Terra Nuda

Traffici (leciti?) di olive

E’ una campagna di quelle che si ricorderanno: per mancanza di quantitativi di frutti da raccogliere e per scarsa qualità delle produzioni, vista anche l’alta incidenza della mosca olearia. Ovunque è corsa all’acquisto, la Puglia è la regione più depredata. Che fine faranno le olive? Saranno riconosciute per la loro origine pugliese o vestiranno gli abiti di altri territori?

Luigi Caricato

Traffici (leciti?) di olive

Alla fine quel che si pensava dovesse accadere accadrà. Non ci si sbilancia Times stime di produzione. Questa volta non si può mentire sui numeri. E’ così magra l’olivagione 2014 che non si possono fingere numeri improbabili, come è sempre accaduto di anno in anno.

Sono talmente poche le olive che perfino Coldiretti sta urlando a destra e manca che c’è un calo produttivo senza precedenti, di quelli che resteranno impressi nella memoria. Bene, ne prendiamo atto. Con ogni certezza quest’anno la Grecia potrà batterci anche ufficialmente. Non è detto che non ci abbia superato per quantita di olive prodotte, oltre che di olio, anche negli altri anni, ma questa volta è così eclatante che non si può fingere il contrario. I miracoli sono impossibili.

Allora, in un contesto così anomalo, da settimane si sta registrando una corsa all’acquisto. Partono verso il centro nord le olive pugliesi con destinazione regioni più consolidate nel mercato dell’imbottigliato. Ci si chiede soltanto come sarà etichettato l’olio che se ne ricaverà: made in Italy 100% o altro? Sta qui il dilemma. Tanto più che i prezzi sono schizzati alle stelle. Anche oltre 60 euro al quintale: quotazioni mai registrate così alte. Gli anni passato costavano anche la metà. Prezzi alto, quest’anno, e con rese in olio peraltro molto molto basse, talvolta meno del 10%. Si compera, insimma, purché non si resti senza olio.

C’è da chiedersi se sia regolare tutto ciò: se le olive viaggiano con i documenti oppure no. Per esempio: i produttori pugliesi qualche dubbio ce l’hanno, anche perché si vedono sottrarre tanta materia prima in tempi di scarsità. Da altre regioni pagano subito e bene, e polverizzano le produzioni. C’è chi denuncia la chiusura dei frantoi. Si vende quasi tutto sulla pianta, perfino il prodotto meno buono.

Cosa c’è da dire? E’ tutto regolare? E’ lecito? Si effettuano controlli affinché si sia certi che tali olive entrino a far parte del made in Italy senza sconfinare nelle attestazioni di origine? Il dubbio qualcuno se lo ha posto, e noi, fedeli alla nostra apertura ai dubbi, ci concediamo il lusso di ufficializzare tale dubbio. Senza accusare nessuno, giusto per rendersi conto di un fenomeno che non può certo passare inosservato, anche se molti puritani chiudono gli occhi perché fa comodo non vedere, non sentire, non parlare.

La foto di apertura è di Lorenzo Cerretani

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