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Fare olivicoltura d’alta quota significa credere nel valore del luogo e dell’identità

Salvaguardare i territori olivicoli estremi non è facile, né tantomeno economico. I rischi e le insidie non solo ci sono, ma sono anche grandi. È facile intuire perché, quando ci rivolgiamo a questa particolare tipologia di olivicoltura, la definiamo eroica. Nel 2012 nasce, dall’impegno di Flavio Lenardon e Giuseppe Stagnitto, il movimento culturale TreeDream. Fortemente sostenuto da Olio Officina, oggi sta iniziando a raccogliere i primi frutti: il progetto di Farchioni Il futuro è nelle nostre radici è un primo importante passo

Olio Officina

Fare olivicoltura d’alta quota significa credere nel valore del luogo e dell’identità

Coltivando olivi – sostiene Giuseppe Stagnitto di TreeDream – si salvano i territori e si evitano disastri ecologici. Con TreeDream, una giusta battaglia di valori apre una porta alla speranza.

Olio Officina ha pubblicato perfino un libro che evidenzia il valore dell’olivicoltura eroica d’alta quota. Si intitola È l’olio, bellezza, di cui è autore Giorgio Barbaria, il quale sostiene che ” identità, bellezza, custodia sono i tre capisaldi da tenere ben presenti. Il canto dell’ulivo – ammette lo scrittore – è una polifonia che abbraccia i millenni della storia e fa dialogare singoli e popoli all’insegna dell’amore e della pace. L’olio – è proprio vero – è poesia dell’eterno”.

Non è facile salvaguardare i territori olivicoli estremi, per questo Flavio Lenardon e Giuseppe Stagnitto, di TreeDream, sostengono ormai sin dal 2012, proprio quando ebbe inizio il grande evento di Olio Officina Festival, alla sua prima edizione, che occorrono “imprese a responsabilità politica e civile, perché solo questo potrà salvare l’olivicoltura di collina e di montagna”.

Lenardon e Stagnitto hanno tante volte sostenuto che “la grande comunicazione non ha mai recepito che l’olio di montagna, specie quello ottenuto da zone ai limiti stessi della fruttificazione, sia meritevole di essere considerato in una categoria a sé stante. Occore che ci sia questa presa d’atto.”

Ecco allora questa iniziativa che volentieri segnaliamo, della famiglia Farchioni, secondo la logica di un pensiero che si traduce in uno slogan chiaro: “il futuro è nelle nostre radici”.

Una grande azienda come Farchioni Oli che mette a disposizione storia, esperienza, competenza e risorse per una missione ambiziosa che parte da una sfida complessa: il recupero di olivi ultracentenari che hanno un enorme valore paesaggistico e di ulivi coltivati su pendenze superiori al 30% o su terrazzamenti oppure in piccole isole o sopra i 500 metri. Sono questi i protagonisti di un progetto innovativo che vuole promuovere l’olivicoltura eroica.

Olio Officina ha sempre fatto la propria parte, anno dopo anno, festival dopo festival, e anche in occasione di altri eventi, dal Forum Olio & Ristorazione ad altri da noi organizzati.

Per esempio, citiamo la bella iniziativa del 2017, quando a Olio Officina Festival erano stati assegnati i premi di “Eroe dell’olivicoltura estrema d’alta quota” a sette olivicoltori della Liguria. Il riconoscimento era stato conferito proprio per dare risalto e valore all’utilità sociale del lavoro svolto a custodia e difesa del territorio montano, oltre che a sostegno al movimento culturale TreeDream, nelle iniziative culturali finalizzate alla rinascita dell’olivicoltura d’alta quota italiana.

Il cammino non è semplice, perché per essere efficace occorre che ci sia un lavoro sistematico e corale.

Come spiega Marco Farchioni, owner ed export manager dell’azienda, “alimentare le nostre radici è anche ripartire da quegli ulivi che hanno le caratteristiche della coltivazione eroica. Presenti in tutta Italia, oggi spesso in stato di abbandono perché non ci sono più i vecchi proprietari che li coltivavano oppure perché è troppo costoso continuare la produzione”.

L’idea del recupero, racconta Marco, “nasce dall’antico bosco di ulivi sottostante il belvedere di Montefalco, in provincia di Perugia: un bosco abbandonato che Pompeo Farchioni, mio padre, ha deciso di far rivivere e rimettere in produzione avviando un progetto di sostenibilità sociale e ambientale”.

Marco Farchioni

Torniamo al nostro impegno condiviso con lo spirito di TreeDream, che consiste, per usare le parole dello scrittore ligure Giovanni Boine, nel ricostruire la cattedrale degli olivi. Questa ricostruzione è veramente possibile.

“Occorre solo crederci, e scommettere tutta la propria vita”, ha avuto modo di dichiarare Giuseppe Stagnitto. “Ci vuole  – ha aggiunto – dedizione e tenacia, perché si tratta di una sfida quasi impossibile, anche se a ben riflettere non è affatto utopia. Perché c’è un nuovo modo di fare impresa” che richiede una nuova coscienza civica del consumatore e il pieno sostegno del progetto di alcuni sognatori che si riconoscano nei valori di TreeDream tante volte diffusi attraverso Olio Officina.

Il presidente di TreeDream, Flavio Lenardon, non lascia spazio al non detto: “Percorrendo, molti anni fa, le zone degli oliveti d’alta quota e vedendo molte aree abbandonate, avevo provato un vivo dolore. Capivo che era difficile far rinascere quel territorio senza che, insieme, rinascesse lo spirito di quella comunità umana che lo aveva ideato, organizzato e mantenuto per un millennio. Ecco – chiarisce Lenardon –  il nostro primo obiettivo è stato sin da subito quello di dare finalmente la parola ai primi artefici del processo che, partendo dagli elementi della natura, arriva a quel magico distillato che è l’olio extra vergine di oliva; questi primi artefici sono i contadini olivicoltori che portano ancora avanti, caparbiamente, la fatica millenaria del progetto audace di terrazzare intere montagne. Con TreeDream mi sono impegnato nello sforzo di far rinascere negli olivicoltori quella coscienza di identità che essi avevano – per loro stessa ammissione – quasi perduto: il motivo per cui si faticava a coltivar olivi in condizioni così difficili era nelle caratteristiche uniche dell’olio che si ottiene da piante cresciute in condizioni estreme”.

Secondo il disciplinare del progetto della famiglia Farchioni, gli oliveti eroici sono individuati sulla base di alcuni requisiti: pendenza del terreno superiore al 30%, sistemazione degli impianti su terrazze e gradoni, presenza sulle piccole isole, presenza sulla superficie da oltre 100 anni.

Oliveto d’alta quota Farchioni

Il progetto conta pure sul coinvolgimento diretto dei consumatori che, acquistando questo olio da olivicoltura eroica, diventano co-protagonisti attivi di un impegno orientato alla salvaguardia e alla promozione della storia agricola nazionale.

La coppia di folli che ha creduto prima di tutti nell’olivicoltura eroica, Lenardon e Stagnitto, citano il nostro direttore, Luigi Caricato, e un suo libro, Extravergini d’alta quota, pubblicato nel 2005, scritto con l’intento di differenziare l’olio d’alta quota facendo riferimento all’identificazione geografica, alla specificità della cultivar e all’ambiente d’origine.

“Proprio per queste ragioni il caso dell’olivicoltura d’alta quota – sostengono Lenardon e Stagnitto – non va assimilato alle agricolture non remunerative che vanno giustamente sostenute dallo Stato per l’utilità sociale che ne deriva; al contrario, in questo caso, è oggettivo e scientifico che l’olio d’alta quota, proprio quello tratto dagli oliveti in via d’abbandono, ha un peculiare profilo chimico e sensoriale che lo rende degno di essere classificato come una categoria a sé stante. Aderendo ai principi di TreeDream – concludono Lenardon e Stagnitto – contribuiremo ad evitare una duplice estinzione culturale e colturale. Faremmo così ancora in tempo a salvare meravigliosi territori e, probabilmente, diminuendo i disastri delle frane e delle alluvioni (essendo il sistema dei terrazzamenti la salvaguardia della salute idrogeologica) salveremmo anche vite umane”.

Per le foto all’interno e in apertura, si ringrazia Farchioni Oli

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