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Sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Per un volto nuovo dell’agricoltura

I tre pilastri di Bayer CropScience nelle parole di Matteo Colombo e Marc Aupetitgendre. L’agricoltura ha oggi necessità di punti fermi. Gli strumenti digitali danno la possibilità di aggregare i dati e poter fare sempre meglio, sostenendo così le scelte degli agronomi. Con Climate FieldView sarà possibile vedere il proprio campo attraverso quattro mappe diverse e scegliere dove intervenire e dove invece non farlo, in un’ottica di risparmio e di rispetto per l’ambiente

Olio Officina

Sostenibilità, innovazione e digitalizzazione. Per un volto nuovo dell’agricoltura

A Bisceglie, lo scorso 23 marzo, c’è stato un grande evento nazionale organizzato da Bayer CropScience. Il tema: “Olivicoltura e suoi protagonisti. Il contesto italiano tra sfide, innovazione e passione”. Périma di entrare nel vivo degli aspetti relativi alla coltivazione dell’olivo, si sono affrontati temi molto attuali, necessari e ineludibili. Ecco allora quel che si è ascoltato nel corso di un incontro ricco di molti utili spunti. Tra i vari interventi hanno suscitato in particolare grande interesse e curiosità quelli pronunciati da Matteo Colombo, head of customer marketing Bayer CropScience, e da Marc Aupetitgendre, country Division Head Bayer CropScience.

Salute per tutti e fame per nessuno

“Noi crediamo nell’olivicoltura”, ha esordito Matteo Colombo. “Come Bayer CropScience – ha riferito – quest’anno arriviamo nel mercato con quattro novità importanti. A cavallo tra il 2020 e il 2021, Bayer ha completato una profonda trasformazione che ha portato il gruppo a focalizzarsi a livello mondiale su due business principali. Questo – ha riferito Colombo – ci ha portato a rivedere la nostra vision: salute per tutti e fame per nessuno. È proprio questo quello ci muove, tutti i giorni, all’interno del gruppo, e che ci fa lavorare per garantire la salute attraverso i medicinali e nel contempo la nutrizione per la popolazione mondiale”.

I tempi che stiamo vivendo non sono facili e tutti si interrogano sul futuro. Il tema salute per tutti e fame per nessuno, soprattutto alla luce della pandemia, ha fatto riflettere la Bayer CropScience in maniera ancora più profonda. “La pandemia – ha chiarito Matteo Colombo– ha messo a dura prova tutto il sistema sociale e sanitario. La sussistenza e la sovranità alimentare, alla luce del conflitto russo-ucraino, pone ulteriormente al centro il tema del cibo e della capacità di sfamare la popolazione”.

A Bisceglie non ci si è soffermati solo sull’olivicoltura, dunque, e d’altra parte non si poteva fare diversamente: si sono toccati anche i grandi temi. La realtà incombe e siamo tutti chiamati a prendere atto dello stravolgimento in corso d’opera. Ecco allora l’intervento dell’amministratore delegato di Bayer, che giustamente ha aperto una finestra sullo scenario mondiale attuale. Importante, perché tutti noi possiamo far qualcosa anche rispetto alle grandi problematiche che stiamo attraversando.

Marc Aupetitgendre, Country Division Head Bayer CropScience, ha sostenuto che alla luce del conflitto russo-ucraino, come Bayer si intende evitare che la crisi in atto diventi una situazione ancora peggiore rispetto al tema del cibo, visto che uno degli impegni dell’azienda sia proprio quello di sfamare la popolazione. “Ogni giorno –ha detto – vediamo l’impatto potenziale che questa situazione potrebbe avere. Noi come Bayer CropScience cerchiamo di supportare la popolazione e chi lavora nei Paesi colpiti con prodotti farmaceutici ma anche attraverso prodotti per l’agricoltura. L’azienda ha deciso di continuare il lavoro in Russia, con una modalità rivista perché anche noi condividiamo la posizione che ha preso l’Unione europea, ma, al contempo, non possiamo prendere una decisione che vada contro la produzione e che renderebbe le cose ancora più complicate. Rispetto all’Ucraina – ha precisato Aupetitgendre – noi cerchiamo di operare con costanza, garantendo la sicurezza dei nostri lavoratori. Questo è il nostro impegno rispetto alla situazione attuale”.

Il paradosso dell’agricoltura

Matteo Colombo a sua volta ha messo in evidenza il paradosso dell’agricoltura: “da una parte c’è la necessità di produrre, di sfruttare al meglio le risorse che abbiamo, e dall’altra il voler preservare l’ambiente, la terra, tutto quello che sostiene il nostro business e la nostra salute tramite il cibo. Pensiamo che la modalità per lavorare senza essere schiacciati da questo paradosso sia trasformare”.

Cosa comporta tutto ciò? Un bel dilemma. Soprattutto si tratta di capire cosa fare oggi, come agire in una società complessa. Se la parola chiave è trasformare, cosa comporta la parola trasformare?

“Si tratta di trasformare la modalità con cui facciamo agricoltura attraverso il nostro impegno basato su tre pilastri. Questi sono la sostenibilità, l’innovazione e la digitalizzazione. Nessuno dei tre pilastri può sopravvivere senza l’altro. Noi – ha tenuto a precisare Colombo – crediamo che tali pilastri guidino l’agricoltura di oggi, tanto che già ne vediamo i segni, e ancora di più li vedremo nell’agricoltura di domani. Noi affronteremo questo impegno per la sostenibilità attraverso la Climate Field View e la modalità di supportare la disponibilità del glifosate”.

Sostenibilità

Oggi si parla tanto di futuro, più che nei decenni passati, anche perché tra pandemia e guerra il futuro in tutta la sua incertezza induce a evocarlo prospettando delle soluzioni. “Il nostro impegno a livello globale per la sostenibilità è caratterizzato dal fatto che a livello mondiale abbiamo preso tre grandi impegni e misurarne i fatti. Promuoviamo un futuro a zero immissioni. Ci impegniamo a ridurre del 30%, entro il 2030, l’impatto della produzione agricola. Lo facciamo collaborando con un istituto europeo che ha definito una metrica con cui valutare l’impatto della Co2 per ogni crop. Una metrica che è stata validata a livello europeo. Possiamo così misurare quanta Co2 produciamo e osservare come miglioreremo nei prossimi anni con soluzioni innovative a minore impatto ambientale, che guardino tutto il ciclo produttivo. Questi numeri – avverte Colombo – si trovano sul sito web di Bayer CropScience”.

Più produttività, con meno input

Fin qui la sostenibilità. Il secondo impegno è produrre con colture ad alto rendimento. Quindi, impegnarsi per avere più produttività, ma con meno input. E qui si ritrova quello che è stato molto opportunamente definito il paradosso dell’agricoltura. “Noi – ha ammesso Colombo – come Bayer ci stiamo impegnando per ridurre l’impatto del nostro lavoro del 30% entro il 2030.

In Europa abbiamo già migliorato quello che è l’impatto, perché nei nostri impianti produttivi abbiamo già migliorato per un 42% quello che è il nostro impatto in termini di Co2 e continueremo a lavorare per diventare carbon neutral. Lavoriamo – ha aggiunto Colombo – perché anche le popolazioni africane e indiane, ad esempio, abbiano accesso a mezzi per fare agricoltura nel loro luogo. Una agricoltura che innanzitutto offra sussistenza alle comunità, garantendo che ci siano dei prodotti e che non siano dipendenti da altri Paesi per la loro nutrizione. Oggi – ha proseguito Matteo Colombo – è impossibile pensare a una agricoltura moderna che non usi i dati della produzione e i dati del campo, per poter fare sempre meglio. Gli strumenti digitali ci danno la possibilità di aggregare insieme questi dati e di usarli per sostenere le scelte che fanno gli agronomi.

Una agricoltura digitalizzata

Climate FieldView – ha annunciato Colombo al numeroso pubblico convenuto a Bisceglie – è la nostra piattaforma che combina i dati attraverso due modalità. La prima usa le foto satellitari e gli algoritmi sviluppati negli ultimi cinque anni su oltre 5 milioni di ettari in tutto il mondo per gestire le colture. Noi prendiamo questi segnali e li andiamo a rielaborare con gli algoritmi. Sarà così possibile vedere il proprio campo attraverso quattro mappe diverse. Chiunque possiede un account Climate FieldView potrà vedere la propria situazione. Si avrà così la foto satellitare, che ci dice cosa c’è in campo in quel momento; la mappa di vegetazione, che quindi comincia a rielaborare i dati e a vedere dove è più verde; quindi, dove c’è più vegetazione, significa che la crop sta lavorando meglio. Laddove ci sono altri colori, quali il giallo e il rosso, occorre verificare l’eventuale problema. Troviamo poi la mappa di evapotraspirazione, che ci dice come la pianta sta lavorando a livello di consumo idrico e la mappa di salute, che con un altro algoritmo, incomincia a dirci qual è il grado di salute di quella crop. Ciò – ha precisato l’head of customer marketing di Bayer CropScience Matteo Colombo – permette di migliorare il tempo, perché così si andrà a controllare solo la zona in colore rosso, e, soprattutto, di ottimizzare, anche perché il secondo step è, sulla base di questi dati, produrre una mappa di prescrizione. Quindi, impiegare meglio gli input, scegliere dove intervenire e dove non farlo, dove utilizzare i fertilizzanti o meno. Questo è sinonimo di risparmio”, ha affermato Colombo. “Risparmio – ha precisato – soprattutto alla luce dell’aumento dei costi a cui stiamo assistendo”.

Prendere decisioni più consapevoli

C’è un secondo livello. “Un secondo livello è dato dalla piattaforma plus di Climate FieldView”, ha chiarito Colombo. “Questa piattaforma ci permette di dialogare con i dati dei macchinari; quindi, si interfaccia con le attrezzature più moderne, ma abbiamo sviluppato un kit anche per quelle meno recenti, e metro per metro raccogliere i dati che vengono dalle trebbie. Questo ci consente di vedere subito, in tempo reale, il risultato in campo e permette di capire dove la pianta sta performando meglio metro per metro, e quindi di prendere decisioni più consapevoli. In modo quindi molto più accurato, evitando sprechi, ottimizzando, e prevedendo dove vogliamo andare. Questo – ha chiarito Colombo – consente di capire da dove partire a raccogliere, e ciò diventa fondamentale per organizzare tutte le operazioni. La nostra offerta digitale permette di ottimizzare sia la vita durante l’anno, sia l’utilizzo di tutti i mezzi tecnici, quindi sia per i prodotti della difesa, della nutrizione, e, ovviamente, tramite anche il supporto dei nostri tecnici, possiamo ulteriormente migliorare i tempi di intervento, come pure le modalità, e scegliere cosa fare oltre che dimostrare la bontà degli interventi che facciamo”.

Competitività e sostenibilità. La centralità del Glifosate

“Per essere sostenibili e competitivi – ha sostenuto senza alcuna esitazione Matteo Colombo – abbiamo bisogno anche di mezzi efficaci che rispettino l’ambiente”. Ed ecco il punto: per essere sostenibili e competitivi, “il Glifosate è esattamente questa combinazione. Bayer ha voluto partecipare a una iniziativa di trasparenza, contribuendo con altre società, ad aprire un sito web con all’interno tutti gli studi e tutti i dati presentati in modo trasparente a disposizione di questa molecola per rendere il pubblico consapevole di quelle che sono le evidenze scientifiche e riportare il piano della discussione sul tema scientifico piuttosto che emotivo. Questo è come ci stiamo preparando al percorso di rinnovo, che è nelle sue fasi cruciali. Glifosate è stato autorizzato come principio attivo nel 2017, con una durata di cinque anni e scadenza a dicembre 2022. In questi mesi ci sono state tante fasi, alcune molto significative. Nel 2021 è stato completato il lavoro del dossier di riapprovazione. Per la prima volta, nella storia dell’Unione europea, invece di avere un Paese che si prende l’onere di analizzare i dati, ce ne sono stati quattro. Il tema è così spinoso che nessuno se lo voleva prendere in carico, e così è stata distribuita questa responsabilità su quattro ministeri: Francia, Svezia, Ungheria e Olanda. In maniera unanime è stato valutato in modo positivo il dossier da 150mila pagine, con 120 esperti che hanno collaborato. La fase successiva – ha affermato Matteo Colombo – vede gli enti Efsa e Eca che devono prendere il giudizio del report da parte dei quattro Paesi. È stata aperta una fase di raccolta delle osservazioni da parte di tutti i portatori di interesse, circa 480 pagine, e giunti a questo punto gli enti devono prendere le osservazioni e devono prendere il giudizio per poi dare il proprio parere che verrà esaminato dall’Unione europea, quando si andrà al voto”.

Quando si andrà al voto? Tra la fine del 2022 e la primavera del prossimo anno. Il voto? Potrà essere di rinnovo del principio attivo oppure il contrario. “In questo momento – ha chiarito Colombo – ci sono degli aspetti positivi e interessanti. Per prima cosa, i quattro Paesi hanno espresso un giudizio scientifico. Non hanno preso posizioni ideologiche, ma hanno portato i propri dati a supporto. In secondo luogo, si sta di nuovo comprendendo la frealtà, e in alcuni Paesi in particolare si è giunti alla consapevolezza che occorra una transizione prima di rifiutare e rendere difficoltoso il lavoro degli agricoltori.

Ci sono quindi fatti positivi con cui la comunità e gli enti istituzionali stanno guardando a questa vicenda. Recentemente in Italia abbiamo ottenuto i primi rinnovi dei prodotti a base di glifosate. C’è una disponibilità al dialogo e noi – ha concluso Matteo Colombo – speriamo che questa continui, ed è per questo che nei prossimi mesi torneremo a parlare con tutti gli stakeholder, con le associazioni di categoria, con uno studio per quanto riguarda gli impatti sulla agricoltura che potrebbe avere in caso di non riapprovazione della disponibilità di glifosate”.

Fine prima puntata.

In apertura, distesa di olivi ad Alghero, foto di Olio San Giuliano

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