Perché è bene prediligere le produzioni vivaistiche di olivi certificati?
Osservare questa scelta significa assicurare le migliori condizioni di partenza per l'impianto di nuovi oliveti. Con la pubblicazione dei decreti ministeriali del 24 luglio 2003 e del 4 maggio 2006, è attivo su tutto il territorio nazionale un servizio di certificazione che, tra i vari aspetti garantiti, consente anche la tracciabilità di filiera
Con la pubblicazione dei decreti ministeriali 24 luglio 2003 e 4 maggio 2006, che riorganizzano e regolano a livello nazionale la certificazione volontaria del materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto, è attivo su tutto il territorio nazionale il servizio di certificazione di prunoidee, pomoidee, olivo, agrumi e fragola. Gli obiettivi della certificazione sono:
1. produzione di materiale di qualità superiore, sia per gli aspetti genetici che fitosanitari;
2. prevenzione della diffusione di malattie di quarantena e qualità;
3. miglioramento della qualità delle produzioni frutticole;
4. tracciabilità nella filiera.
Prediligere produzioni vivaistiche certificate per la costituzione di nuovi oliveti significa assicurare le migliori condizioni di partenza dell’impianto, considerando che la maggior parte dei virus si trasmette per innesto, la moltiplicazione di materiale vivaistico infetto rappresenta la loro preferenziale via di diffusione.
Accanto ad azioni di valorizzazione della piattaforma varietale olivicola, condotte dalle varie regioni italiane, è importante presentare la possibilità di disporre di materiale vivaistico qualificato.
L’olivicoltore che si accinge a fare un nuovo impianto di olivo deve poter trovare sul mercato materiale di propagazione valido, ben caratterizzato dal punto di vista genetico ed esente da patogeni che ne possano compromettere la qualità.
Non sono tante le aziende che investono in un Paese che non pianta più olivi. Ma ci sono le eccezioni, come nel caso della famiglia Manca ad Alghero, che con il progetto Novolivo stanno impiantando centinaia di ettari, con impianti ad alta densità. Ovviamente, è fondamentale che le nuove piante siano certificate, quindi garantite, sia per la sanità stessa delle piantine, sia per la certezza dell’origine, quindi della cultivar. Nella foto di apertura potete ammirare Domenico e Pasquale Manca del noto marchio Olio San Giuliano, padre e figlio impegnati nel valorizzare la produzione italiana di olio con una visione nuova, moderna e aperta a continue innovazioni. Nella galleria immagini, le nuove piantumazioni di olivo e le nuove piante che nel frattempo sono state messe a dimora.
Nelle regioni del centro e del nord Italia, dove le minime termiche invernali periodicamente compromettono principalmente nuovi impianti e, nel peggiore dei casi anche la produttività di impianti in produzione, la possibilità di disporre di piante di olivo certificate rappresenta la garanzia di una buona riuscita dell’impianto, oltre che di garantirne la durata della produttività.
Qualche esempio? Dal 2005 l’IBIMET-CNR ha ottenuto il riconoscimento di Centro di conservazione e premoltiplicazione per la specie olivo (determina n. 17919 del 28/11/2005) in Emilia-Romagna.
Nello stesso anno i laboratori dell’IBIMET-CNR hanno ottenuto l’accreditamento per le analisi morfo-fenologiche di corrispondenza varietale per la specie olivo (determina n. 16057 del 7/11/2005) e da quell’anno è stato possibile avviare il processo di certificazione genetica e sanitaria anche per l’olivo.
Le 24 cultivar emiliano-romagnole, per esempio, frutto del lungo e complesso processo di selezione, sono conservate all’interno della screen-house del Centro di conservazione IBIMET-CNR.
Per approfondire questo, e altri temi legati al mondo dell’olivicoltura e dell’olio, è possibile acquistare il volume Succo di olive, edito da Olio Officina.
Si ringrazia per le foto, in apertura e all’interno, Olio San Giuliano
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