Terra Nuda

L’inatteso addio a Paolo Coppini

L’imprenditore è scomparso nella mattina di martedì 25 ottobre per un malore improvviso, a soli 47 anni. Con la famiglia, era attivissimo nel portare avanti il progetto Coppini Arte Olearia e L’Albero d’Argento. Celebre la sua scalata dell’Everest, con una cordata di ricercatori del Cnr, portando sulle vette del cielo un olivo vero ed uno in ferro battuto

L. C.

L’inatteso addio a Paolo Coppini

La morte coglie sempre tutti di sorpresa, soprattutto quando si è così giovani e nessuno attende una notizia così sconvolgente e dolorosa. La perdita dell’imprenditore oleario Paolo Coppini, di soli 47 anni, lascia tutti senza parole. Chi lo ha conosciuto sa bene la sua grande energia nel portare avanti una idea di impresa olearia moderna e fattiva, sempre attenta alla materia prima e alle attese del consumatore.

Anni fa, nel 2008, venne alla ribalta una sua iniziativa lodevolissima e sicuramente spiazzante: portare l’olivo fuori dal suo habitat naturale, ma non in una zona impervia, ma in un luogo impossibile: sulle vette dell’Everest. Ci era andato con grande entusiasmo, e ora vi torna sulle vette, su in cielo, lasciandoci però sgomenti e muti. Perché se la morte è una tappa inevitabile, alla quale dobbiamo inevitabilmente abituarci, quando arriva è sempre odiosa, soprattutto se arriva prima del tempo.

Sull’Everest Paolo Coppini ci era andato il 27 settembre 2008 per un trekking di pace, portandoci un olivo da Parma. C’era stato un interesse alla notizia, proprio perché inconsueta. I ricercatori del Cnr, posizionati sulla nota piramide del campo base, avevano manifestato curiosità, per via del fatto che mai un olivo è mai vissuto a quell’altezza.

Il Vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi, aveva benedetto l’olivo in piazza Duomo a Parma, ed esattamente all’alba della partenza. Anche il sindaco Pietro Vignali fece la sua parte, consegnando alla cordata di parmigiani un gagliardetto della città per dare il proprio sostegno “ad un’impresa che porterà Parma sulla vetta del mondo, in nome di valori quali la pace e la fratellanza universale che la città per tradizione da sempre coltiva e condivide”.

Un altro olivo, ma in ferro battuto, realizzato dallo scultore Luciano Zanoni, resterà invece ben più stabilmente dell’olivo vero, sull’Everest, a eterna memoria dell’iniziativa.

Così commentò a suo tempo Paolo Coppini, prima della partenza sull’Everest: “Oggi finalmente realizzo un sogno a lungo accarezzato. Con alcuni compagni di cordata che condividono la mia stessa passione e i miei stessi valori, mi appresto a un trekking sull’Everest, madre di tutte le montagne. Nei miei ricordi di bambino mi pareva che la cima, spesso nascosta dalle nuvole toccasse il cielo, così vicino a Dio che se fossi stato lassù anch’io avrei potuto vederlo e toccarlo. Ho sempre viaggiato molto ma solo questo è il mio viaggio, il viaggio della vita. Porteremo con noi un piccolo olivo, che lasceremo alla piramide del Cnr a quota 5.050 m., un gesto passionale, uno slancio d’amore verso il pianeta terra così bisognoso di attenzione e di cure”.

L’Everest per Paolo Coppini è stato “un luogo dell’anima”e l’olivo di conseguenza “un simbolo universale di pace, di prosperità e di fertilità che ha accompagnato la storia dell’uomo per oltre 6000 anni fino ad oggi, esprimendo con la sua forza indomita il simbolo dell’eternità della vita sul nostro pianeta. L’olivo non muore mai”.

Anche la Redazione di Olio Officina Magazine ricorda con affetto Paolo Coppini, il quale sin da subito aveva creduto al progetto culturale di Olio Officina, partecipando, nel dicembre 2010 a Milano, alla grande festa celebrativa per i cinquant’anni della denominazione merceologica “olio extra vergine di oliva”.

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