Cosa significa definire l’olio da olive grasso gourmet?
Le qualità superiori, dal lato sensoriale e nutrizionale, che gli extra vergini potrebbero vantare rispetto agli altri grassi, non si sono ancora trasformate in vantaggi competitivi in grado di creare valore. Sembra quasi che non si riesca a raccontarli e presentarli con una formula efficace in grado di cambiare la percezione del prodotto, le sue occasioni di consumo e le sue funzioni d’uso. Eppure, c’è un felice esempio di un’innovazione capace di rompere schemi e consuetudini: è il caso di farne un modello da seguire
Mauro Meloni
Le qualità superiori, dal lato sensoriale e nutrizionale, che gli extra vergini potrebbero vantare rispetto agli altri grassi, non si sono ancora trasformate in vantaggi competitivi in grado di creare valore. Sembra quasi che non si riesca a raccontarli e presentarli con una formula efficace in grado di cambiare la percezione del prodotto, le sue occasioni di consumo e le sue funzioni d’uso. Eppure, c’è un felice esempio di un’innovazione capace di rompere schemi e consuetudini, è il caso di farne un modello da seguire
Estratto meccanicamente da un frutto, l’olio ricavato dalle olive ne custodisce le fragranze, i profumi e la ricchezza in antiossidanti e vitamine.
Non è dunque un olio tra i tanti, giusto per intenderci.
Perché non si può mettere a confronto l’extra vergine con altri oli
L’insieme dei componenti presenti nell’olio extra vergine di oliva sono tanto preziosi per la salute quanto, e sempre di più, per il gusto e i profumi che scaturiscono proprio a partire dall’olio stesso.
La scelta della materia prima olio è di conseguenza molto importante, per questo che merita grande attenzione e una attenta riflessione.
Da un lato c’è il piacere di vedere combinate tutte le differenti peculiarità sensoriali con cui gli oli si esprimono di volta in volta in base alle loro caratteristiche di riferimento; dall’altro lato, vi è invece lo studio necessario per abbinare correttamente gli oli extra vergini di oliva con i vari ingredienti con i quali, uniti assieme, costituiscono la struttura portante di una ricetta, come di ogni altra preparazione alimentare.
La ricerca del piacere nelle sue tante declinazioni del vivere quotidiano si apre oggi, soprattutto nelle società più avanzate, a una nuova visione del contesto alimentare in cui ci si muove e opera.
Tutto è cambiato, rispetto al passato, e ci si rende conto del nuovo approccio con il cibo osservando tutta la grande enfasi riservata all’arte di cucinare.
Di cosa ha bisogno la comunicazione olearia di oggi
In un contesto così nuovo e di conseguenza inedito, si arriva subito al cuore del problema: come si fa a innalzare il valore di un alimento tanto complesso e carico di storia quanto lo è l’olio ricavato dalle olive? La risposta è sola una: creando emozioni che vanno oltre il semplice atto di alimentarsi.
Lo sanno bene, per esempio, i grandi marchi del caffè, i quali, pur essendo da sempre impegnati nell’innovazione di prodotto e di processo, solo di recente hanno riposizionato il caffè italiano espresso in tutto il mondo, con il lancio di un nuovo modello di consumo che ne ha spinto il valore verso l’alto, facendo leva sull’emozione e la cultura intorno al prodotto. E tutto questo è avvenuto nel contesto favorevole dell’espansione globale della bevanda messa in atto dal colosso americano Starbucks.
Quando un’innovazione è capace di rompere schemi e consuetudini, può cambiare la percezione di un prodotto al punto tale da non poter essere più comparato a quello di prima.
È il caso del caffè espresso che entra in famiglia e sostituisce quello della caffettiera casalinga. La tazzina è la stessa, anche il colore e la quantità non cambiano, e forse nemmeno la qualità, ma cambia la percezione e quindi il valore e, di conseguenza, il famigerato prezzo che la teoria economica della concorrenza perfetta descrive come non modificabile dall’operatore.
Pur in un contesto di consumo diverso, non sono poche le analogie con l’olio extra vergine di oliva, dove da sempre l’approvvigionamento diretto al frantoio è associato all’olio di qualità, con valori sensibilmente superiori agli extra vergini venduti nei canali moderni. Gli aromi e i profumi di un frantoio ben gestito, così come l’intensità delle fragranze dell’olio appena estratto, hanno contribuito da sempre a creare una differenza netta rispetto alla percezione dell’olio a scaffale, quasi che si trattasse di due prodotti differenti.
Per creare valore, non si può prescindere dal consumatore
I limitati investimenti in ricerca e sviluppo hanno da sempre pregiudicato la capacità del prodotto di rinnovarsi e di presentarsi con nuove immagini agli occhi dei consumatori e non si vedono ad oggi cambiamenti di passo tali da far ben sperare in una rivoluzione, della portata di quella del caffè.
Le qualità superiori dal lato sensoriale e nutrizionale che gli extra vergini potrebbero vantare rispetto agli altri grassi non si sono ancora trasformati in vantaggi competitivi in grado di creare valore.
Sembra quasi che non si riesca a raccontarli e presentarli con una formula efficace in grado di cambiare la percezione del prodotto, le sue occasioni di consumo e le sue funzioni d’uso. Tuttavia, non ci sono troppe alternative. Se si vuole creare valore non si può prescindere dal consumatore.
È a lui che va rivolta la ricerca dei “consumer insight” per rinnovare il concept del prodotto e andare oltre la consuetudine e la tradizione.
In un orizzonte di questo tipo potrebbe sembrare anacronistico, ma al settore servirebbe più cultura industriale, quella autentica, che negli anni ha saputo collocare l’Italia ai vertici nel mondo.
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In apertura, foto di Olio Officina©
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