Economia

Le Olive Taggiasche liguri Igp entrano in Gazzetta ufficiale

È una attestazione di origine attesa da tempo. Attraverso lo strumento della Igp si punta a valorizzare, ma soprattutto a tutelare, la cultivar simbolo della Liguria. Il successo dell’oliva Taggiasca è d’altra parte riconosciuto in termini universali. In tanti al di fuori della regione e dell’Italia hanno pensato bene di sfruttarne commercialmente la notorietà piantando migliaia e migliaia di alberi. Per quanto si sia cercato, e si cerchi tuttora, di ricavare quante più piante possibili da moltiplicare e diffondere, questa varietà resta strettamente connessa al suo territorio di elezione, dove esprime tutta la sua unicità. La domanda di registrazione rappresenta oggi un passo significativo e determinante

Olio Officina

Le Olive Taggiasche liguri Igp entrano in Gazzetta ufficiale

C’è grande attesa per la pubblicazione del documento ufficiale. Ora abbiamo il disciplinare di produzione che introduce nella sfera delle attestazioni di origine anche le Olive Taggiasche liguri a marchio Igp.

Era da tempo nell’aria un riconoscimento che tutelasse queste olive così pregiate e commercialmente molto ambite, e dopo varie battaglie e la pesante sconfitta di non essere riusciti a ottenere la Denominazione d’origine protetta, Dop, questa strada verso il riconoscimento della Igp ora ha compiuto i passi necessari per poi giungere al riconoscimento dell’Unione europea.

È importante la storia di questa varietà di olive al punto che vi è un libro interamente dedicato, dal titolo Storia della Taggiasca. L’olivicoltura eroica ligure e l’identità di un territorio a partire da un’oliva, di cui sono autori Alessandro Giacobbe e Roberto De Andreis.

Il libro, edito da Olio Officina, è suddiviso in due parti e ripercorre tutte le tappe necessarie per comprenderne l’importanza.

Riportiamo, a beneficio dei lettori, l’intero testo dell’articolo presente sulla Gazzetta ufficiale.

“Il Ministero  dell’agricoltura,  della  sovranità  alimentare  e delle  foreste,  esaminata  la  domanda   intesa   ad   ottenere   la registrazione della  denominazione  «Olive  taggiasche  liguri»  come indicazione geografica protetta, ai sensi  del  regolamento  (UE)  n. 1151/2012 del Parlamento  e  del  Consiglio  del  21  novembre  2012, presentata dall’associazione tra i  produttori  di  Olive  taggiasche Liguri, acquisito il parere favorevole  della  Regione  Liguria  e  a seguito della riunione di pubblico accertamento tenutasi a Taggia  in data 3 maggio 2023, provvede come previsto dall’art. 9, comma 1,  del decreto  ministeriale  14  ottobre  2013,  alla  pubblicazione  nella Gazzetta Ufficiale della  Repubblica  italiana  del disciplinare  di produzione affinché’  ogni  persona  fisica  o  giuridica  avente  un interesse legittimo e residente sul territorio nazionale  possa  fare opposizione alla domanda di registrazione.      Le eventuali opposizioni, adeguatamente motivate,  relative  alla domanda   di   registrazione,   dovranno   pervenire   al   Ministero dell’agricoltura, della  sovranità  alimentare  e  delle  foreste  – Dipartimento   delle    politiche    competitive    della    qualità agroalimentare dell’ippica e della pesca – Direzione generale per  la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica –  PQAI  IV  – via XX Settembre n. 20 – 00187 Roma – entro e non oltre trenta giorni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del presente disciplinare di produzione, dalle sole  persone fisiche o giuridiche aventi un interesse legittimo  e  residenti  sul territorio nazionale.      Dette opposizioni sono ricevibili se pervengono al Ministero  nei tempi sopra esposti, pena irricevibilità nonché’,  se  con  adeguata documentazione, dimostrano la mancata osservanza delle condizioni  di cui all’art. 5 e all’art. 7, paragrafo  1  del  regolamento  (UE)  n. 1151/2012; dimostrano che  la registrazione  del  nome  proposto  e’ contraria all’art. 6, paragrafo 2, 3 o  4  del  regolamento  (UE)  n. 1151/2012; dimostra che la registrazione del nome proposto  danneggia l’esistenza di un  nome  omonimo  o  parzialmente  omonimo o  di  un marchio, oppure l’esistenza di prodotti che si trovano legalmente sul mercato da almeno cinque anni prima della data  di  pubblicazione  di cui all’art. 50, paragrafo 2, lettera  a)  del  regolamento  (UE)  n. 1151/2012; forniscono elementi sulla cui base si può concludere  che il nome di cui si chiede la registrazione è un termine generico.     Il Ministero, ove le ritenesse ricevibili, seguirà la  procedura prevista dal decreto ministeriale  n.  12511  del  14  ottobre 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.  251 del 25 ottobre 2013, prima dell’eventuale trasmissione della suddetta domanda di registrazione alla Commissione europea.      Decorso tale termine, in assenza  delle  suddette  opposizioni  o dopo la loro valutazione ove pervenute,  la  predetta  domanda  sarà notificata,  per  la  registrazione  ai  sensi   dell’art.   49   del regolamento (UE) n. 1151/2012,  ai competenti organi comunitari”.

Segue il disciplinare di produzione:

Articolo 1

Denominazione

L’indicazione geografica protetta «Olive  taggiasche  liguri»  è riservata al prodotto che risponde alle condizioni e ai requisiti del
presente disciplinare.

 Articolo 2

Caratteristiche del prodotto        

L’indicazione  geografica  protetta  «Olive  taggiasche   liguri» designa le olive da mensa  (olive  in  salamoia,  olive  denocciolate asciutte, olive denocciolate in salamoia, olive denocciolate in  olio extravergine di oliva) e la pasta di olive ottenute dalle olive della varietà «taggiasca» prodotte nell’area geografica di cui all’art. 3.

Le  «Olive  taggiasche  liguri», immesse  sul  mercato  dopo  il trattamento in salamoia (olive in salamoia), presentano  le  seguenti caratteristiche:

forma: ovale, leggermente allungata, se intere;  schiacciata  e deformata con taglio o incisione evidenti, se denocciolate;        pezzatura: calibro minimo 10 mm;

colore: dal verde al verde violaceo, tipico cangiante  fino  al testa di moro e nero;

spiccagnolo: mediana ≥ 8,0 se intere;

amaro: mediana ≤ 3,0;

sapore: lievemente acido in buon  equilibrio  con  una  leggera nota di amaro.

Le «Olive taggiasche liguri» in salamoia, una volta  denocciolate e  asciugate,  possono  essere  sottoposte  ad  eventuali   ulteriori trattamenti, consistenti nell’aggiunta di olio extravergine di  oliva e/o, senza previa calibratura, nella riduzione in  pasta.

In  questi casi presentano rispettivamente le seguenti caratteristiche:

olive denocciolate asciutte o denocciolate in olio extravergine di oliva:

forma:  schiacciata  e  deformata  con  taglio  o   incisione evidenti;

colore: da verde a marrone  scuro  a  seconda  del  grado  di maturazione;

pezzatura: calibro minimo 10 mm;

polpa: cedevole, elastica, untuosa al tatto, poco fibrosa;

amaro: mediana ≤ 3,0.

consistenza: da morbida a leggermente croccante;

pasta o pate’ di olive:

aspetto al tatto: oleoso, cremoso;

colore: da marrone a rosso vinoso a testa di moro;

consistenza: spalmabile.

amaro: mediana ≤ 3,0.

Articolo 3 

Area geografica di produzione

L’area geografica di produzione delle «Olive  taggiasche  liguri» comprende l’intero territorio amministrativo della Regione Liguria.

Articolo 4

Prova dell’origine        

Il processo produttivo viene monitorato documentando  per  ognuna delle fasi gli input e gli output.

In questo modo e attraverso l’iscrizione dei produttori di olive, dei trasformatori e dei confezionatori in appositi  elenchi,  gestiti dall’organismo   di   controllo,   nonché   mediante   dichiarazione tempestiva  al  medesimo  organismo  delle  quantità  ottenute,   è garantita la tracciabilità  del  prodotto.  Tutte  le  persone,  sia fisiche che  giuridiche,  iscritte  nei  rispettivi  elenchi  saranno assoggettate al controllo da parte di tale struttura, secondo  quanto disposto dal disciplinare di  produzione  e  dal  relativo  piano  di controllo.

Articolo 5

Metodo di ottenimento        

Le condizioni ambientali e di coltura degli oliveti  di  varietà taggiasca destinati alla produzione delle «olive  taggiasche  liguri» devono essere quelle tradizionali e  caratteristiche  della  zona  e, comunque, atte a conferire alle olive le  specifiche  caratteristiche qualitative.

I sesti di  impianto,  le  forme  di  allevamento  ed  i sistemi di potatura devono essere quelli  tradizionalmente  usati  o, comunque, atti a non modificare le caratteristiche delle olive.

Per  la  produzione  delle  olive  destinate   alla   indicazione geografica protetta sono da considerarsi idonei gli oliveti  compresi nella zona di produzione di cui all’art. 3, i  cui  terreni,  situati prevalentemente in pendenza con disposizione a terrazze, derivano  da disgregazione   di   roccia   madre    di    origine    calcarea    o scistosa-arenacea, che ha dato origine nel tempo  a  suoli  di  medio impasto tendenzialmente più sciolti alle quote più elevate o  nelle parti prossime alle zone costiere.

La raccolta delle olive  destinate  alla  indicazione  geografica protetta deve essere effettuata entro il 31 marzo di  ogni  anno.  La produzione massima di olive negli oliveti non può superare  kg  9000 per ettaro.

Le olive, una volta raccolte dalla pianta  a  mano  o  con  mezzi meccanici, vengono trasportate al luogo di lavorazione in contenitori aerati e sottoposte alle seguenti operazioni preliminari:

defogliatura;

lavaggio;

cernita per l’esclusione di eventuali corpi estranei;

calibratura allo scopo di eliminare  le  drupe  troppo  piccole (inferiori al calibro di 10 mm). Tale operazione  può  essere  anche posticipata al termine della lavorazione, nella fase che  precede  il confezionamento.      Il ciclo di produzione prevede quindi l’immersione delle drupe in salamoia, ovvero in una soluzione composta  da  acqua  e  cloruro  di sodio dal 5 al 15%, limiti compresi.

La  permanenza delle  olive  in salamoia (maturazione) avviene in  contenitori  di  materiale  idoneo agli usi alimentari e deve avere una durata minima di  quarantacinque giorni.
Al termine della fase di maturazione le olive sono  sottoposte  a lavorazioni diverse a seconda della loro destinazione:

a) olive in salamoia.  Gli ingredienti sono: olive, acqua, sale. Il prodotto, dopo l’eventuale denocciolatura eseguita a  mano o con apposita strumentazione meccanica, viene confezionato tal quale con il liquido di governo in cui è  avvenuta  la  maturazione  delle olive, oppure previa sostituzione  di  tale  liquido  con  una  nuova soluzione salina alla percentuale tra il 5 e il 15%, limiti compresi.

b) olive denocciolate asciutte o in olio extravergine di oliva. Gli ingredienti nella tipologia «denocciolate asciutte» sono: olive, sale; nella tipologia «denocciolate in  olio  extravergine  di oliva»: olive, olio extravergine di oliva, sale. Le drupe, dopo  la  denocciolatura  eseguita  a  mano  o  con apposita strumentazione meccanica, sono sottoposte a  centrifuga  per l’asciugatura. Il prodotto  così  ottenuto  viene  confezionato  tal quale  oppure  addizionato  di  olio  extravergine  di  oliva   nella percentuale tra il 30 e il 40% del prodotto finito.

c) pasta o paté’ di olive.Gli ingredienti sono: olive,  sale,  olio  extra  vergine  di oliva (facoltativo).

La  polpa  ricavata  dall’eliminazione  del  nocciolo   viene macinata finemente  fino  all’ottenimento  di  una  pasta  cremosa  e spalmabile.

Questa può essere facoltativamente addizionata  di  olio extravergine di oliva (fino al 40% del peso della pasta).      Seguono il confezionamento e la pastorizzazione.

Sono inoltre ammessi, indipendentemente dallo  stato  fisico  nel quale si trovano le olive: erbe aromatiche, aromi naturali.      Gli acidificanti ammessi  sono:  acido  citrico,  acido  lattico, aceto di vino.

Durante le lavorazioni sopra indicate e fino  al  confezionamento il  prodotto  può  essere  facoltativamente  addizionato   di   erbe aromatiche o aromatizzato con aromi  naturali  nonché  trattato  con acidificanti.   È  vietata la forzatura della deamarizzazione con agenti  chimici alcalini.

Articolo 6

Legame con la zona geografica        

Il riconoscimento della  indicazione  geografica  protetta  delle olive taggiasche liguri è  basato  sulla  reputazione,  attribuibile alla combinazione di fattori naturali,  storici  e  umani  legati  al territorio di origine.

I  fattori  naturali  risiedono  anzitutto  nella  struttura  del territorio e nel clima.

La Liguria con la sua conformazione  ad  arco aperto verso mezzogiorno occupa  una  stretta  fascia  di  territorio compresa fra il mare, che le apporta benefici effetti in  termini  di condizioni atmosferiche e temperatura, e una dorsale montuosa, che la ripara a nord dai venti e dalle temperature rigide.

Il clima di  tipo mediterraneo ha favorito in maniera ottimale su tutto  il  territorio regionale la crescita dell’ulivo, in particolare della taggiasca, una pianta caratterizzata da grande fecondità e forza di vegetazione  ma che teme il gelo e le temperature estreme.

In questo ambiente particolare si è inserita l’opera  dell’uomo, che si è tradotta in un intenso lavoro  manuale  di  costruzione  di terrazzamenti sostenuti da muri in pietra  a  secco,  i  quali  hanno trasformato in «fasce» praticabili per l’olivicoltura anche i terreni acclivi, impedendone l’erosione, arieggiandoli e gestendone i carichi idrici.

Si tratta di  un’opera  secolare,  che  ha  dato  un’impronta specifica al suolo coltivato e ha  contribuito  a  rendere  unico  il paesaggio ligure nel  panorama  internazionale.

Condotta  attraverso continue verifiche, sistemazioni, riparazioni e ripuliture su di  una estensione che non ha uguali  in  altre  zone  italiane  ed  europee, quest’opera non soltanto caratterizza il paesaggio dal punto di vista estetico,  ma  contribuisce  in   maniera   determinante   alla   sua conservazione.

A tal fine un ruolo  insostituibile  è  svolto  dalla taggiasca,  dal  momento  che  la  sua  naturale  vigoria  vegetativa (Gallesio, Pomona 1817-1839) ne rende compatibile lo  sviluppo  anche su terreni di riporto, poco profondi e ricchi di scheletro, mentre la tendenza  dell’apparato  radicale   a   svilupparsi   in   superficie garantisce la tenuta dei muri a  secco  e  la  protezione  contro  le erosioni.

La tecnica ligure delle pietre a incastro senza  legami  è una  vera  e  propria  «arte»,   che,   a   riprova   dell’importanza riconosciutale in tutto  il  mondo,  nel  2018  è  stata  dichiarata dall’UNESCO  «Patrimonio  culturale  immateriale  dell’Umanità».

Le pratiche di coltivazione della taggiasca e di  gestione  del  terreno rappresentano pertanto il contributo umano più  importante  ai  fini del mantenimento dei fattori naturali dell’ambiente geografico  della Liguria.

Anche se l’ulivo era conosciuto in Liguria fin dall’epoca romana, storicamente l’introduzione della taggiasca nel territorio si deve ai monaci benedettini,  che  nel  X  secolo  impiantano   nelle   terre dell’abbazia di Taggia i primi ceppi, dai quali la varietà prende il nome e si diffonde in tutta la regione.  Con  gli  anni,  infatti,  i cloni antichi si  adattano  perfettamente  agli  ambienti  nei  quali vengono insediati, dando  vita  a  differenze  di  minore  importanza difficilmente percepibili  (R.  Barrichello,  Le  varietà  di  olivo liguri, 2017).

Ai  primi  dell’Ottocento  le  ricerche  del  grande  naturalista Giorgio  Gallesio  (Giornali  dei  viaggi,  1810-1839)  e  dell’abate Giammaria  Picconi  (Saggi  sull’economia  olearia,  1808),  entrambe riprese  nella  Statistica  francese  del  prefetto Gilbert  Chabrol (1824), evidenziano che la taggiasca è una delle tre specie di olivi più intensamente coltivate in Liguria.

Nel corso dello stesso secolo e in  quello  successivo  diversi  storici,  botanici  e  specialisti sottolineano la  duplice  attitudine  della  pianta  e  la  superiore qualità delle sue olive.

Una peculiarità ben nota da tempo, questa, se, come è stato ipotizzato, sono taggiasche le olive  inserite  nel servizio di credenza dal grande cuoco Bartolomeo  Scappi  durante  il banchetto del 1536 in onore dell’imperatore Carlo V (Opera, 1570).

Nell’Ottocento  è  testimoniata  la  tradizione  delle  famiglie agiate di conservare le olive taggiasche in  salamoia  (T.  Marsucco, Nozioni agricolo  teorico  pratiche  commerciali,  1854).  Il  deciso superamento dell’ambito elitario e casalingo, promosso anche da studi specifici (P. Buzi Carocci L’indolcimento  delle  olive  di  varietà taggiasca, 1945), avviene a ridosso del  secondo  dopoguerra  con  la risposta favorevole dei consumatori  alla  introduzione  sul  mercato delle prime  masse  critiche  di  prodotto.

Negli  anni  Sessanta  e Settanta del secolo scorso le olive taggiasche liguri, a seguito  del coinvolgimento di un numero sempre maggiore di  aziende  produttrici, del rafforzamento  della posizione  di  queste  sul  mercato  e  del contestuale  allargamento  della  gamma  delle  referenze  (olive  in salamoia, denocciolate, sottolio e pasta di  olive),  consolidano  la reputazione come prodotto di  qualità  tipico  della  Liguria.

Tale reputazione, anche a seguito di un utilizzo crescente  del  nome  nel commercio e nel linguaggio comune, si allarga negli  anni successivi (R. De Andreis e A. Giacobbe Storia della Taggiasca, 2022) attraverso testi specialistici (A. Ricci Olive da mensa, 2007; F. Lanza Olive, A global History, 2011) ricettari (La grande cucina regionale: Liguria, 2005)   articoli   sulle   maggiori   testate   nazionali    comparsi ripetutamente in tutta la seconda metà del Novecento (Corriere della Sera 7 febbraio 2004; Repubblica, Stampa e Secolo XIX  in  Turismo.it 22 giugno 2020) pubblicità aziendali (McDonald’s, 2022) e della  GDO (Conad), pubblicazioni negli U.S.A. (I. Virbila The Review, 2011)  in Gran Bretagna (W. Van Grinsven-P. The Olive Oil Masterclass, 2019) in Germania (C. Shinharl Frühling, Sommer, Gemüse,  2015)  e  in  Spagna (Alamy, 2015), blog italiani  (lacarruba)  e  stranieri  (Scordo.com: Italian olives: The lovely Taggiasca olives from Liguria), interventi di grandi cuochi e gastronomi di livello internazionale,  come  Alain Ducasse (La Stampa, 26.4.1998).

Questi  ultimi  diffondono  anche  la conoscenza di una serie di piatti della  cucina  tradizionale  ligure con le olive taggiasche liguri immancabili protagoniste, e  in primo luogo del «coniglio alla ligure», la cui ricetta viene illustrata  in una scena, vista in tutto il mondo, de La grande  bellezza  di Paolo Sorrentino, premio Oscar 2014 quale miglior film straniero.

La reputazione delle olive taggiasche liguri,  nata  dalla  forte interazione fra i fattori naturali, storici  e  umani  dell’ambiente, trova fondamento in alcune peculiarità  del  prodotto,  che  vengono individuate dai consumatori già visivamente a partire  dalla  minore dimensione  delle  drupe  e  che  comprendono  in   particolare:   la sensazione gustativa di dolce, alla  quale  contribuiscono  un  amaro leggero e un basso livello di acidità, e lo spiccagnolo pronunciato, cioè la facile separazione  della  polpa  dal  nocciolo  durante  la masticazione (A. Ricci in Olive e Olio, 2010).

Tali  caratteristiche, avvalorate dalla letteratura scientifica (CERSAA, 2021) e  confermate da analisi di laboratorio (LabCam Albenga, 2021), sono oggetto di  un largo apprezzamento presso il pubblico.

È  infatti significativo  che gli aspetti qualitativi più noti emergano chiaramente  associati  al territorio di origine in una ricerca di mercato, condotta sia su aree di maggiore impatto commerciale e sia a livello nazionale (Demoskopea 2022).

Da essa si rileva che  la  tipicità  delle  olive  taggiasche liguri è riconosciuta in  modo  spontaneo  rispettivamente  dai  due terzi del campione di consumatori dell’Italia di Nord Ovest  e  dalla maggioranza di quello  nazionale  e  che  degli  altri  aspetti  più attribuibili al prodotto vengono indicati da entrambi i campioni,  in percentuali rilevanti e nell’ordine: le dimensioni più  piccole,  la qualità più pregiata, la dolcezza e il  sapore  più  delicato,  lo spiccagnolo.

Il legame fra il prodotto  e  il  territorio  è  sostanzialmente riconducibile alla saldatura dell’effetto  cultivarietale  (genotipo) con i fattori naturali e umani dell’ambiente di  origine  (fenotipo).

Le condizioni pedoclimatiche favorevoli, tipiche  dell’areale  ligure (scarsità di eventi piovosi durante l’invaiatura, temperature miti e costante ventilazione), unite alla coltivazione in  asciutta  e  alla scelta del giusto momento di maturazione delle  olive  attraverso  la pratica della raccolta scalare, consentono  infatti  una  maturazione profonda e progressiva dei tessuti delle drupe e  del  nocciolo,  che determina una tendenza della polpa alla compattezza e al  suo  facile distacco  (CERSAA).

Anche  la  sensazione  specifica   di   «dolce», ricercata da un segmento importante di consumatori, nasce dai  valori elevati di carboidrati insiti nella varietà (B.  Lanza,  Nutritional and sensory quality in table olives, 2012) combinati con la  pratica, non riscontrabile nelle altre  regioni  italiane,  di  prolungare  la raccolta fino a stagione inoltrata. Infine non va dimenticato che  il successo  delle  olive  taggiasche  liguri  è  da  ascrivere   anche all’immagine positiva che ha presso  il  pubblico  la  Liguria  quale regione da  secoli  vocata  alla  olivicoltura  e al  commercio  dei prodotti  olivicoli.

Questa  immagine  è  evidenziata  dalla   cura dedicata alla gestione degli oliveti, frutto di secoli di  esperienze e adattamenti, le cui pratiche vanno dalla forma di allevamento delle piante,  che  tradizionalmente   asseconda   lo   sviluppo   naturale dell’albero verso l’alto per sopperire alla carenza di terreno,  alla raccolta scalare, che sconta un periodo prolungato  di  operazioni  a vantaggio della giusta maturazione dell’oliva (A. Ricci  in  Olive  e Olio, 2010).

Particolari  conoscenze  specialistiche  si  rilevano  localmente anche nella capacità di selezione visiva delle olive per  stabilirne punto di maturazione e livello qualitativo  ottimali  ai  fini  della loro destinazione, nonché nell’alta artigianalità degli impianti di trasformazione,  la  cui  diffusione  dimostra  una  professionalità ampiamente radicata nel tessuto economico e sociale.

La  reputazione delle olive taggiasche liguri si deve pertanto anche ad uno specifico «saper fare», che ha consentito il mantenimento e  la  valorizzazione delle caratteristiche qualitative del prodotto.

Articolo 7

Organismo di controllo

La verifica del rispetto del  presente  disciplinare  è  svolta, conformemente a quanto stabilito dall’art. 37 del regolamento (UE) n. 1151/2012  e  successive  modificazioni.  L’organismo  di   controllo preposto alla verifica del  disciplinare  di  produzione  è:  CERSAA Centro sperimentazione e assistenza agricola – Area Made  in  Quality con sede legale in via Quarda Superiore, 16 –  17100  Savona  e  sede operativa   in   Regione   Rollo,   98   –   17031   Albenga,    PEC: madeinquality@legalmail.it

Articolo 8

Confezionamento e etichettatura

Il confezionamento viene effettuato in contenitori conformi  alla normativa vigente. Il peso netto del prodotto varia da 40 g a 5,0 kg.

Ove il contenuto sia immerso nel liquido di Governo, detto peso è da intendersi riferito al prodotto sgocciolato.

Le  Olive  taggiasche  liguri  da   utilizzare   per   successive trasformazioni  o  preparazioni  possono  essere  confezionate  senza limite di peso  netto  del  prodotto  in  contenitori  conformi  alla normativa vigente.

Il prodotto con tali confezioni  non  può  essere  destinato  al consumatore finale.

Al   fine   di   salvaguardare   la   qualità,   assicurare   la rintracciabilità e garantire il controllo del  prodotto  immesso  in commercio,  la  lavorazione  ed  il  confezionamento   delle  «Olive taggiasche liguri» devono essere effettuate nell’area  di  produzione di cui all’art. 3 per i seguenti motivi:

a) garantire l’origine e  la tracciabilità del prodotto, evitando il rischio di  commistioni  con olive di diversa provenienza;

b)  salvaguardarne  la  qualità  e  le caratteristiche tipiche, considerato che il confezionamento  riguarda un prodotto delicato e deperibile che non può essere assoggettato  a sbalzi di temperatura, lunghe percorrenze e ulteriori  manipolazioni, che potrebbero alterarne odore, sapore e consistenza;

c) mantenere la tradizione, dal momento che il prodotto deve la sua reputazione anche a pratiche tradizionali  di  preparazione  sedimentate  nel  tempo  e legate all’ambiente di origine:

d) garantire la  massima  trasparenza nei confronti del consumatore, il quale nella denominazione della IGP è portato con  fiducia  a  collegare  identità  e  reputazione  del prodotto alla sua origine e provenienza dal territorio ligure.

Ogni confezione di «Olive taggiasche liguri»  deve  riportare  in etichetta:

la denominazione «Olive taggiasche liguri». Le Olive taggiasche liguri da utilizzare per  successive  trasformazioni  o  preparazioni devono essere identificate aggiungendo alla denominazione la dicitura «prodotto destinato a successive trasformazioni o preparazioni»;

la specificazione merceologica a seconda della  tipologia:  «in salamoia»,  «denocciolate asciutte»,  «denocciolate  in   salamoia», «denocciolate in olio extravergine di oliva»,  «pasta/paté’  di»  con dimensione inferiore a quella della denominazione;        l’espressione «Indicazione geografica  protetta»  o  l’acronimo «IGP»;

il  simbolo  previsto  dalla  normativa  comunitaria   per   le indicazioni geografiche protette;

il logotipo, di seguito riprodotto, composto da quattro  cerchi ellittici tratteggiati sovrapposti fra loro e intersecantisi in  più punti,  a  formare  una  figura  che  ricorda  graficamente  l’ovale dell’oliva taggiasca.

All’interno dei cerchi  sono  contenuti:  nella parte alta la dicitura «OLIVE TAGGIASCHE LIGURI»; nella parte  bassa, a evidenziare l’origine geografica  del  prodotto,  la  sagoma  della Liguria che, alle due estremità, deborda e si sovrappone ai  cerchi. Il lettering utilizzato è Mido in colore bianco panna Pantone 3-9 C.

La sagoma della Liguria e  i  cerchi  sono  in  colore  bianco  panna Pantone 3-9 C.

Lo sfondo è in colore azzurro mare Pantone 105-6 C

Parte di provvedimento in formato grafico

Sono ammesse, come da riproduzioni sotto riportate, una  versione monocromatica di colore azzurro mare Pantone 105-6 C o  in  scala  di grigio (positivo o negativo); e una versione sul fondo  azzurro  mare Pantone 105-6 C:

Parte di provvedimento in formato grafico       

La dimensione del logotipo potrà essere rapportata alle  diverse declinazioni di utilizzo, osservando il rispetto  di  una dimensione minima di 15 mm in altezza.

La denominazione «Olive taggiasche liguri» è  intraducibile,  ma ad essa potranno essere aggiunte le traduzioni nelle lingue dei paesi nei quali il prodotto viene commercializzato.

Nell’etichettatura, nella presentazione e nella pubblicità delle «Olive taggiasche liguri»:

è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione del  prodotto non espressamente prevista;

è consentito l’uso di indicazioni che facciano  riferimento  a nomi, ragioni sociali o marchi privati  purché  non  siano  tali  da trarre in inganno il consumatore o evidenzino caratteristiche che  il prodotto deve  in  ogni  caso  possedere  in  quanto  prescritte dal disciplinare;

è   ammesso   l’uso   di   altri   riferimenti   veritieri   e documentabili, ivi compresa l’illustrazione della storia del prodotto e/o aziendale, che siano consentiti dalla normativa vigente e che non siano in contrasto con  le  finalità  e  i  contenuti  del  presente disciplinare;

l’uso contestuale di nomi di aziende agricole, tenute, fattorie e la loro localizzazione territoriale  sono  consentiti  solo  se  il prodotto è stato ottenuto esclusivamente con  olive  raccolte  negli oliveti facenti parte dell’azienda agricola,  della  tenuta  o  della fattoria interessata;

è consentito l’uso di marchi collettivi  o  di  certificazione adottati o autorizzati da enti istituzionali non in contrasto con  le finalità e i contenuti del presente disciplinare.

In apertura, foto Frantoio di Sant’Agata d’Oneglia

TAG: ,

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Se sei un utente registrato puoi accedere al tuo account cliccando qui
oppure puoi creare un nuovo account cliccando qui

Commenta la notizia