
È un libro che l’autore ha pubblicato nel 1966, inedito in Italia sino al 2015, pubblicato da Feltrinelli nella traduzione di Elena Loewenthal. È una racconto morale ironico e tagliente, che narra la vita nel kibbutz Metsudat Ram, che sembra uguale a quella di tanti paesini di provincia: un terzo noia e due terzi pettegolezzi. Ed è dunque proprio a Metsudat Ram, in un kibbutz isolato nel Nord del paese, circondato da nemici e sormontato dall’ombra di cupe montagne, che si svolge la vita di una comunità di coloni, dediti all’agricoltura e all’allevamento, allo sport, alla musica, al dibattito, ma soprattutto alla purificazione.
A trent’anni dalla fondazione del kibbutz, sono essenzialmente gli ideali di miglioramento personale e collettivo a sostenere i kibbutzim e questo miglioramento si attua anche grazie al pettegolezzo. Questo spiega la voce narrante di un colono che guida il lettore – non senza malizia e ironia – alla scoperta degli abitanti del kibbutz, concentrandosi soprattutto sulla famiglia di Reuven Harish. Reuven è tra i più convinti sostenitori di una vita pacifica e collettiva, l’instancabile cantore delle virtù di una vita semplice e illuminata, il poeta del kibbutz.
La moglie Eva lo ha abbandonato per fuggire con un cugino venuto in visita come turista, si è risposata, vive in Germania e aiuta il marito a gestire un night-club. Reuven ha accettato il fatto senza lamentarsi, sprofondando in una tristezza nobilitata dai doveri di maestro, guida turistica e poeta. È rimasto solo con il figlio Gai e la figlia Noga e, per consolarsi, ha iniziato una blanda relazione con un’amica, Bronka, un’insegnante sposata, madre di due figli. Ma Noga, che ha sedici anni, sembra aver ereditato la grazia e l’irrequietezza della madre; Ezra, il marito di Bronka, un camionista appassionato di Bibbia che cita frasi sagge, diversamente da Reuven sa vivere le proprie emozioni, e quando dalla Germania arriva Zechariah, suo fratello, un personaggio misterioso e conturbante, le cui mire e comportamenti nessuno comprende, la comunità è gettata nello scompiglio.
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.