. Vecchia di 60 anni, non aiuta nel lavoro di trasparenza e riorganizzazione dello scaffale. Ne abbiamo parlato con il presidente di Unifol

Luigi Caricato

Un riposizionamento dell’extra vergine è possibile

Un incontro che si è svolto in marzo a Bitonto ha dato il via a una serie di riflessioni che ha coinvolto virtuosamente l’intera filiera. Merito di Unifol, l’Unione Italiana delle Famiglie olearie. Per il presidente di Unifol, che ha organizzato il summit nella storica e prestigiosa capitale dell’olio, occorre lavorare tutti nell’interesse comune, possibilmente accompagnando la filiera dell’olio da olive nella creazione di valore. Gli scenari all’orizzonte sono cambiati, occorre prenderne atto e agire per il bene comune, tenendo anche conto che la marca del distributore oggi ha assunto nel frattempo dimensioni importanti.

 

Di recente, Unifol, la neo associazione che riunisce le storiche famiglie olearie, ha organizzato una tavola rotonda a Bitonto dal titolo “Olio di oliva al cambio epocale. Come cambiano le relazioni tra produzione retailer e consumatori”. Avendo letto resoconti contrastanti sui messaggi emersi dall’incontro, abbiamo chiesto a Giuseppe “Pippo” Vacca, il Presidente, cosa realmente fosse emerso?

In effetti è così. Come sempre accade quando si mettono a confronto operatori oleari con ruoli diversi nella filiera, c’è sempre una ghiotta occasione per rappresentare quel quadro, in fondo verosimile ma non vero, dove i ricchi confezionatori vogliono orchestrare chissà quale subdola azione ai danni dei poveri agricoltori o dei poveri frantoiani. È la favola del buono e del cattivo che va sempre di moda. Purtroppo, pur considerando legittimo che tutti perseguano il profitto, riteniamo che ognuno, soprattutto in questo momento storico di forte difficoltà del settore, dovrebbe anteporvi l’interesse generale di migliorare la percezione del valore del prodotto. A Bitonto, piuttosto, è emersa una precisa e condivisa volontà di capire come andare oltre. I punti di osservazione erano naturalmente diversi, perché ciascuno vede una parte del paesaggio, ma è proprio quello che serviva per avere una panoramica. Ora non ci resta che mettere meglio a fuoco l’obiettivo e illuminare le parti meno nitide. 

Quindi ci potrebbe essere un’intesa tra i diversi attori della filiera?  Ma se è vero come afferma l’istituto Piepoli che un italiano su tre non acquista più olio extra vergine di oliva, le relazioni tra gli attori non rischiano di irrigidirsi ulteriormente?

Il problema comune che dobbiamo affrontare nel settore e che impegna tutti gli attori con distinte responsabilità è quello del valore dell’extra vergine. Mi riferisco naturalmente al valore che i consumatori gli assegnano e che noi della filiera gli abbiamo fatto percepire. Il miglioramento della qualità che siamo riusciti a imprimere ai processi di produzione e i risultati che abbiamo raggiunto negli ultimi anni, hanno cambiato il volto di questo condimento consentendogli di toccare tasti sensoriali che qualche anno fa non avremmo nemmeno potuto immaginare. I distributori invitati a Bitonto hanno tutti confermato di essere coscienti di trovarsi di fronte a un’offerta molto più variegata rispetto al passato e che i consumatori non sono più quelli di una volta che abbandonavano l’extra vergine e passavano all’oliva quando i prezzi aumentavano, piuttosto sono disposti a ridurre i consumi e differenziare gli acquisti e in larga parte all’interno del segmento. I dati quantitativi delle indagini che abbiamo presentato, calcolano una riduzione dei consumi dell’ordine del 10%, come anche Ismea ha confermato poco dopo. I dati che sono stati presentati a Bitonto sono stati acquisiti combinando volutamente diverse metodologie d’indagine e per questo potrebbero apparire contrastanti da una lettura sommaria. Abbiamo effettuato da una parte interviste sulle intenzioni e i comportamenti all’indomani dell’impennata dei prezzi, per esplorare l’area più emotiva e di “pancia” e dall’altra elaborato dati quantitativi sui comportamenti misurati dal carrello della spesa, per controllare la parte più razionale. I dati vanno letti congiuntamente e interpretati. La ricerca ci dice che i consumatori avendo poco gradito gli aumenti, in quanto imprevisti e importanti, hanno reagito a “pelle” con la volontà di abbandonare l’extra vergine, ma i dati di acquisto ci confermano che si trattava di una reazione di impulso, che la componente razionale ha mitigato.

Dunque, se i consumatori sono stati disposti ad accettare aumenti del 100%, per quanto non siano stati entusiasti, ci dobbiamo aspettare un riposizionamento dell’extra vergine in futuro?

Intanto va ricordato che l’impennata dei prezzi è avvenuta per un fatto contingente legato ai mutamenti climatici e nello specifico alla mancanza di piogge nelle fasi fenologiche cruciali della pianta, in tutto il Mediterraneo, che ha determinato una forte contrazione della produzione. Si tratta di un fenomeno singolare che ha coinvolto due campagne consecutive e che molto presumibilmente si stabilizzerà con le prossime campagne. Pertanto, la preoccupazione comune che noi della filiera dovremmo avere è quella di trovare il modo per convincere i consumatori che il valore di taluni extra vergini, in termini di qualità sensoriale, nutrizionale e/o di servizio, è congruo rispetto ai recenti livelli di prezzo.  In termini tattici, abbiamo un’occasione irripetibile di fare un salto in avanti nella segmentazione dei consumi, incrementando il grado di differenziazione dell’extra vergine, sia verso l’alta gamma che verso il basso, dando dignità anche alla categoria del vergine. Dobbiamo avere anche l’appoggio delle istituzioni perché una classificazione vecchia di sessant’anni non ci aiuta in questo lavoro di trasparenza e riorganizzazione dello scaffale. A Bitonto è emersa una precisa volontà anche da parte della distribuzione di accompagnare la filiera nella creazione di valore, d’altronde la marca del distributore oggi ha assunto dimensioni importanti.

Giuseppe “Pippo” Vacca

Come pensa di muoversi Unifol nei prossimi mesi? Avete fiducia che si possa trovare una sintesi tra i diversi interessi della filiera e riuscire a organizzare una strategia nazionale condivisa in questo settore?

L’Associazione sta facendo la sua parte per promuovere un momento di confronto fra tutti tanto che abbiamo già sensibilizzato il Sottosegretario La Pietra. Dobbiamo tutti cooperare per competere meglio come Paese e se vogliamo differenziare e tutelare più efficacemente gli extra vergini, abbiamo bisogno di mettere mano sull’intera filiera dal campo alla tavola, chiamando in causa tutti gli attori, nessuno escluso.  Oggi, grazie alle conoscenze che abbiamo, possiamo decidere già in campo, le caratteristiche nutrizionali e sensoriali che vorremmo assicurare al prodotto, ma questa decisione potrebbe essere vana se in frantoio non adottassimo le tecnologie e gli accorgimenti coerenti con questo disegno e anche questa accortezza potrebbe rivelarsi inutile se, in fase di distribuzione e conservazione non proteggessimo efficacemente il prodotto dalla luce in primis. Sappiamo tutti che l’olio extra vergine di oliva è qualitativamente deperibile e che la conservazione può fare la differenza sulla sua integrità qualitativa. Se perdessimo le note aromatiche e gli antiossidanti – che il produttore ha inteso perseguire già in campagna – la differenza di valore con gli altri grassi si ridurrebbe sensibilmente e il consumatore perderebbe una buona ragione per sceglierlo e per pagarlo. È una delle ragioni che ci hanno spinto, come Unifol, a controllare la vita a scaffale degli extra vergini di tutte le aziende associate, con campionamenti e controlli strumentali avanzati, che abbiamo affidato un ente di certificazione in totale trasparenza e condivisione tra tutti. A Bitonto intanto abbiamo inaugurato e sperimentato una formula di confronto che ci ha soddisfatti e che sarà un appuntamento fisso annuale per l’avvenire.

In apertura, e all’interno, foto di Gianfranco Maggio per Olio Officina

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