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Quasi pronti alla raccolta delle olive, anche in alta quota

Camminando tra gli olivi in Liguria, per le ultime ricognizioni in attesa dell’olivagione. Il Covid ci sta piegando, è vero, ma la natura non si ferma e non si può certo rinunciare al suo corso. Siamo chiamati a impegnarci sempre, in prima persona. La natura pare cinica e ottusa, in tutto ciò, ma dona di fatto speranza, fiducia e gioia di rinascita

Flavio Lenardon

Quasi pronti alla raccolta delle olive, anche in alta quota

In Riviera ligure, nell’Imperiese, sto facendo le ultime ricognizioni per la verifica prima della raccolta delle olive per il Taggialto. Un anno interessante, questo. Non al pari del 2015, ma davvero buono.

Sono molto focalizzato, e credo che presto procederemo alla raccolta, anche in alta quota.

Sono in fibrillazione, nell’attesa; anche perché questa concentrazione deriva, credo, proprio dalla mancanza di distrazioni diverse, grazie al Covid – permettetemi questa digressione.

C’è una situazione paradossale, a mio avviso, nella quale dentro un dramma così grande, e all’apparenza irrisolvibile, si deve necessariamente, per la natura stessa dell’uomo e della sua sopravvivenza, trovare una via di rinascita e di positività.

La natura ci insegna, in questo frangente, quanto insignificante sia il nostro affannarci. Essa continua, anzi, più florida, efficientemente copiosa e generosa. Essa non s’avvede delle nostre pene, perché intenta a compiere se stessa nella grandiosità del disegno divino, sino alla piccola oliva che ci dona un universo in sé.

La natura pare cinica e ottusa, come questa mia considerazione, ma, anzi, essa è superiore e dona speranza, fiducia e gioia di rinascita.

Ho visto io stesso quanto la vita riprenda rigogliosa in assenza di azioni umane, ed è proprio questa ulteriore considerazione che mi fa ricordare quanto le azioni umane abbiano modellato le nostre montagne, della fatica per fare piccoli tratti di natura domesticata.

Dovremmo essere più grati e rispettosi di quanto ci circonda, e di quanto abbiamo, con la responsabilità di conservarlo per chi ci succederà.

Le foto sono di Flavio Lenardon, in presa diretta

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