Ecco il Marocco oleario
È un settore dell’economia assai fiorente, con 380 mila posti di lavoro a tempo indeterminato, interessando quasi 480 mila aziende agricole, con una superficie olivicola nazionale aumentata del 63%, al ritmo di quasi 27 mila ettari l’anno (nel periodo 2008-2018). Al momento il 26% degli oliveti è costituito da impianti giovani e il 72% da impianti in piena produzione. Gli impianti vecchi sono solo il 22%del totale. Un focus di approfondimento utile per farsi un’idea generale e dettagliata di come e quanto stia investendo il Paese magrebino in olivicoltura ed elaiotecnica.
L’olivo, con i suoi prodotti di utilizzo secolare, le sue numerose proprietà a difesa dell’erosione dei suoli, nonché la sua capacità di valorizzare terreni agricoli e favorire l’insediamento delle popolazioni nelle aree montane, rappresenta la principale filiera frutticola coltivata in Marocco e costituisce il 65% della superficie arboricola nazionale.
Importanza socioeconomica dell’olivo
L’olivicoltura contribuisce attivamente allo stanziamento delle popolazioni nelle zone rurali e garantisce oltre 51 milioni di giornate di lavoro annuali, equivalenti a 380 mila posti di lavoro a tempo indeterminato, dei quali il 20% è occupato da donne.
Questa filiera, che interessa quasi 480 mila aziende agricole, rappresenta una delle maggiori fonti di reddito di una vasta percentuale di agricoltori poveri e, grazie ai suoi prodotti ad alto valore energetico e nutrizionale, svolge un ruolo chiave nell’alimentazione delle popolazioni rurali.
La filiera olivicola aiuta inoltre a soddisfare le necessità del paese in termini di oli alimentari (copre infatti il 19% dei bisogni) e contribuisce all’equilibrio della bilancia commerciale in virtù di entrate pari a 1,8 miliardi di Dinari/anno (media 2013-2017), equivalenti a 156 mio di euro/anno. Queste esportazioni rappresentano il 7% del totale delle esportazioni agricole.
Gli oliveti e la loro diffusione. Evoluzioni della superficie
La superficie olivicola nazionale è aumentata del 63%, passando da 641.000 ettari nel 2002/2003 a 1.450.000 ettari nel 2017/2018. Questa superficie rappresenta l’86% dell’obiettivo fissato entro il 2020 . La diffusione procede sempre più velocemente, passando da 13.000 ettari/anno nel 2003-2007 (prima dell’introduzione del PMV ) a quasi 27.000 ettari/anno tra il 2008 e il 2018.
Distribuzione regionale delle superficie
Gli impianti olivicoli sono diffusi su tutto il territorio nazionale. La distribuzione di questo patrimonio in zone agricole mostra come, salvo sulla fascia costiera atlantica dove l’olivicoltura è scarsamente presente, questa specie riesca ad adattarsi a tutte le condizioni bioclimatiche, dalle aree montane (1.200 mm) alle regioni aride e desertiche (meno di 200 mm).
Modalità di conduzione dell’oliveto
La superficie coltivata a regime irriguo a livello nazionale è pari a 384.500 ettari, ovvero il 37% del totale della superficie, a fronte di 660.700 ettari non irrigati (63% del totale). La superficie coltivata a regime di irrigazione localizzata ammonta a 176.000 ettari.
La superficie coltivata a regime di irrigazione localizzata ha conosciuto un forte sviluppo, passando da 39.000 ettari nel 2009 (annodi conclusione del contratto programmatico per lo sviluppo della filiera olivicola ) ai 176.000 ettari attuali grazie alle sovvenzioni statali che vanno dal 100% del costo degli investimenti per i progetti realizzati da gruppi o piccoli agricoltori all ’80% del costo degli investimenti per i progetti individuali.
La piramide dell’età
Gli impianti olivicoli comprendono circa 125 milioni di olivi. Il patrimonio olivicolo nazionale si può suddividere in tre categorie in base all’età:
Impianti giovani (da 0 a 7 anni): 26 milioni di alberi (21%);
Impianti in piena produzione (da 8 a 50 anni): 72 milioni di alberi (57%).
Impianti vecchi (>50 anni): 27 milioni di alberi (22%).
In generale la piramide dell’età degli oliveti marocchini è equilibrata e presenta un grosso potenziale produttivo, rappresentato per il 26% da impianti giovani e per il 72% da impianti in piena produzione. Gli impianti vecchi costituiscono solo il 22% de l totale.
Produzione e rendimento
La produzione di olive in Marocco è caratterizzata da notevoli oscillazioni inter-annuali legata principalmente a tre fattori connessi, vale a dire: tecniche di manutenzione non sempre adeguate; condizioni climatiche, in particolare la pluviometria; l’alternanza, un fenomeno fisiologico caratteristico dell’olivo. La produzione di olive è aumentata del 158%, passando da 549.000 t nel 2003-2007 a 1.414.000 t nel 2015-2018. Questo aumento è da attribuire all’ampliamento delle superfici. I rendimenti sono rimasti pressoché invariati. La produzione olivicola nella campagna 2018/2019 è stimata attorno ai 2 milioni di tonnellate, che equivalgono a un aumento del 28% rispetto alla stagione precedente (2017/2018).
La crescita della produzione è dovuta a condizioni climatiche propizie durante le fasi più critiche per lo sviluppo dell’ olivo nella stagione 2017/2018, in particolare per quel che riguarda le temperature, il volume delle precipitazioni e la loro distribuzione in termini temporali e spaziali, così come l’entrata in produzione dei nuovi impianti.
La produzione dell’olio d’oliva segue la stessa tendenza di quella delle olive fresche , passando da 66.000 t nel 2003- 2007 a 127.500 t nel 2015-2018, ovvero un aumento del 93%.
Il profilo varietale
Oltre il 90% del patrimonio olivicolo appartiene alla varietà-popolazione Picholine marocaine. Il restante 10% è formato da diverse varietà, in particolare Picholine du Languedoc, Dahbia e Mesllala, che sono essenzialmente colture irrigue (Haouz , Tadla, El Kelaâ), oltre a qualche varietà spagnola e italiana ( Picual, Frantoio, Manzanilla, GordalSevillana, Arbequina, etc.).
La Picholine marocaine è una varietà a duplice attitudine. Presenta un vigore elevato ed ha un forte potenziale di adattamento (attecchisce bene al suolo nei terreni in pendenza e resiste alla siccità). Il suo rendimento in termini di olio è compreso tra il 18 e il 22%. Produce un olio di ottima qualità ( ricco in polifenoli, scarsamente acido e molto stabile – caratteristiche queste tipiche dell’olio marocchino).
Nel quadro del Piano Marocco Verde, lo stato ha promosso la diversificazione del profilo varietale mediante il ricorso a varietà Haouzia e Menara, che derivano dalla selezione clonale della Picholine marocaine. Questi due cloni hanno le stesse proprietà della Picholine marocaine, ma garantiscono migliori prestazioni e una maggiore omogeneità. Negli oliveti super intensivi vengono utilizzate varietà estere poco vigorose.
Occorre segnalare che nel catalogo ufficiale sono state iscritte cinque nuove varietà sviluppate dall’ Istituto nazionale della ricerca agronomica (Inra). Si tratta delle varietà Baraka, Mechkate, Agdal, Tassaoute e Dalia: queste ultime due vengono attualmente moltiplicate in vivaio in vista di una futura diffusione presso gli agricoltori.
La valorizzazione della produzione
Nel suo complesso la produzione nazionale di olive è destinata per il 65% alla molitura e per il 25% ai conservifici, mentre il restante 10% corrisponde alle perdite e all’autoconsumo.
La molitura delle olive viene effettuata da stabilimenti moderni e semi moderni, per un totale di 948 impianti con una capacità globale di 1.803.000 t/anno, e da stabilimenti tradizionali, le cosiddette maâsra, di cui se ne contano all’incirca 11.000.
Le maâsra hanno un funzionamento irregolare perché dipendono in gran parte dal volume della raccolta delle olive.
Il settore presenta un maggiore o minore dinamismo a seconda delle regioni ed è strettamente legato alla presenza di infrastrutture industriali per la trasformazione delle olive, vale a dire gli oleifici.
Va detto inoltre a questo punto che le maâsra si occupano principalmente dell’estrazione di olio destinato al sostentamento dell’olivicoltore (proprietario, fittavolo o acquirente del servizio). Solo un numero molto limitato di maâsra acquista le olive per mollirle e vendere l’olio prodotto sul mercato al dettaglio o agli impianti di molitura industriali.
Le olive da tavola vengono prodotte in 75 conservifici moderni che vantano una capacità globale di 203.000 t/anno, nonché da alcuni conservifici artigianali.
Il testo di questo focus è stato realizzato con la preziosa collaborazione del Ministero per l’Agricoltura, la pesca marittima, lo sviluppo rurale e il patrimonio idrico forestale del Marocco
La foto di apertura è di Noureddine Ouzzani
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui
Commenta la notizia
Devi essere connesso per inviare un commento.