Gea Terra

L’impiego dei resti organici per una futura indipendenza energetica

In uno scenario caratterizzato da tensioni geopolitiche che ricadono sui costi dell’energia e sulla sua fornitura, le aziende devono guardare a soluzioni innovative. La startup Reset, a Rieti, ha sviluppato la tecnologia SyngaSmart basata sulla gassificazione della biomassa, dove gli scarti agroindustriali vengono convertiti per essere nuovamente impiegati come bioenergia, riducendo così sia i costi legati all’eliminazione dei rifiuti, sia l’impatto ambientale

Marcello Ortenzi

L’impiego dei resti organici per una futura indipendenza energetica

L’Europa in questo momento è in affanno a causa della mancanza di forniture energetiche.

Tuttavia esistono diverse tecnologie e processi che possono fornire energia rinnovabile.

I sottoprodotti organici per le aziende agricole, forestali e agroindustriali sono normalmente costi e causano impatto ambientale dato dal trasporto e conferimento in discarica.

Essi sono i pezzi che vengono prodotti ma eliminati perché non conformi alla qualità attesa dal mercato.

Gli scarti non vengono conteggiati tra i “pezzi buoni” del processo produttivo.

Ma c’è chi è in grado di produrre energia e calore a partire dagli scarti organici e agroforestali, attraverso un processo carbon-negative, valorizzando risorse localmente disponibili, che diversamente sarebbero destinate allo smaltimento.

La startup Reset, a Rieti, ha sviluppato e brevettato una tecnologia ad hoc.

Si chiama SyngaSmart ed è basata sulla gassificazione della biomassa: un container hi-tech, compatto e installabile situato presso le aziende, come imprese agricole, segherie e altre realtà simili, cioè chi consuma energia e produce sottoprodotti organici.

Dentro questo “box” c’è tutto quello che serve per creare energia rinnovabile utilizzando gli scarti che spesso vengono prodotti in zone limitrofe: potature, residui agroforestali, gusci, sansa, scarti organici agroindustriali.

Il processo trasforma in gas i sottoprodotti con un reattore di gassificazione che raggiunge la temperatura di 900-1000 gradi.

Allo stesso tempo, è un sistema in grado di sequestrare carbonio nel sottoprodotto del processo, il biochar.

Il biochar è un prodotto carbonifero stabile con applicazioni in agricoltura sostenibile e conservativa.

Spesso è utilizzato per il miglioramento delle proprietà fisiche e/o chimiche e/o biologiche del suolo e/o l’attività del suolo.

Quindi le aziende possono produrre autonomamente bioenergia e calore da fonti rinnovabili, riducendo o azzerando il prelievo energetico dalla rete o l’utilizzo di fonti fossili.

Inoltre si riducono tutti i costi legati all’eliminazione dei rifiuti.

Con incentivi di Invitalia, attraverso Smart&Start Italia la startup ha ottenuto un finanziamento agevolato di 650.000 euro.

L’azienda seguita a sviluppare la tecnologia, affinché sia applicabile a una gamma sempre più estesa di biomasse di scarto, la cui gestione oggi rappresenta un costo per la collettività e per l’ambiente.

Anche i fondi del Pnrr potranno essere utilizzati per ampliare l’impresa e sviluppare tecnologie.

In apertura, foto di Olio Officina©

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